martedì 19 giugno 2012

"Reincarnazione": riflessioni congiunte al modello di Informazione dinamica.

Vorrei  qui rispondere ad una domanda che dal giorno in cui ho scritto l’articolo sul dualismo Anima-Informazione, mi hanno posto in molti; ossia: “Cosa ne pensi del concetto di Reincarnazione? Come si concilia la tua teoria con tale fenomeno, ipotizzando ovviamente che esista?”.
In genere, quando si parla di Reincarnazione, si pensa subito ad una determinata quantità di Informazione dinamica (Anima), che nel momento in cui si dissocia da un corpo fisico (determinando la morte fisica dell’entità biologica animata in questione, sia essa appartenente alla specie umana o ad un’altra specie animale), vada a “confluire” in un altro corpo appena nato, appartenente alla specie animale d’origine.  Per certi versi, tale visione della realtà non è del tutto sbagliata, ma occorre approfondire la questione, per poter offrire ulteriori elementi su cui riflettere, anche ai più scettici.
Tra gli scettici, infatti, vi è sempre una grande maggioranza di persone che, per demolire in partenza l’ipotesi della Reincarnazione,  fa appello alla seguente domanda/riflessione: “Ma se in origine sulla Terra , ossia diversi milioni di anni fa, eravamo solo in poche migliaia di individui, ed ora siamo in ben sette miliardi, da dove sono giunte tutte le altre anime, di individui di generazioni e generazioni che si sono susseguite sin dalla notte dei tempi? Lo stesso discorso vale anche per le altre specie animali”.
A questo punto, occorre quindi analizzare le cose tenendo sempre fede agli assunti di base relativi alla mia teoria sul concetto di Informazione potenziale (statica) e dinamica. Spesso ci si dimentica che è la coscienza stessa (prodotta dall’attività cerebrale) a generare, col passare del tempo (ossia degli anni), quel campo di Informazione dinamica (anima) , che ovviamente accresce con l’accumularsi di percezioni sensoriali ed esperienze (dunque attraverso un continuo flusso di Informazione che “assorbiamo” per tutta la vita dalla realtà a noi circostante). Ma faremmo un errore madornale pensando che Anima e Coscienza siano la stessa cosa! Occorre dunque considerare l’Anima, come una sorta di “campo di risonanza”, prodotto dalla Coscienza. Tale “campo di risonanza”, non è nient’altro che quel nucleo o campo di Informazione dinamica che una volta generatosi ed “intensificatosi” nel tempo, rimane immutabile ed “indistruttibile” poiché non influenzabile dai campi elettromagnetici o da qualsiasi altra forza/forma di energia ad esso circostante.  Ecco perché non ci è possibile rilevare la presenza dell’Anima, attraverso alcun mezzo fisico attualmente disponibile dall’uomo.
Pensiamo ora alla possibilità che un determinato campo di Informazione dinamica (sia esso l’anima di un essere umano precedentemente defunto o appartenuta ad un’altra specie animale. Qui però occorre porsi le seguenti domande:  Fino a che punto deve essere intensa e complessa l’attività cerebrale di un essere vivente del regno animale, per poter generare un campo di Informazione dinamica? Oppure qualsiasi tipo di attività cerebrale, anche la meno complessa di questo mondo, è in grado di generare un “campo di risonanza”, benché minimo, e quindi  immutabile nel tempo? Tutti gli animali hanno dunque un’anima, oppure solo quelli più evoluti? Ovviamente su tali domande ci si potrebbe speculare sopra parecchio), “confluisca” nel cervello di un individuo appena nato.  Esso potrebbe tranquillamente “legarsi” al campo di Informazione dinamica di “bassa intensità”, prodottasi nei pochi giorni di vita dell’individuo in questione. In tal caso saremmo di fronte ad una condizione di interazione tra due campi di Informazione dinamica: uno assai complesso (quello “invasivo”) e l’altro di “bassa complessità/intensità” (quello formatosi nei primi giorni di vita dell’individuo in questione) , in associazione con l’attività cerebrale del neonato.  I due campi di Informazione dinamica, in ultima analisi, rappresenterebbero dunque una sorta di “risonanza mnemonica” legata al continuo flusso di coscienza generata dai processi cerebrali (neuronali). Durante i primi anni di vita del soggetto in questione quindi, si avrà una predominanza del campo di Informazione “invasivo”, rispetto a quello naturale che accresce proporzionalmente e  parallelamente all’evolversi della coscienza dell’individuo in questione.  Col passare del tempo (ossia degli anni), la predominanza del campo di Informazione “invasivo” tenderà ad “amalgamarsi” con quello naturale del soggetto; questo avviene gradualmente, man mano che il campo di Informazione naturale accresce nel tempo, sino a raggiungere più o meno  la stessa “intensità” del campo “invasivo”; ossia fino al momento in cui i ricordi legati alla comune esperienza percettiva e sensoriale quotidiana, che hanno contribuito allo sviluppo dei due campi di Informazione dinamica (principalmente di quello naturale e in minor misura di quello invasivo), tendono ad essere tutti simili tra loro e dunque a creare quello stato mentale in cui l’individuo si riconosce come un essere unico, dotato di un unico “bagaglio di ricordi”, associato al suo percorso di vita attuale (senza alcun legame con eventuali ricordi legati a vite di altri individui ormai defunti da mesi oppure da secoli).  
È possibile ipotizzare che  il campo di Informazione dinamica di un essere umano ormai deceduto da tempo, sia in grado di  invadere un campo di Informazione dinamica naturale di un individuo appena nato, in modo assai più semplice rispetto all’invasione di un campo di Informazione dinamica di un individuo già adulto.  Infatti , tra due campi di Informazione dinamica della stessa “intensità”, è assai probabile che vi sia una certa repulsione e dunque un’impossibilità di base all’interazione reciproca. Diversamente invece, possiamo ipotizzare che tra un campo di Informazione dinamica di notevole “intensità” ed uno estremamente più “debole”, la tendenza sia quella che porta ad un “assorbimento” del campo più debole da parte del campo più “forte”. 
Alla luce di tutto quanto esposto ed ipotizzato sin qui, ora possiamo quindi facilmente capire il motivo per cui alcuni bambini, nei loro primi anni di vita, tendono a ricordare eventi ed episodi di vita, appartenuti ad altri individui vissuti prima di loro (in epoche recenti o assai remote rispetto alla loro). Il motivo per cui tali ricordi, relativi ad altre vite vissute da altri individui in epoche diverse, tendano a scomparire col passare degli anni (in genere dopo i 10-12 anni di età), è già stato da parte mia spiegato poc’anzi. Nel momento in cui i ricordi relativi alle vite di altri individui vissuti in epoche passate svaniscono completamente, poiché vengono “confusi” e “amalgamati”  con quelli più recenti, propri della vita del soggetto in questione (ossia formatisi nei primi 10-12 anni di vita), egli tenderà, come già detto, a riconoscersi come un essere unico, la cui vita  è iniziata solo 10 o 12 anni prima …e non ovviamente in un recente o remoto passato, di cui non sarebbe neppure più in grado di descriverne i vari aspetti di natura sociale e ambientale, in quanto volti e luoghi d’altri tempi, non apparterrebbero più alla sua dimensione mentale.
Fausto Intilla, 19 giugno 2012