venerdì 29 ottobre 2021

Ornella Aprile: Il bambino interiore.

Un articolo di: Ornella Aprile
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Sicuramente ognuno di noi ha provato il desiderio di fare una carezza ad un bimbo magari incontrato in un parco. Lo abbiamo percepito come piccolo, innocente, forse impaurito e, soprattutto, bisognoso d'amore. Ci è sembrato naturale prendercene cura anche solo avvicinandoci per un semplice gesto d'affetto. Eppure non esprimiamo lo stesso interesse e lo stesso amore al nostro bambino interiore, uno dei personaggi principali della nostra interiorità. È una nostra componente psichica molto importante e spesso assolutamente sconosciuta o trascurata. Si tratta di un vero bambino simile ad ogni bimbo in carne ed ossa, ha le stesse esigenze e caratteristiche e prova le stesse emozioni solo che è nascosto nella nostra coscienza e vive nel corpo del se stesso adulto. Anche se anagraficamente siamo cresciuti e da noi stessi e da tutti siamo considerati adulti, abbiamo conservato una parte  che è rimasta infantile ed ha bisogno di attenzione e premure. Spesso sentiamo dire "sei rimasto bambino", " fai i capricci come un bimbetto" e "ma quando cresci?". Queste frasi dovrebbero farci riflettere e ricordare che dentro di noi permane un bambino che talvolta ci suggerisce comportamenti idonei all'infanzia per richiamare la nostra attenzione. 

Durante il percorso di crescita una parte di noi si ferma all'età puerile e anche negli adulti più responsabili, maturi e consapevoli in momenti particolari e non immaginabili il bambino interiore si manifesta nei modi meno prevedibili. Non è la personificazione dei nostri ricordi né di riproposizioni di esperienze passate ma un elemento dinamico della nostra psiche che agisce nel momento presente anche se noi, completamente presi dalla nostra mente, non ne avvertiamo la presenza. Ogni uomo nasce con una propria energia che lo contraddistingue e che esprime durante tutta la vita nelle tappe successive della crescita. Il bambino interiore è espressione della nostra energia, in lui sono presenti la nostra creatività, la spontaneità, l'entusiasmo, la passione, la vitalità ed ogni aspetto potenziante delle nostre esperienze. I più piccoli dimostrano un'energia praticamente inesauribile anche dopo giornate particolarmente impegnative e stancanti perché sono direttamente connessi al loro potenziale. Sono consapevoli dei loro bisogni e sanno esprimerli anche con modalità che per gli adulti rappresentano capricci o dimostrano un carattere ostinato. 

Spesso critichiamo la testardaggine dei nostri piccoli, ci mostriamo stupiti dalla sicurezza che esprimono nella scelta di un gioco, della loro spontaneità nel confessare paure o nel pretendere attenzione, del desiderio di crescere e fare nuove esperienze! Negli stessi bambini è presente il bambino interiore, di fascia d'età inferiore e questa presenza è esteriorizzata quando per esempio imitano i comportamenti dei fratellini più piccoli di cui magari adottano il linguaggio pur essendo perfettamente capaci di usare i moduli linguistici  dei loro coetanei o degli adulti, fanno capricci o piangono improvvisamente. Ovviamente i genitori o i maestri non devono giudicare questi atteggiamenti come regressioni ma anzi cercare di capirne il significato profondo per superare disagi occulti. Gli adulti impegnati in un percorso di evoluzione e crescita interiore dimostrano più pazienza e capacità di comprensione verso i propri figli e si impegnano costantemente per non soffocarne l'emotività. Le esperienze, soprattutto negative neonatali, come per esempio una nascita traumatica e sofferta, ed infantili, episodi di maltrattamenti o incomprensioni familiari, bullismo o emarginazione, fallimenti scolastici o delusioni, incidono sullo sviluppo della personalità dell'individuo e ne condizionano comportamenti e scelte che devono essere accolte senza giudizio da noi stessi e dagli altri per evitare che diventino motivo di profondi disagi nell'adulto. 

Il bambino interiore va percepito, ascoltato, compreso e supportato proprio come faremmo con un bimbo reale. Trascurarlo può determinare l'inconsapevole negazione di una parte di sé che non permette un armonico sviluppo della nostra personalità. Non dobbiamo dimenticare che il bambino interiore è l'insieme di una serie di energie inespresse durante l'infanzia, è il potenziale che può essere rimasto bloccato e vuole con ogni mezzo diventare evidente. Col trascorrere degli anni è facile perdere la connessione col nostro bambino interiore e ciò è spesso causa di abbassamento del livello della propria autostima e difficoltà relazionali, perdita progressiva di interesse per quelle che erano le nostre passioni e scarsa creatività. Non mi soffermo su problematiche patologiche su cui si deve intervenire col supporto di professionisti in grado di aiutare i pazienti a superare momenti di crisi che possono trasformarsi in manifestazioni psicosomatiche importanti e pericolose. 

Tutti noi dovremmo riconoscere il nostro bambino interiore, imparare ad ascoltarlo, a capirne i bisogni, a prendercene cura come faremmo con un figlio perché solo con una costante connessione con lui riusciremo a guarire le ferite emozionali della nostra infanzia per essere adulti sereni ed equilibrati. 
Jung definiva il nostro bambino interiore come bambino divino e specificava che esso rappresenta la nostra vera essenza per cui connetterci con lui ci consente di esprimere le nostre potenzialità e di realizzare i nostri desideri più importanti. Varie teorie ed interpretazioni sono state formulate ma tutti gli studiosi sono concordi nella necessità di liberare il nostro bambino interiore per riscoprire la nostra parte più vera e manifestare la versione migliore e più autentica di noi stessi. Magari ricordiamoci del sorriso con cui un bambino reale ha reagito ad una nostra carezza e riserviamo la stessa dolce premura a quel piccolo cucciolo indifeso, impaurito, insicuro e bisognoso d'amore che abita nel profondo della nostra psiche. Curando lui cureremo noi stessi, dimostrandogli amore proveremo amore e rispetto per noi stessi adulti, potremo offrire il nostro amore agli altri in piena libertà di coscienza e non per dipendenza affettiva e impareremo a vivere nella frequenza più elevata che ci appaga, ci fa sentire soddisfatti di noi stessi e meritevoli di amore e serenità.

Ornella Aprile, 29 ottobre 2021 

giovedì 21 ottobre 2021

Uscire dagli schemi per essere felici

 

di Ornella Aprile
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Ho letto più volte la celebre frase di Einstein "Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l'ha generato." Queste parole di disarmante semplicità e logica ineccepibile ci portano a riflettere su quanto sia opportuno imparare ad uscire dagli schemi e superare la paura del cambiamento, che non si percepisce come opportunità di crescita ma come situazione pericolosa. È difficile lasciare la propria confort zone perché non se avverte la reale potenzialità negativa e limitante ma se ne coglie l'aspetto esteriore tranquillizzante di stabilità che nasconde però la stagnazione della coscienza. Già nel secolo scorso il celebre pensatore armeno Gurdjieff aveva ripetuto continuamente che l'uomo vive nella meccanicità, cioè nella più totale mancanza di consapevolezza e nella negazione di ogni sforzo di autoriflessione ed auto-osservazione. Ciò determina un comportamento umano simile a quello di una macchina in cui, schiacciando un bottone si ottiene un risultato programmato e quindi assolutamente prevedibile. Ovviamente, soprattutto a livello pubblicitario, si può approfittare di questa condizione di prevedibilità richiamando la nostra attenzione tramite codici fortemente seduttivi, spesso ricorrendo a messaggi visivi di carattere sessuale. L'essere umano mette in atto una serie di automatismi che non sente come tali ma che ne limitano la creatività e la spontaneità. Quando si impara a guidare un'auto è necessario pensare a quali azioni si debbano compiere ma dopo aver appreso le tecniche si compiono azioni assolutamente automatiche che però non si identificano con la qualità del risultato. Un eccellente pianista infatti non suona pensando a come gestire opportunamente i movimenti delle sue mani sulla tastiera ma esprime un ottimo livello di creatività e di capacità di differenziare i suoni esprimendo il suo gusto personale piuttosto che solo la sua competenza tecnica. 

Se vogliamo risolvere problemi o più semplicemente liberarci da comportamenti automatici ripetitivi, che nel tempo possono causare disagi soprattutto a livello psicologico, dobbiamo uscire dagli schemi, ignorare la paura dell'ignoto e sentire il desiderio di percorrere nuove strade che ci permettano di sperimentare nuove esperienze. Prima di tutto è importante vivere nel presente, l'unico tempo dell'universo, evitare di focalizzarci sul passato e soprattutto su ricordi di esperienze traumatiche che puntualmente proiettiamo nel futuro realizzando inconsapevolmente previsioni auto-sabotanti che in moltissimi casi si realizzano. Bisogna accogliere senza giudizio le novità che si presentano, provare interesse per persone o circostanze sconosciute, evitare ogni comportamento suscitato da pigrizia soprattutto mentale, allenare il coraggio affrontando tutto ciò che temiamo, in sintesi fare il contrario di ciò che ripetiamo da anni. Seguendo la linea della novità riusciremo a diventare flessibili, quindi abbandoneremo la rigidità che diventa paralizzante e riusciremo ad allontanare tutte le convinzioni limitanti di solito stratificatesi a livello inconscio dai primi anni di vita, ascoltando e facendo nostri i pensieri delle persone che ci sono vicine, i suggerimenti degli insegnanti o più semplicemente pensieri comuni che accettiamo passivamente. Non dobbiamo mai dimenticare che la quercia stabile e robusta può essere sradicata da un vento impetuoso che invece fa flettere il debole giunco senza riuscire a spezzarlo. 

Spesso commettiamo l'errore di pensare alla nostra mente come ad un contenitore in cui sono raccolte tutte le istruzioni di comportamento depositate nella memoria nel tempo e condizionate dal contesto in cui viviamo. Con questa convinzione ci sentiamo capaci di reagire nel modo opportuno di fronte ad un qualsiasi evento. Attiviamo così una specie di pilota automatico e, quando dobbiamo affrontare un problema, non ci fermiamo a ragionare ma cerchiamo la soluzione tra quelle che abbiamo già sperimentato, non analizzando i dettagli e la peculiarità della situazione. Anticipiamo gli esiti impedendo alla mente possibilità di evoluzione e crescita. Oltretutto finiamo col convincerci che la realtà non si può cambiare e deve essere accettata senza alcun tentativo di migliorarla. Il nostro sforzo deve invece essere rivolto al superamento dell'abitudine, all'ampliamento delle nostre possibilità di soluzione dei problemi per evitare di formulare teorie catastrofiche che sentiamo sul punto di avverarsi perché pensiamo di essere sfortunati o incapaci. Questi comportamenti causano un malessere fisico e psicologico e noi avveriamo frustrazione e debolezza. 

Per liberarci da tali condizionamenti depotenzianti l'unica strategia opportuna e verificata consiste nel cambiare le nostre convinzioni, comportarci da persone realizzate e soddisfatte di se stesse, sicure di poter cogliere tutte le opportunità che ogni giorno si presentano ad ognuno di noi, eliminare il giudizio, soprattutto verso noi stessi, amarci e rispettarci pur accettando i difetti comuni a tutti gli esseri umani e, soprattutto sentire una profonda gratitudine per il dono della vita che abbiamo ricevuto. Il benessere si raggiunge quindi esprimendo la libertà della nostra coscienza, non lasciandoci soggiogare da pensieri negativi spesso ossessivi e quindi cambiando la mentalità che ha causato i nostri problemi. Abbandonare gli schemi può provocare disorientamento, crollo delle proprie certezze e paura ma, se si agisce in piena consapevolezza, si può apprezzare un modus vivendi assolutamente più interessante e spontaneo, si impara a dimostrare la migliore versione di se stessi, si avverte un potenziamento della propria autostima e il desiderio di scegliere in autonomia ed assoluta libertà.

Ornella Aprile, 21.10.2021