Fonte: Sci-X
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Un nuovo studio condotto da ricercatori del MIT e della Rice University ha dimostrato che anche materiali molto leggeri,più leggeri del Kevlar, possono essere in grado di svolgere la funzione di protezione contro urti ad alta velocità da parte di corpi vari, come sassi, sabbia, pezzi di ferro e proiettili.
La chiave è usare materiali compositi, costituiti da due o più materiali, le cui rigidità e flessibilità sono strutturati in modo molto specifico, ad esempio, in strati alternati di solo pochi nanometri di spessore. Il team di ricerca ha prodotta anche proiettili in miniatura e ha misurato gli effetti che hanno prodotto sul materiale che doveva assorbire l'impatto.
I risultati della ricerca sono riportati nella rivista Nature Communications, in un articolo intitolato ("High strain rate deformation of layered nanocomposites").
Il team ha sviluppato un polimero auto-assemblante, dotato di struttura a strati: strati gommosi, che forniscono la resilienza, alternati a strati vetrosi, che forniscono la resistenza. Hanno poi sviluppato un metodo per sparare perle di vetro contro il materiale, ad alta velocità, utilizzando un impulso laser per far evaporare rapidamente uno strato di materiale appena sotto la sua superficie. Sebbene le perline fossero minuscole, del diametro di millesimi di millimetro, erano comunque centinaia di volte più grandi degli strati del polimero contro cui hanno impattato:ossia abbastanza grandi per simulare l’impatto di grossi oggetti, come le pallottole, ma sufficientemente perché gli effetti degli impatti potessero essere studiati in dettaglio, mediante un microscopio elettronico. (segue…)
Testo originario integrale:
Immagine courtesy of Thomas Lab, Rice University
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