giovedì 22 ottobre 2020

Così il cervello interpreta il movimento: craccato il codice (come si comprendono le intenzioni degli altri).

 

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E' stato craccato il codice del movimento: non hanno più segreti le aree del cervello che permettono di comprendere sia il movimento altrui, sia gli elementi che aiutano a comprendere le intenzioni degli altri. La scoperta, pubblicata sulla rivista Current Biology si deve al gruppo multidisciplinare dell'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) che ha riunito esperti di scienze computazionali, neuroscienze e scienze cognitive, con Cristina Becchio e Stefano Panzeri. Alla ricerca ha collaborato il gruppo dell'Università di Bologna diretto dallo psicobiologo Alessio Avenanti.

I risultati aprono, da un lato, la via ad applicazioni nella robotica mediante la realizzazione di robot capaci di leggere le intenzioni altrui e, dall'altro, potranno aiutare a capire le difficoltà che le persone con autismo incontrano nel leggere le intenzioni altrui, fornendo una base per future terapie.

Modelli matematici applicati all'analisi di centinaia di movimenti hanno permesso di ottenere mappe motorie che permettono di interpretare le variazioni impercettibili nel movimento che possono essere la spia di intenzioni, emozioni, aspettative e decisioni. Per esempio, basta vedere una persona che afferra una bottiglia per prevedere se intende bere o passare la bottiglia ad un'altra persona.

Per avere un'idea della complessità della ricerca basti pensare che un gesto come questo è codificato da 64 dimensioni, 16 variabili di movimento in quattro intervalli di tempo. Tecniche non invasive di analisi dell'attività cerebrale hanno poi permesso di identificare nel lobo parietale sinistro l'area cerebrale che legge i movimenti, permettendo di decodificarne le intenzioni.

"Ad oggi, il linguaggio motorio delle intenzioni non era noto. Per decifrarlo abbiamo applicato alla cinematica del movimento, ovvero alle caratteristiche spazio-temporali del movimento, strumenti matematici sviluppati per decifrare il codice neurale", osserva Becchio. "Questo approccio - ha aggiunto - ci ha permesso di capire non solo come l'informazione è scritta nel movimento, ma anche come viene letta da chi osserva e quali sono le computazioni coinvolte nel processo di lettura".

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