sabato 29 maggio 2010

Craig Venter e il "Batterio artificiale": una sintesi chimica per i "DNA-copia" del futuro.

Breve nota introduttiva:
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Una delle più grandi rivoluzioni nel mondo della microbiologia, è sicuramente avvenuta nel lontano 1986 con la scoperta della PCR (Polymerase Chain Reaction;ovvero:reazione a catena della polimerasi), da parte dell’ormai famoso biochimico americano (premio Nobel nel 1993) Kary Mullis. Ora sembrerebbe che un altro grande passo avanti sia stato fatto, nel campo della biologia molecolare; questa volta a nome di Craig Venter, il biologo statunitense, noto per aver sfidato il Progetto Genoma Umano nella corsa al sequenziamento del genoma. In questo breve articolo (firmato dai microbiologi Giovanna Riccardi e Marco Gobbetti), viene presentata una piccola analisi sull’esperimento di Craig Venter (et al.), in cui si evidenziano gli aspetti positivi, ma anche negativi, che tali idee/scoperte a volte celano attraverso i complessi (e molti ancora ignoti) meccanismi che la vita ha dovuto adotarre e modificare nel corso di milioni di anni, per garantire la sopravvivenza di ogni specie vivente (dai micro-organismi fino agli animali veri e propri). Se è vero quindi che la forza di ogni specie, sta principalmente nella sua variabilità genetica, forse è giunto davvero il tempo in cui l’uomo si renda conto che ogni volta che modifichiamo artificialmente determinati parametri che la natura ha definito nel corso di milioni di anni di evoluzione,dobbiamo anche mettere in conto che la logica binaria, nel mondo reale, funziona solo fino ad un certo punto: casualità e caos, hanno sempre la precedenza (e questo nel mondo macroscopico lo notiamo ovunque, senza dover necessariamente andare a scomodare Heisenberg e il Principio di Indeterminazione).
Fausto Intilla
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Articolo di Giovanna Riccardi e Marco Gobbetti:
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Il batterio “artificiale”: la parola ai microbiologi.
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Giovedì 20 maggio 2010 il Team coordinato da Craig Venter ha pubblicato sull’autorevole rivista scientifica Science l’articolo “Creation of a Bacterial Cell Controlled by a Chemically Synthesized Genome” (“Creazione di una cellula batterica controllata da un genoma sintetizzato chimicamente”) che ha immediatamente innescato un acceso dibattito non solo all’interno della Comunità Scientifica. I “media”, sempre in cerca di notizie sensazionali, hanno già scritto fiumi di parole su quello che secondo loro è il contenuto essenziale della ricerca: la creazione della vita artificiale. Tuttavia, scorrendo i vari articoli, emergono considerazioni non sempre chiare ed interpretazioni talvolta forzate o contraddittorie, che non contribuiscono a chiarire l’importante messaggio di innovazione scientifica contenuto nella scoperta dei ricercatori.
Come scienziati specializzati nella conoscenza delle cellule dei microrganismi, oggetto della ricerca del gruppo di Venter, proponiamo la nostra analisi al riguardo.
Cosa ha fatto veramente C. Venter? Esattamente quanto dice il titolo del suo articolo, in cui ovviamente il termine “creazione” è usato nel senso più esteso di “invenzione ed esecuzione di un’opera”. Infatti:
1) Il gruppo di Venter ha sintetizzato chimicamente e messo insieme pezzo dopo pezzo l’intero genoma di un batterio (Mycoplasma mycoides, parassita polmonare di alcuni ruminanti) per poi introdurlo nella cellula di un batterio di una specie simile (Mycoplasma capricolum), cellula che era stata privata del suo corredo genetico originario. E’ importante rilevare che la cellula ricevente è di origine naturale e solo il genoma, che costituisce soltanto una piccola ma importantissima parte della cellula è stato sintetizzato inizialmente per via chimica.
2) Gli scienziati hanno (ri)costruito il genoma “artificiale” copiando il genoma di un batterio vivente già noto. Deve essere sottolineato, che l’informazione contenuta nel DNA degli organismi viventi è il risultato di miliardi di anni di evoluzione biologica. Lo stato della tecnica e della conoscenza non consente di inventare “ex novo” un intero genoma per la costruzione di un organismo completamente sintetico. Leggere un testo e copiarlo è tutt’altra cosa che averlo capito e interpretato; ancora adesso il funzionamento, anche di un organismo semplice come un batterio, è ben lontano dall’essere compreso nel suo complesso e ancor più lontano dal poter essere re-inventato.
La novità rilevante di questa ricerca è la capacità di sintetizzare chimicamente l’intero genoma di un batterio, il Mycoplasma mycoides, in una struttura idonea per essere introdotta e funzionare in un altro batterio simile al primo, il Mycoplasma capricolum che, privo del suo DNA originario, acquisisce replicazione autonoma e proprietà biologiche dell’organismo donatore.
3) Per mettere insieme i diversi pezzi di DNA sintetizzati chimicamente e ottenere una quantità di genoma sintetico sufficiente per le manipolazioni genetiche, i ricercatori hanno usato un altro microrganismo, il lievito di birra (Saccharomyces cerevisae), come fabbrica cellulare.
4) Per funzionare, il DNA ha bisogno di una macchina molto complicata, la cellula; questa macchina è costruita in base alle istruzioni impartite dal DNA stesso. Per il momento Venter e i suoi sono riusciti a ”copiare” in laboratorio il DNA di un microrganismo, ma è come se avessero impiegato una “macchina usata” per farlo funzionare (ovvero un altro microrganismo privato del suo DNA naturale).

Questo risultato quindi, al di là del clamore mediatico che ha portato a interpretazioni anche fantasiose sulle reali conseguenze degli esperimenti fatti, costituisce un traguardo importante nell’ambito della Microbiologia, dell’Ingegneria Genetica e delle Biotecnologie e mette a disposizione una nuova opportunità per trarre informazioni sulla “vita”, pur essendo ben altra cosa che la “creazione della vita”, fosse anche solo di una piccola cellula batterica.
Il ruolo del genoma è fondamentale in quanto contiene l’informazione genetica e controlla non solo la struttura ma anche le varie funzioni metaboliche della cellula. Abbiamo ora a disposizione una nuova opportunità per comprendere meglio come sono fatte e come funzionano le cellule, non solo dei batteri ma anche le nostre, e per modificarle in modo più mirato. Tuttavia, questo lavoro non nasce dal nulla nei super-laboratori di C. Venter: è il frutto di decenni di ricerche sui microrganismi, spesso fatte con risorse modeste, molto spesso mosse dalla pura curiosità di capire questo mondo sterminato e affascinante in tantissimi laboratori di tutto il mondo. Jacques Monod diceva che “quel che vale per un batterio vale anche per un elefante”, con il vantaggio che i batteri si possono studiare più agevolmente degli elefanti. Infatti, la comunità dei microbiologi in senso lato è stata protagonista principale di numerose scoperte scientifiche biologiche che riguardano anche l’uomo.
Tutto questo evidenzia ancora una volta l’importanza dei microrganismi non soltanto come oggetti di indagine per comprenderne il funzionamento, la fisiologia ed i meccanismi di interazione con altri organismi. Infatti, lo studio dei microrganismi come sistemi modello è stato determinante per lo sviluppo di numerose e fondamentali conoscenze biologiche.
Il lavoro pubblicato da C. Venter e collaboratori offre la possibilità di esplorare le potenzialità della sintesi di DNA in vitro per la realizzazione di sistemi microbici specializzati in funzioni con ampie applicazioni pratiche, quali la produzione di farmaci e altre sostanze di uso comune, la detossificazione di ambienti contaminati, la produzione di bioenergia, la produzione di vaccini e così via.
Non a caso nel XIX secolo Louis Pasteur, il fondatore della Microbiologia moderna, diceva: “Signori, spetterà ai microbi l’ultima parola”.
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Pavia, 26 Maggio 2010
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Giovanna Riccardi
Presidente della Società Italiana di Microbiologia
Generale e Biotecnologie Microbiche (SIMGBM)
http://www.simgbm.it/
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Marco Gobbetti
Presidente della Società Italiana di Microbiologia
Agraria, Alimentare ed Ambientale (SIMTREA)
http://www.simtrea.org/
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sabato 15 maggio 2010

In America si cerca una soluzione al problema delle scorie nucleari. Forse l'Università di Austin l'ha trovata.

Fonte: Casa & Clima
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Un gruppo di fisici americani dell’Institute for Fusion Studies dell’Università di Austin, Texas, ha annunciato di conoscere il modo per sfruttare la fusione nucleare al fine di distruggere le scorie nucleari prodotte dalla fissione. Ciò potrebbe essere il modo per rilanciare l'immagine dell'energia nucleare che molti suoi oppositori ritengono un problema proprio a causa dell'impossibilità di smaltirne le scorie.
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Fissione e fusione:
Per fare chiarezza è meglio precisare che la fissione consiste nello spezzare, per mezzo di neutroni, i nuclei di elementi pesanti come l’Uranio, e utilizzare l’energia liberata. Su questo processo si basano le attuali centrali nucleari. Nella fusione nucleare, invece, l’energia si libera in seguito al compattamento di nuclei di atomi leggeri come l’idrogeno e il deuterio. Ad oggi l'uomo non è ancora riuscito a rendere funzionante una centrale a fusione.
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Bombardare le scorie:
I fisici americani si dichiarano in grado di realizzare una sorgente di neutroni chiamata “Compact Fusion Neutron Source” (CFNS), grande all'incirca come una stanza e costituita da una “ciambella” magnetica contenente deuterio a 100 milioni di gradi Celsius. Le parti non riciclabili delle scorie prodotte dai reattori americani tradizionali (circa il 75%) che si calcola abbiano una vita media di qualche centinaia di migliaia di anni, verrebbero bombardate con neutroni dai nuovi reattori ibridi fissione-fusione CNFS, il quale le renderebbe inoffensive al 99%, oltre a produrre energia.
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Soluzione realistica?
Un CNFS può smaltire le scorie di 15 reattori convenzionali. Così il problema dei depositi geologici potrebbe essere risolto, (a proposito, in Italia si parla tanto di ritorno al nucleare ma mai di come stoccare in modo sicuro le scorie delle centrali dismesse) anche se qualcuno è ancora scettico, come Giancarlo Aquilanti, capo della task force nucleare di Enel: “Si tratta sicuramente di un progetto serio ma anche complicato. E non è detto che sia l’alternativa più economica e vicina nel tempo per sbarazzarsi delle scorie nucleari di alta attività. Personalmente penso che possa risultare più promettente bruciarle nei reattori ad alta velocità di quarta generazione che vedranno la luce fra il 2025 e il 2040”.

venerdì 14 maggio 2010

Scoperto un nuovo gruppo di particelle extraterrestri, nella neve antartica.

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Un'équipe di ricercatori finanziata dall'Unione europea ha fatto una scoperta unica al mondo: ha infatti rinvenuto un nuovo gruppo di particelle extraterrestri nella regione centrale dell'Antartide. Il lavoro è in realtà il risultato del progetto ORIGINS ("Elucidating the origins of Solar System(s): anatomy of primitive meteorites"), che ha ricevuto 2,6 milioni di euro in riferimento al programma Marie Curie del Sesto programma quadro (6° PQ) dell'Unione europea. L'obiettivo del progetto è consolidare le conoscenze delle origini del nostro sistema planetario e di quelli exoplanetari. I risultati di questo recente studio sono stati pubblicati sulla rivista Science. A scoprire i micrometeoriti nella neve sono stati i ricercatori del Centre de spectrométrie nucléaire et de spectrométrie de masse (CSNSM) in Francia, che fa parte dell'Istituto nazionale di fisica nucleare e delle particelle (a sua volta appartenente al Centro nazionale francese della ricerca scientifica, CNRS). Utilizzando il microscopio elettronico a trasmissione (TEC), il team del CSNSM ha scoperto che i micrometeoriti rinvenuti, dallo straordinario stato di conservazione, sono composti da materia organica contenente piccoli assemblaggi di materiali provenienti dalle più fredde e remote regioni del sistema solare. I ricercatori, che beneficiano del supporto logistico dell'Istituto polare Paul-Émile Victor (IPEV, Francia) e del Programma Nazionale Ricerche in Antartide (PRNA, Italia), hanno scoperto queste particelle negli strati di neve più pulita posti a circa a quattro metri di profondità. Le ricerche sono state effettuate in prossimità della base scientifica italo-francese Concordia, che si trova nel Dome C della regione centrale del continente antartico. Secondo gli scienziati, questi micrometeoriti (che misurano appena 0,1 mm) sarebbero unici al mondo. Nessun laboratorio, infatti, sarebbe in possesso di materiale analogo: i due granuli di polvere si sono rivelati particolarmente ricchi di carbonio (contengono una percentuale di materiale carbonico compresa tra il 50 e l'80%). I risultati di questa ricerca, che ha sollevato grande interesse, hanno consentito di avviare ulteriori studi che vedono il coinvolgimento del CSNSM, dell'Università di Lille 1, dell'Ecole Normale Supérieure di Parigi e del Museo di storia naturale francese. Il team del CSNSM ha utilizzato un sofistico strumento (denominato ion microprobe) per dimostrare che la composizione isotopica dell'idrogeno dei meteoriti analizzati presenta un rapporto deuterio/idrogeno particolarmente elevato. "Si suppone che la polvere interplanetaria primitiva contenga i componenti del più antico sistema solare, ivi inclusi minerali e materia organica", si legge nello studio. "Nelle nevi dell'Antartide centrale abbiamo rinvenuto micrometeoriti che contengono una quantità esorbitante di materiale carbonico e sono caratterizzati da una quantità estremamente elevata di deuterio (superiore di 10-30 volte rispetto ai valori terrestri) delle dimensioni di centinaia di micrometri quadri". I risultati della ricerca dimostrano che le particelle provengono con molta probabilità dalle comete, che nel sistema solare rappresentano corpi celesti di dimensioni relativamente ridotte. I nuclei delle comete sono costituiti da ghiaccio, polvere e minuscole particelle di roccia. Durante il passaggio delle comete in vicinanza del sole, le temperature più elevate causano la sublimazione del ghiaccio che ne compone il nucleo. Questo causa l'immissione nello spazio interplanetario di una miscela di gas e di granuli cometari. Alcuni di questi ultimi possono attraversare l'orbita della Terra mentre si muovono verso il sole: i granuli cometari rivenuti in Antartide potrebbero essere arrivati sulla Terra in una circostanza analoga. Nell'articolo i ricercatori sottolineano che fino ad oggi solo la missione spaziale statunitense Stardust ha fornito ai ricercatori di tutto il mondo la possibilità di effettuare analisi mineralogiche e geochimiche dei grani cometari. Le particelle di polvere scoperte nei pressi della base Concordia sono analoghe ai campioni prelevati nell'ambito della missione Stardust. "Le masse delle particelle variano da pochi decimi di microgrammi a pochi microgrammi, superando di più di un ordine di magnitudo le masse dei frammenti di polvere della cometa 81P (altrimenti chiamata Wild 2) prelevati dalla missione Stardust", scrivono gli autori.
Per maggiori informazioni, visitare: Science:
http://www.sciencemag.org/ Centre de spectrométrie nucléaire et de spectrométrie de masse (CSNSM): http://www.csnsm.in2p3.fr/
ARTICOLI CORRELATI: 30631, 32034
Categoria: Risultati dei progettiFonte: Science; CSNSMDocumenti di Riferimento: Duprat, J., et al. (2010) Extreme deuterium excesses in ultracarbonaceous micrometeorites from central Antarctic snow. Science, 328, 742-745. DOI: 10.1126/science1184832.Acronimi dei Programmi: MS-FR C, MS-I C, FP6-MOBILITY, FP6-STRUCTURING, FRAMEWORK 6C-->Codici di Classificazione per Materia: Metodi di misurazione; Scienze della Terra; Ricerca scientifica; Coordinamento, cooperazione
RCN: 32093

martedì 11 maggio 2010

Inquinamento provocato da industrie, traffico e produzione elettrica, causano infarti e ictus.

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WASHINGTON (Reuters) - Uno studio diffuso dall'American Heart Association dice che le prove che l'inquinamento provocato da industrie, traffico e produzione elettrica causano infarti e ictus sono più forti che mai.
E le polveri sottili prodotto dalla combustione di carburanti fossili come benzina, carbone e petrolio sono in tutta evidenza le prime responsabili.
"Il particolato appare aumentare direttamente il rischio provocando eventi in individui sensibili in ore o giorni di aumentato livello d'esposizione, anche tra coloro che altrimenti sarebbero stati in salute per anni", ha detto ieri il dottor Robert Brook dell'Università del Michigan, che ha guidato il gruppo autore del rapporto.
La revisione condotta su sei anni di ricerche mediche indica anche una forte prova sul ruolo dell'inquinamento nell'intasamento delle arterie, e una "piccola ma consistente" associazione tra esposizione a breve termine all'inquinamento atmosferico e morte prematura.
"Il primo messaggio per questi gruppi a rischio elevato è che devono agire per controllare i loro fattori tradizionali di rischio modificabili: pressione sanguigna, colesterolo, diabete, fumo", ha detto Brook.
L'American Heart Association dice che il particolato agisce in molti modi, anche provocando infiammazioni: "E' possibile che certe particelle molto piccole, o elementi chimici che viaggiano insieme a esse, possano raggiungere la circolazione e causare un danno diretto", ha detto Brook.
"Queste risposte possono comprendere coagulazione del sangue e trombosi, funzionamento vascolare e circolazione sanguigna danneggiati, pressione alta, e possono anche danneggiare l'attività elettrica cardiaca che a sua volta può provocare infarti, ictus e anche la morte".
L'associazione raccomanda che gli anziani o chiunque soffra di disturbi cardiaci, pressione alta, colesterolo alto o diabete presti attenzione all'inquinamento atmosferico e agli avvisi sulla qualità dell'aria.

lunedì 10 maggio 2010

Gli ingegneri della Touch Bionics (GB), hanno sviluppato un nuovo modello di mano artificiale (con video).

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Roma - Dopo aver svolto un ruolo pionieristico nel campo delle protesi tecnologiche, gli ingegneri di Touch Bionics che nel 2007 avevano messo in commercio i-Limb, una mano artificiale tecnicamente simile all'originale "umano", sveleranno durante l'ISPO World Congress di Lipsia, in Germania, una versione migliorata dello stesso apparato che poi verrà messo in vendita dal prossimo giugno.Si chiamerà i-Limb Pulse e a differenza del primo modello utilizza una tecnologia brevettata da Touch Bionics che consente di controllare meglio la forza dell'arto a seconda dell'oggetto da maneggiare e dell'azione da compiere. Inoltre la struttura completamente in alluminio dovrebbe permettere di sollevare carichi fino a 90 kg, rendendola attualmente la protesi più resistente sul mercato.
Per la realizzazione del modello Pulse i tecnici di Touch Bionics si sono affidati al feedback dei soggetti che in questi anni hanno utilizzato i-Limb, anche se per il momento sembra che le protesi saranno complementari, almeno per il momento. Sarà dunque l'utente, in accordo con un medico, a scegliere quale delle due farsi impiantare: "In questi tre anni abbiamo potuto raccogliere una grande quantità di informazioni che - ha spiegato il CEO di Touch Bionics, Stuart Mead - hanno contribuito in maniera fondamentale allo sviluppo di i-Limb Pulse". Le analisi hanno dimostrato che gli utilizzatori preferiscono una protesi il più possibile somigliante a una mano umana, per cui i tecnici di Touch Bionics hanno preparato due modelli di dimensioni diverse per assecondare questo bisogno. Fondamentale inoltre per il funzionamento di i-Limb Pulse è il software interno BioSim che sfrutta la connettività Bluetooth per permettere all'utente di impostare, attraverso il programma per computer MyBioSim, i movimenti da far compiere all'arto a seconda dell'azione che intende effettuare.
Giorgio Pontico


DARPA, Progetto "Repair": impianti cerebrali utili a riparare malfunzionamenti e menomazioni della materia grigia.

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Roma - La fusione permanente tra uomo e macchina è sempre più vicina, e se transumanesimo ha da essere si dovrà necessariamente metter mano al cervello e alle sue complicate interconnessioni sinaptiche. Al DARPA, il braccio hi-tech del Pentagono votato alle sperimentazioni estreme, stanno appunto pensando a trasformare in realtà i racconti cyber-punk di William Gibson con il progetto REPAIR.Il problema principale da risolvere, spiega il professore associato Krishna Shenoy della Stanford University coinvolto nel progetto, è la sostanziale impotenza davanti cui si trova oggi la comunità medica quando si tratta di porre rimedio a ferite, menomazioni e malfunzionamenti della materia cerebrale che custodisce la vita di un individuo.L'obiettivo di REPAIR è appunto quello di "comprendere - e poi essere in grado di modificare - il comportamento del cervello in risposta a un trauma". DARPA finanzierà REPAIR e le quattro istituzioni coinvolte con una somma iniziale di 14,9 milioni di dollari in due anni, impegnando 10 team di ricerca dotati di competenze che vanno dalle neuroscienze alla psichiatria, dalla neuroplastica ai semiconduttori elettronici.
Massiccio il compito che attende i ricercatori, i quali non solo dovranno capire in dettaglio come funzionano le interconnessioni tra i neuroni delle varie parti funzionali del cervello - prima animale e infine umano - ma anche e soprattutto come utilizzare le possibilità offerte dall'optogenetica (la precisa stimolazione esterna dei singoli neuroni dell'encefalo) per "leggere un segnale dalla regione A, bypassare l'area B danneggiata e portare quel segnale a C".Nella più ottimistica delle ipotesi, i ricercatori promettono di realizzare impianti cerebrali funzionanti (fibre ottiche, microchip e chissà cos'altro) da testare in laboratorio sugli animali da qui a quattro anni. E se al DARPA giustificano i fondi impegnati per REPAIR con la possibilità di curare i traumi cerebrali dei veterani dell'Iraq o Afghanistan (il 10-20 per cento delle truppe che tornano negli States), un eventuale successo del progetto porterebbe indubbi benefici anche ai quasi 2 milioni di americani (e non solo) che cadono vittima ogni anno di infortuni. Le questioni filosofiche sulla "disumanizzazione" degli impianti cerebrali, infine, sono tutt'altra storia.
Alfonso Maruccia

Nel cervello dei maschi lo spazio dedicato all'impulso sessuale è due volte e mezzo maggiore rispetto a quello delle donne.

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Nel cervello dei maschi lo spazio dedicato all'impulso sessuale è due volte e mezzo maggiore rispetto a quello delle donne (che lo hanno sempre sospettato). Sono gli ormoni rilasciati dal suo cervello a farlo cadere in un sonno profondo dopo il sesso. Gli adolescenti hanno il cervello così pieno di testosterone da percepire i volti altrui più aggressivi di quanto sono in realtà (ecco perchè ce l'hanno con il mondo). È un tema che intriga, da diversi anni. Le differenze tra cervello maschile e quello femminile. Altrettanto fa la psichiatra dell'Università della California Louann Brizendine che e che, dopo aver stupito il mondo con il successo del 'Il cervello delle donnè, torna all'attacco con 'Il cervello dei maschì. Con molti esempi concreti Brizendine svela finalmente i segreti dell'organo maschile più incompreso. La neuroscienza ha scoperto per esempio che gli uomini usano circuiti cerebrali alternativi rispetto alle donne per elaborare informazioni connesse a difficoltà emotive: ecco perchè, davanti alle lacrime di lei, la mente di lui attiverà il processo «soluzione del problema» e non quello «comprensione e consolazione» e cominceranno a «volare le stoviglie». Nel cervello maschile «l'impulso sessuale occupa uno spazio, nell'ipotalamo, che è ben due volte e mezzo più grande di quello occupato nel cervello di lei - scrive la psichiatra; e i pensieri sessuali guizzano nel cervello maschile notte e giorno, in particolare nella corteccia visiva, tenendolo sempre pronto a cogliere un'occasione sessuale che gli si presenti. Le donne non sempre si rendono conto che l»organo maschilè ha una mente sua propria«. Ma il cervello maschile non resta immutato dall'infanzia alla vecchiaia: inondato di testosterone dell'adolescente è molto diverso appunto da quello di un neopappà, addolcito da un'incursione di ormoni femminili, ma anche da quello di un innamorato o di un pensionato. Insomma l'amore, il sesso, il tradimento, la paternità: non sono solo il carattere e le circostanze sociali ma anche e soprattutto i geni e gli ormoni a determinare cosa succede nell'universo complesso e affascinante che è il cervello maschile. Brizendine suggerisce ad esempio alle future spose del maschio individuato di informarsi sulle abitudini sessuali del futuro suocero. È molto probabile, sostiene la psichiatra, che il vostro compagno segua il medesimo atteggiamento da playboy del padre. Ma non per emulazione, bensì per ragioni strettamente neurobiologiche. La colpa è dei recettori della vasopressina. Studi condotti dai neurobiologi dimostrerebbero che la tendenza alla monogamia dipende dai recettori della vasopressina (ormone rilasciato dall'ipotalamo implicato con l'attaccamento, e anche definito, con l'ossitocina, 'ormoni dell'amore') presenti nel cervello.
Louann Brizendine 'Il cervello dei maschi', ed. Rizzoli, pp. 336, euro 18

Gli animali possono vivere senza ossigeno? Secondo una nuova ricerca europea ci riescono.

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Recuperati animali in pieno ciclo vitale in un sedimento ipersalino profondo 3,5 Km senza ossigeno.
Gli animali possono vivere senza ossigeno? Secondo una nuova ricerca europea ci riescono. Alcuni scienziati hanno recentemente scoperto i primi organismi pluricellulari del nostro pianeta in grado di sopravvivere e riprodursi in un ambiente completamente privo di ossigeno. Presentati sulla rivista BioMed Central (BMC) Biology, i risultati fanno parte dei progetti HERMES e HERMIONE, finanziati dall'UE con 15,56 milioni di euro e 8 milioni di euro nell'ambito del sesto e settimo programma quadro (6° e 7° PQ) rispettivamente.Le creature, che si trovano nelle profondità marine del Mediterraneo, sopravvivono in un ambiente privo di ossigeno, ma ricco di solfuri tossici. Gli scienziati hanno detto che gli organismi pluricellulari, che appartengono al gruppo dei Loriciferi, non solo sono vivi, ma anche metabolicamente attivi e perfino in grado di riprodursi.Il team ha scoperto gli organismi nel corso di tre spedizioni oceanografiche effettuate su un periodo di 10 anni. I ricercatori stavano cercando fauna vivente nel sedimento del bacino dell'Atalante nel Mediterraneo orientale, a circa 200 chilometri al largo della costa occidentale dell'isola greca di Creta. Questo bacino ipersalino d'altura, che è profondo circa 3,5 km, è per la maggior parte completamente anossico (assenza o grave carenza di ossigeno)."Si pensava che questi ambienti estremi fossero abitati esclusivamente da virus, batteri e archei (ovvero microrganismi unicellulari)", ha spiegato l'autore principale, il professor Roberto Danovaro, direttore del Dipartimento di scienze marine presso l'Università Politecnica delle Marche ad Ancona."I corpi di animali multicellulari erano già in passato stati scoperti, ma si pensava fossero affondati fin lì dalle acque ossigenate che si trovano più in alto. I nostri risultati indicano che gli animali da noi recuperati erano vivi. Alcuni, infatti, contenevano anche delle uova".Utilizzando la microscopia elettronica, i ricercatori hanno scoperto che queste minuscole creature possiedono organuli simili agli idrogenosomi, che si trovano in organismi unicellulari che vivono in ambienti anaerobi.Commentando i risultati di questo studio rivoluzionario, la professoressa Lisa Levin della Scripps Institution of Oceanography, negli Stati Uniti, ha detto: "Le scoperte di Danovaro e dei suoi colleghi offrono l'allettante promessa di vita metazoica in altri ambienti anossici, ad esempio nell'oceano subsuperficiale al di sotto dei camini idrotermali o delle zone di subduzione o in altri bacini anossici".Da parte loro, i dottori Marek Mentel e William Martin, rispettivamente dell'Università Comenius in Slovacchia e dell'Università di Dusseldorf in Germania, hanno osservato: "La scoperta di forme di vita metazoica in un ambiente permanentemente anossico e solfurico fornisce un'idea di come in passato potrebbe essere stata buona parte dell'ecologia terrestre nell'Oceano Canfield [un oceano solfurico, parzialmente ossico esistito tra il periodo Acheano ed Ediacarano], prima dell'ascesa dei livelli di ossigeno nelle profondità marine e della comparsa dei primi animali di grandi dimensioni nella documentazione fossile circa 550-600 milioni di anni fa".Coordinato dal britannico National Oceanography Centre Southampton, HERMES ("Hotspot ecosystem research on the margins of European seas") aveva come obiettivo la previsione dei cambiamenti della biodiversità in relazione ai cambiamenti ambientali, naturali e artificiali, per creare il primo sistema di informazione geografica paneuropeo completo. Il consorzio HERMES comprende 50 partner tra cui 9 piccole e medie imprese (PMI) con sede in 17 paesi europei, tra cui Belgio, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Romania, Russia e Ucraina. HERMES è durato dal 2005 al 2009.HERMIONE ("Hotspot ecosystem research and man's impact on European seas"), il successore del progetto HERMES, cerca di allargare le nostre conoscenze del funzionamento degli ecosistemi delle acque profonde e il loro contributo alla produzione di beni e servizi. HERMIONE, che è stato lanciato nel 2009 e si concluderà nel 2012, è coordinato dal Natural Environment Research Council (NERC) nel Regno Unito e riunisce 38 partner da tutta Europa.
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Articolo:
The first metazoa living in permanently anoxic conditions
Roberto Danovaro, Antonio Dell'Anno, Antonio Pusceddu, Cristina Gambi, Iben Heiner and Reinhardt Møbjerg Kristensen
BMC Biology 2010, 8:30doi:10.1186/1741-7007-8-30

Verso un vaccino contro l'aterosclerosi.

Fonte: Le Scienze
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Mira a bloccare il recettore che consente alle cellule T di riconoscere e reagire, come è stato appena scoperto, alle normali particelle di LDL, prima della loro ossidazione.
I linfociti T del sistema immunitario possono attaccare il colesterolo "cattivo", quello LDL, e scatenare una risposta infiammatoria che porta all'aterosclerosi. Il riconoscimento di questo meccanismo ha permesso - come viene illustrato in un articolo pubblicato sul Journal of Experimental Medicine - ai ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma di mettere a punto un vaccino contro il recettore linfocitario che permette il riconoscimento dell'LDL che ha dimostrato di inibire lo sviluppo dell'aterosclerosi negli animali di laboratorio su cui è stato testato. Finora si riteneva che l'infiammazione dei vasi arteriosi si scatenasse quando le cellule T reagiscono alle particelle di LDL ossidato situate nella placca aterosclerotica. I ricercatori del Karolinska Institutet hanno però scoperto qualcosa di diverso, e cioè che le cellule T sono in grado di reagire a componenti delle normali particelle di LDL, e che non lo riconoscono più come tale una volta che è ossidato. "Poiché la reazione al colesterolo LDL può essere dannosa, le cellule T sono normalmente tenute bloccate da segnali inibitori", dice Göran K Hansson, che ha diretto lo studio. "I meccanismi di controllo dell'organismo funzionano bene finché l'LDL si trova nel sangue, nel fegato o nei linfonodi. Ma quando si accumula nelle pareti delle arterie questa inibizione non è più sufficiente, le cellule T vengono attivate e si arriva all'infiammazione." La vaccinazione contro il recettore che i linfociti T utilizzano per riconoscere il colesterolo LDL è stata testata con successo su animali di laboratorio dimostrando di poter bloccare la reazione immunitaria e ridurre del 60-70 per cento la malattia. Ora i ricercatori stanno cercando di metterne a punto una versione che possa essere di aiuto per chi è a elevato rischio di infarto del miocardio e ictus.Secondo i ricercatori i loro risultati spiegano perché nei grandi studi clinici gli antiossidanti appaiono inefficaci contro le patologie cardiovascolari. "Se si assumono antiossidanti, si previene semplicemente l'ossidazione dell'LDL. Ma resta la sua capacità di attivare le cellule T; pertanto l'infiammazione vascolare può comunque aumentare. Di fatto si possono ottenere risultati opposti a quelli sperati", ha osservato Hansson. (gg)

SANITA': ESPERTI, PRONTA 'INVASIONE' NANOTECNOLOGIE IN OSPEDALE.

Fonte: AGI News
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(AGI) - Roma, 6 mag. - Le nanoparticelle saranno sparse ovunque negli ospedali, dalla sala d'aspetto al reparto fino alla sala operatoria. Infatti le nanotecnologie entreranno nelle strutture sanitarie non piu' solo dal punto di vista delle cure mediche avanzate, ma anche dal punto di vista edilizio. I prodotti che si stanno sviluppando hanno molteplici possibilita' di applicazione nelle strutture edilizie e in particolare in quelle per la salute: involucri, filtri di impianti di aerazione, pavimenti interni o esterni, elementi di arredo. Grazie alle nanoparticelle questi elementi avranno capacita' anti-inquinanti, cioe' saranno "mangiatori di smog", antibatteriche e autopulenti. I materiali fotocatalitici nella pavimentazione esterna degli ospedali possono diventare coautori della fase di prevenzione delle strutture per la salute: eliminare emissioni nocive per fare in modo che tutti i cittadini respirino aria piu' pulita. E' il parere di Pier Luigi Maffei, Professore Ordinario di Architettura Tecnica, del Dipartimento di Ingegneria Civile dell'Universita' di Pisa, Elisa Massano, Dottorando di ricerca in Scienze e Tecniche dell'Ingegneria Civile, nello stesso ateneo, e Massimo Calamai, dell'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, espresso in occasione della V Conferenza Europea dell'Ospedale promossa dal Centro Nazionale per l'Edilizia e la Tecnica Ospedaliera (CNETO) e dall'Universita' Cattolica di Roma che si svolge dal 6 all'8 maggio presso il Centro Congressi Europa dell'Ateneo del Sacro Cuore. La ricerca scientifica su domotica e nanotecnologie e' in stato avanzato ed e' iniziata una significativa fase collaborativa con l'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, struttura aperta a continue innovazioni. Applicazioni possibili sono in ordine all'aumento del grado di fruibilita' degli ambienti e a creare occasioni ludiche e formative anche in rapporto alla gestione dell'energia con apporto di tecnologie innovative studiate con l'ufficio tecnico dell'Ospedale Meyer, volte essenzialmente al bambino, al fine di guidarlo verso una gestione intelligente dell'energia, favorendo cosi' occasioni di distrazione. Applicazioni di nanotecnologia nel mondo edilizio vanno dagli interventi di restauro e ristrutturazione a quelli di nuova realizzazione. Esempi di notevole importanza in Italia sono quelli della Reggia Venaria a Torino, dove per il progetto di restauro - Nanomat (Nanotecnologie applicate ai rivestimenti innovativi - funzionali e decorativi - e ai materiali compositi polimerici e magnetici) sono stati utilizzati sorgenti laser dedicate al trattamento e alla pulizia delle superfici per rimuovere, anche parzialmente, gli effetti di degrado dovuto all'invecchiamento dei materiali e alla contaminazione degli agenti esterni. Tra le applicazioni in nuove opere, da segnalare la Chiesa Dives Misericordia in Roma, che ha l'involucro delle vele con presenza di particelle di fotocatalizzatori, atte ad assicurare che la superficie di cemento, sotto l'effetto della luce, si autopulisca eliminando depositi organici. La domotica puo' a sua volta innovare in vario modo l'architettura ospedaliera e la fruibilita' dei luoghi di cura: sensori domotici per calibrare la luce, per accenderla o spegnerla a seconda della presenza delle persone, per azionare sistemi di climatizzazione a seguito del rilevamento delle esigenze mutevoli nell'anno e nel giorno, per chiudere o aprire una tenda contro irraggiamento e surriscaldamento di alcune zone sono soluzioni auspicabili in grado di dare un grande apporto, specialmente nei casi in cui le persone non siano autosufficienti. A livello riabilitativo l'utente ha una interfaccia personale, che gli permette di agire con gli infermieri, di compiere azioni quali l'apertura di una finestra con una lieve pressione di un dito o con un comando vocale. Tali accorgimenti (introduzione di domotica o di sistemi fotocatalitici che riducano la manutenzione) permettono maggiori vantaggi in un ospedale a livello di costi nel tempo, aspetto non trascurabile visto che i costi di gestione di un nosocomio dopo tre anni raggiungono all'incirca le cifre della realizzazione (incidenza notevole e' data dal conto energetico, dato il funzionamento richiesto 24 ore su 24 per 365 giorni). Al momento e' la voce costo che frena la diffusione di queste innovazioni in ospedale. "Ma riteniamo - hanno concluso gli esperti - che il costo di produzione inizialmente sostenuto per l'applicazione di tali sistemi sara' ripagato nel tempo con minori costi gestionali-manutentivi". (AGI) .

Hawking crede nella possibilità di viaggiare nel tempo.

Fonte: Nextme.it
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Viaggiare nel tempo ha appassionato da sempre grandi e piccoli. Dal mondo della finzione cinematografica a quello delle scienze e della cosmologia, chiunque si è interrogato sulla possibilità dell'esistenza di una "quarta dimensione", in grado di farci spostare non solo su un piano spaziale, ma anche su quello temporale. Nell'ambito di tali dibattiti, si inserisce lo studio del noto cosmologo Stephen Hawking, che ha teorizzato la propria idea del tempo come "dimensione", paragonabile a tutti gli effetti ai concetti legati allo spazio, come lunghezza, altezza e larghezza.
Continuando sulla scia della teoria della relatività di Einstein, Hawking è convinto che vicino alla velocità della luce, potrebbe esserci una sorta di dilatazione del tempo. E come Einstein, sostiene che ci sono luoghi dove il tempo si muove più velocemente e altri dove il tempo si muove più lentamente. Dipende se sono presenti "elementi" che trascina nello spazio, proprio come accade per le rocce che si trovano all'interno di in un fiume, mosse e trascinate dalla corrente.
La Terra stessa si trascina sullo spazio. Ciò significa che il tempo passa lento sulla Terra più di quanto non lo faccia nello spazio. In merito a ciò, Hawking ricorda che la rete satellitare Global Positioning System deve essere regolata nello spazio proprio a causa di questo "inconveniente".
E infine tornano i
buchi neri. Da molti considerati come "corridoi" di accesso ad altre dimensioni, i buchi neri, per Hawking, possono essere la chiave per viaggiare nel tempo: "un buco nero ha un effetto drammatico per il tempo, rallentandolo molto più di ogni altra cosa nella galassia. Questo lo rende una macchina del tempo naturale". E ipotizza di viaggiare nei pressi di un buco nero su una navicella: "per il popolo coraggioso a bordo della navicella il tempo sarebbe rallentato, per ogni orbita di 16 minuti, avrebbero solo l'esperienza di otto minuti di tempo".
Questo e molto altro dalle parole di Hawking a Discovery News: "Scendendo al livello della più piccola delle scala, più piccola addirittura delle molecole e degli atomi più piccoli, si arriva a un luogo chiamato 'schiuma quantistica', al limite del conoscibile". E sarebbe proprio questo il luogo dove si viaggia nel tempo, all'interno di minuscole gallerie e scorciatoie attraverso lo spazio e il tempo".
Tali gallerie del tempo sono troppo piccole per le persone, ma Hawking ritiene che un giorno ciò potrebbe avvenire. Sogni o realtà?

Francesca Mancuso

"Unlimited Detail": una rivoluzione in tema di grafica 3D che potrebbe cambiare radicalmente il mondo dell’animazione.

Fonte: Nextme.it
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Si chiama Bruce Dell, australiano, non proviene da alcun college tecnico e non lavora per una multinazionale produttrice di videogiochi: promette però una rivoluzione in tema di grafica 3D che potrebbe cambiare radicalmente il mondo dell’animazione. La nuova tecnologia di cui parla, e a cui dedica spiegazioni esaustive tramite il video sottostante, è da lui stesso denominata “Unlimited Detail” e non richiede alcun genere di potenziamento dell’hardware.
Si tratta infatti di una tecnologia software-based, capace di renderizzare di volta in volta soltanto i pixel necessari alla visualizzazione, all’infinito: un algoritmo di ricerca tridimensionale, qualcosa di molto simile al sistema di
Google, o Yahoo.
Ecco come funziona: Unlimited Detail semplicemente abbandona la costruzione di base dell’animazione 3D, basata sull’utilizzo di poligoni più o meno grandi come “scheletro” degli oggetti visibili; per quanto questa tecnica sia ad oggi perfezionata, il dettaglio ne rivela i limiti geometrici, che mal si sposano con le forme tondeggianti o ricche di particolari.
Unlimited Detail costruisce le immagini grazie a piccole nuvole, una sorta di atomi in 3D. Questi punti colorati permettono una definizione dalla qualità eccellente, il che non è poi del tutto nuovo; si tratta però di una quantità di elementi enorme da processare, per un normale computer. I calcoli matematici per la renderizzazione del perimetro impiegherebbero molto tempo prima di delineare la figura in questione.
Il software che Dell propone, in sostanza, cerca in tempo reale soltanto le nuvole necessarie alla visualizzazione da una certa prospettiva, costruendo la scena momento per momento senza sprechi di tempo: sceglie in pratica gli atomi 3D secondo un sistema “search engine” anzichè “graphic engine”.
“Unlimited Detail è una scoperta che definirei “evoluzionaria” piuttosto che rivoluzionaria”
ha dichiarato recentemente Dell, “perchè ci sono molti fattori in causa. Chiunque si occupi di creazione di software di grafica, come Adobe o Maya, dovrà cambiare radicalmente modo di lavorare”
“Si tratta ancora di un’idea”, ha specificato Jon Peddie, della Jon Peddie Research, “ma Bruce Dell è molto convincente e quest’idea risulta solida”.
Pochissime persone hanno finora avuto il privilegio di vedere il software all’opera, ma se ciò che Dell promette risultasse fattibile, il mondo dei videogiochi non sarà mai più lo stesso.
Del resto, come Dell stesso afferma nel video di presentazione, è soltanto con il senno di poi che comprendiamo quanto e come alcune tecniche dapprima considerate “arrivate al top”, siano invece di gran lunga ancora perfezionabili.

Grafene: E’ questo il cuore del futuro computer a base di grafite!

Fonte: Loschermo.it
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La mina, quel bastoncino nero che si trova all’interno delle matite, è fatta di grafite. La grafite è un materiale a base di carbonio, piuttosto comune. Si estrae in giacimenti, tra i più noti quelli del Madagascar. Vi stupireste sapere che le nuove generazioni di computer potrebbero avere microchip alla grafite? Che la grafite potrebbe presto sostituire il silicio? Come è possibile? Il motivo è semplice. Basta guardare come funziona una matita. Si appoggia su un foglio di carta e si fa scorrere. Il risultato è una pista nerastra. Grafite sottilissima lasciata sul foglio. Sembra sorprendente ma da questa semplice osservazione nasce una delle più grandi rivoluzioni della nanoelettronica.
La grafite è un minerale lamellare. E’ costituito da una serie di tantissimi fogli di carbonio uno sopra l’altro come i fogli di un libro e distanziati di meno di un nanometro (un miliardesimo di metro). Ogni foglio sottile quanto un atomo è composto da atomi di carbonio disposti in una geometria a nido d’ape. Il foglio singolo si chiama
grafene. E’ questo il cuore del futuro computer a base di grafite!
L’interesse verso il grafene è dovuto al fatto che la peculiare geometria a nido d’ape è all’origine di proprietà elettroniche uniche. Gli elettroni appartenenti agli atomi di carbonio sono costretti a muoversi nel piano definito dal foglio di grafene secondo percorsi a simmetria esagonale, fatto che li rende simili a particelle senza massa (come i fotoni) che viaggiano nel materiale con una velocità vicina a quella della luce. Se i singoli fogli di grafene potessero essere messi a contatto tra loro con elettrodi metallici diventerebbero un vero e proprio circuito integrato dalle eccezionali proprietà. Queste caratteristiche potrebbero rendere possibili una serie di applicazioni nel campo della nanolettronica e aprire la strada a studi fondamentali di meccanica quantistica in sistemi elettronici confinati in due dimensioni in cui gli elettroni risultano sensibili contemporaneamente a effetti quantistici e a quelli relativistici.
Bello (a parole). Ma il singolo foglio di grafene si trova impacchettato insieme a miliardi di altri fogli identici nella grafite. Come è possibile isolarlo e poi manipolarlo dato che il suo spessore è quello di un atomo? Per decine di anni il grafene è rimasto un sogno nel cassetto fino al 2004 quando un gruppo di ricercatori inglesi, coordinati dai fisici
Andre Geim e Kostya Novoselov, trovò la soluzione aprendo nuove clamorose prospettive sia per la ricerca di base che per le possibili applicazioni. Grazie ad apparecchiature inimmaginabili e costose, si penserà, ed invece no. La soluzione venne trovata sul bancone di un supermercato!
Funziona più o meno così:
Al costo di due euro si compra del semplice nastro adesivo trasparente. Poi si prende un frammento di normalissima grafite e ci si attacca sopra un pezzo del nastro adesivo. Poi si tira via con decisione. Sul nastro rimangono dei residui di grafite. A questo punto si preme il nastro adesivo su un substrato (si usa di solito il biossido di silicio). Si rimuove il nastro che poi si butta via e si mette il substrato sotto un microscopio. Ecco fatto. Sul substrato si individuano delle regioni di dimensione di alcune decine di micron (un micron è un milionesimo di metro) che al microscopio ottico appaiono di un colore particolare. Sono i fogli purissimi e sottilissimi di grafene! A questo punto si possono depositare gli elettrodi metallici (seguendo procedimenti ben noti) su questi fogli così individuati e creare il circuito al grafene. Dal 2004 la ricerca su questo materiale è letteralmente esplosa. Sono migliaia gli articoli scientifici pubblicati ogni anno sulle proprietà del grafene e sulle possibili applicazioni. E nel mentre la ricerca di base avanza, le grandi industrie come l’IBM interessate alla applicazioni pratiche (per esempio
transistor ad alta frequenza) iniziano ad investire su questo materiale.
Il grafene rappresenta quindi una delle prospettive più entusiasmanti nella ricerca di nuovi materiali e approcci per la nanoelettronica, ma anche per applicazioni in campi quali quello della sensoristica ambientale o della energia pulita. Per esempio è stato proposto in alcuni recenti lavori teorici che il grafene potrebbe essere impiegato come materiale capace di immagazzinare l’idrogeno grazie alla capacità degli atomi di carbonio disposti nel piano di legarsi con l’atomo di idrogeno nella direzione perpendicolare al piano. Questo fatto potrebbe essere sfruttato per realizzare dei contenitori di idrogeno sicuri e compatti per alimentare batterie dei cellulari o addirittura automobili.
Tuttavia la tecnica di fabbricazione del grafene basata sul nastro adesivo (chiamata tecnica della esfoliazione meccanica della grafite) non può considerarsi soddisfacente per un suo utilizzo nella realizzazione di dispositivi miniaturizzati per la nanoelettronica. Infatti, ad ogni tentativo di produzione e deposizione su un substrato del singolo strato di grafene si ottengono per lo più multistrati di grafene e solo in alcuni casi un singolo strato. In aggiunta non si controllano le estensioni laterali, né il punto preciso dove il grafene si deposita e altre caratteristiche quali la concentrazione degli elettroni. Tutto questo, ovviamente, rappresenta un limite allo sfruttamento delle proprietà del grafene su scala industriale. Un limite che crediamo verrà superato ben presto.
Un articolo di Vittorio Pellegrini

Somah, il cocktail chimico che conserva gli organi da trapiantare anche a temperatura ambiente.

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Un gruppo di ricercatori della Harvard Medical School stanno sperimentando con successo (per ora sui suini) uno speciale cocktail chimico composto da 21 principi che riesce a preservare gli organi dal deterioramento senza la necessità di tenerli a basse temperature.
La maggior parte degli organi può sopravvivere fuori dalla sede corporea solo dalle 4 alle 8 ore prima di deteriorarsi definitivamente: questo rende difficoltosa la pratica dei trapianti.
Attraverso questa ricerca (che i ricercatori di Harvard chiamano "Somah") sarà possibile prolungare la vita dei nostri amabili "pezzi di ricambio" e rendere più semplici i trapianti.
Ecco un video:


domenica 9 maggio 2010

CERN: Il Large Hadron Collider (LHC) e il mistero del rumore di fondo a 8'000 Hertz.

Fonte: INFN
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Si sta cercando di capire che cosa provoca in LHC un fastidioso rumore di fondo che "inquina" il fascio delle particelle in corsa dentro l'acceleratore. Si tratta di una vibrazione a 8 KHertz osservabile in tutta la macchina ma la cui causa è, per ora, sconosciuta. Il fascio, insomma, vibra a questa frequenza mentre non dovrebbe farlo. I tecnici hanno tempo fino a domani sera, mercoledì, per scoprirlo. Verso le 19 di domani, infatti, finirà lo stop programmato da tempo, uno stop iniziato lunedì e utile per rivedere una serie di problemi tecnici, dalla criogenia a nuovi "gruppi di continuità" per evitare falsi allarmi. La vibrazione misteriosa potrebbe avere molte cause e ovviamente ci sono già alcune ipotesi di lavoro. Una di queste riguarda la possibilità che a provocare il rumore di fondo siano i cavi del nuovo sistema di protezione dai quench (cioè di sicurezza rispetto a un riscaldamento dei magneti che potrebbe portarli a una transizione violenta tra la superconduttività e la conduttività ordinaria).

Anton Zeilinger: Non località ...Misteri dell'interazione a distanza,teletrasporto e concetto di Informazione.

Fonte: Asia.it
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Intervista ad Anton Zeilinger.
Il fisico viennese Anton Zeilinger parla del teletrasporto, dell'informazione costitutiva di un essere umano e della libertà in fisica.
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Die Weltwoche: Prof. Zeilinger, i media la chiamano "Signor Trasbordo [Beam, orig.]". Lei personalmente sarebbe assolutamente contrario al concetto di trasbordo. Perché?
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Anton Zeilinger: Perché dà un'impressione sbagliata del mio lavoro. Il "Trasbordo" ["Beaming", orig.] è presente solo nelle rappresentazioni cinematografiche della scienza, in cui è stato usato come un dispositivo per far soldi. In realtà, dover raggiungere tutti quei pianeti aumentava molto i costi di produzione. Il teletrasporto è conveniente: basta contare fino a tre e ti ritrovi da qualche altra parte. Ma c'è una grande differenza rispetto a ciò che stiamo facendo qui.
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Cosa state facendo?
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Stiamo trasferendo le proprietà delle particelle di luce ad una certa distanza dentro altre particelle di luce, senza ritardo temporale. La procedura è basata su un fenomeno che esiste solo nel mondo quantistico, conosciuto come "teletrasporto quantistico".
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Suona eccitante quasi quanto "trasbordo" ["beaming", orig.].
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Sì, ma ci sono due grandi differenze. Primo, noi trasferiamo proprietà, non materia. Secondo, finora abbiamo avuto il maggior successo con le particelle di luce e occasionalmente con atomi, non con oggetti di grandi dimensioni.
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Nel 1997 il suo gruppo ha effettuato con successo il primo teletrasporto quantistico. Quale distanza può essere attraversata oggi con questa tecnica?
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Lo scorso anno abbiamo trasportato particelle di luce per una distanza di 600 metri sotto il Danubio - questo è l'attuale record mondiale. Dico sempre che quando gli americani davvero inizieranno la loro missione per Marte, il viaggio di 280 giorni sarà mortalmente noioso per gli astronauti. Loro potrebbero essere interessati a prendere parte in alcuni esperimenti di teletrasporto lungo il tragitto e si incrementerebbe il record a centinaia di milioni di chilometri o più.
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Lei ha detto che trasferite solo proprietà, non particelle. "Copiare" non sarebbe un'espressione più accurata rispetto a "Teletrasportare"?
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No. Primo, differisce dalla semplice copia in quanto l'originale perde le sue caratteristiche. Questo è qualcosa di pazzesco che può esistere solo nel mondo quantistico. Lei può realmente rimuovere tutte le proprietà di una particella e fornirle ad un'altra.
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Ma entrambe le particelle rimangono dove sono.
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Sì, ma la questione è: come posso io riconoscere un originale? Io sostengo: solo attraverso le sue proprietà. La materia in sè è completamente irrilevante. Se cambio tutti i miei atomi di carbonio con altri atomi di carbonio, io sono ancora Anton Zeilinger.
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Questo succede nel corso della nostra vita. Noi continuamente cambiamo le nostre proprie cellule.
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Esattamente. L'unica cosa importante sono le mie proprietà e esse sono basate sull'ordine degli atomi - quello che mi permette di essere chi sono. Gli atomi non sono importanti in sè. Quindi quando traferiamo le caratteristiche durante il teletrasporto, in questo senso noi realmente trasferiamo gli originali.
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Qualche gruppo di fisici ha già teletrasportato singoli atomi. Quindi cosa davvero manca dal trasbordare esseri umani?
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Noi qui stiamo parlando di fenomeni quantistici - non abbiamo idea di come produrre questi effetti con oggetti di grandi dimensioni. Ed anche se fosse possibile, il problema da affrontare potrebbe essere enorme. Primo, per ragioni fisiche, l'originale dovrebbe essere completamente isolato dal suo ambiente affinché il trasbordo funzioni. Ciò richiede il vuoto assoluto, ed è abbastanza risaputo che questo non è particolarmente salutare per gli esseri umani. Secondo, lei vorrebbe prendere tutte le proprietà da una persona e trasferirle in un'altra. Questo significa produrre un essere che non ha più nessun colore di capelli, nessun colore degli occhi, nulla. Un uomo senza qualità! Questo non manca solo di etica - è così folle da essere impossibile da immaginare.
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Beh, a Vienna forse... Ma lei ha detto che un altro problema era la mole di informazioni. Una volta ha calcolato che se registrassimo tutte le informazioni di un essere umano dentro dei CD, dovrebbero essercene a sufficienza per formare una pila che da qui raggiungerebbe il centro della via lattea.
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Questo era qualche anno fa - con la tecnologia attuale la pila non sarebbe ancora così alta. Ma possiamo fare un calcolo grossolano. Gli atomi in un essere umano sono l'equivalente di una massa di informazione di circa mille miliardi di miliardi di miliardi di bit. Sempre con le tecnologie di punta oggi, questo significa che occorrerebbero 30 miliardi di anni per trasferire questa mole di dati. Questo è il doppio dell'età dell'universo. Quindi ci serve un maggior numero di passi avanti nella tecnologia, innanzitutto.
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Quali pensa che siano i limiti del teletrasporto?
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Chi lo sa, forse tra un migliaio di anni saremo davvero capaci di teleportare una tazza di caffè. Ma attenzione: anche la più piccola interferenza potrebbe significare che la tazza arrivi senza il manico. Questo metodo è di gran lunga troppo pericoloso per gli umani.
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Perché la procedura è così sensibile ai disturbi?
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In quanto ogni disturbo - e questo vale per una misura o un'osservazione - altera lo stato delle particelle coinvolte nel trasporto. Le regole della fisica quantistica sono completamente diverse da quelle del mondo in cui viviamo. Per il teletrasporto qunatistico noi usiamo il metodo della correlazione[entanglement]. Questo è un particolare stato che connette due o più particelle, ma che scompare tanto in fretta quanto prima si cerca di osservarlo dall'esterno.
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Correlazione[Entanglement] - possiamo immaginarla come...
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...non c'è modo di immaginarla. Il fisico austriaco Erwin Schrödinger ha coniato il termine nel 1935 ed ha anche detto che il garbuglio nei fenomeni della fisica quantistica è tale da costringerci a dire addio a tutte le nostre idee più care circa il mondo.
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Ci aiuti a farlo!
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Quando due particelle colidono come palle da biliardo nel mondo quantistico, esse sono immediatamente collegate o correlate. Nessuna delle due ha una posizione chiaramente definita o un preciso momento (quantità di energia): posizione e velocità sono incerte, appunto.
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Il famoso principio di indeterminazione di Heisemberg.
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Esattamente. Ma poi io posso fare una misura, diciamo, del momento di una delle particelle correlate. A causa di questa misura, il momento che era prima incerto, adesso può essere determinato. La cosa particolare è che nello stesso istante la seconda particella acquista un ben preciso momento. Non ha importanza quanto distante essa sia.
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Albert Einstein chiamò questo effetto "azione imprevedibile[spooky] a distanza".
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Esatto. Ma il veramente strano deve ancora venire.
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Non vedo l'ora.
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Il risultato delle mie misure sulla prima particella è totalmete casuale. Non c'è modo di predirlo, in linea di principio. Ma appena ho il risultato, posso dedurre il momento della seconda particella.
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Quindi posso misurare accuratamente il momento della seconda particella, anche se è a miliardi di chilometri di distanza.
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Teoricamente sì. L'effetto è stato provato al massimo con una distanza di cento chilometri. La cosa pazzesca è che non c'è stato scambio di informazione tra le due particelle. Esse reagiscono assolutamente in sincrono, sebbene ognuna di esse non può sapere nulla dell'esistenza dell'altra. Può pensare a due dadi lontani tra loro che si fermano sempre sullo stesso numero, senza che ci sia nessun tipo di meccanismo che li connette. Assurdo!
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Incertezza, coincidenza, effetti imprevedibili - tutto ciò non la stordisce certe volte?
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E' tutto piuttosto folle. L'effetto imprevedibile a distanza è un processo fuori dal tempo e dallo spazio che neanche io riesco a immaginare. Ma credo che la fisica quantistica ci dica qualcosa di davvero profondo riguardo al mondo. E cioè che il mondo non è come è indipendentemente da noi. Così le caratteristiche del mondo sono in qualche misura dipendenti da noi.
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Questo suona quasi New Age.
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Bisogna stare attenti a non equivocare. Io intendo questo: lo sperimentatore può determinare attraverso la sua scelta dello strumento di misura quale grandezza fisica diventa realtà. Prenda una particella con una posizione e una velocità incerte. Quando lei la guarda attraverso un microscopio e la localizza, la particella le fornisce una risposta: "Io sono qui". Questo significa che la posizione diventa realtà in quel momento. Prima, la particella non ha posizione alcuna. Con la scelta di misurare noi abbiamo influenzato la realtà oltre le nostre aspettative. Ma la risposta che la natura ci fornisce è completamente casuale.
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Io scelgo lo strumento di misura e la natura sceglie il risultato?
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Giusto. Io chiamo questo "le due libertà" La prima è quella dello sperimentatore nella scelta dello strumento di misura - questo dipende dalla mia libertà di volere [la scelta]; e poi la libertà della natura nel fornirmi la risposta che più le piace. Una libertà condiziona l'altra, per così dire. Questa è veramente una proprietà sottile. E' troppo grave che i filosofi non dedichino molto tempo a riflettere su ciò.
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Mi piacerebbe tornare sue queste libertà. Primo, se lei assumesse che non ci sia libertà di scelta - e ci sono persone che sostengono questa posizione - allora può fare a meno di tutte le follie della meccanica quantistica in un sol colpo.
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Vero - ma solo se lei assume un mondo completamente determinato dove ogni cosa che è accaduta, assolutamente ogni cosa, è fissata in una grande rete di causa-effetto. Allora c'è stato un evento nel passato che potrebbe aver determinato sia la mia scelta dello strumento di misura che il comportamento della particella. Quindi la mia scelta non è più una scelta, l'incidente casuale non è più casuale e l'azione a distanza non è più tale.
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Può accettare una simile idea?
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Non posso escludere che il mondo sia fatto così. Ma per me la libertà di fare domande sulla natura è una delle conquiste essenziali delle scienze naturali. E' una scoperta del Rinascimento. Per i filosofi e i teologi del tempo doveva sembrare incredibilmente presuntuoso che le persone improvvisamente iniziassero a ideare esperimenti e a fare domande sulla natura e a dedurre leggi naturali, che erano di fatto esclusiva di Dio. Per me ogni esperimento sta in piedi o cade assieme al fatto che io sono libero di fare domande e effettuare le misurazioni che voglio. Se questo è tutto determinato, allora le leggi di natura apparirebbero solo come leggi e le scienze naturali nella loro interezza cadrebbero.
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Ci sono fisici che propugnano il completo determinismo?
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Ne ho incontrato uno. Quando ero molto più giovane e maleducato di oggi, e l'ho intenzionalmente insultato pubblicamente in una conferenza. Lui era infuriato. Gli ho detto: "Perché sei seccato? Nè tu nè io siamo liberi in quello che facciamo."
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Mi piacerebbe arrivare alla seconda libertà: La libertà della natura. Lei ha detto che, per esempio, la velocità o la posizione di una particella sono solo determinate al momento della misura ed in modo completamente casuale.
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Io sostengo: E' così casuale che nemmeno Dio conosce la risposta.
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In ultimo, questo implica qualcosa di mostruoso: ossia che la particella non ha assolunamente nessuna caratteristica prima che questa venga misurata. Il grande fisico Niels Bohr una volta disse: "Nessuno ha mai visto una sedia". Non c'è una realtà oggettiva. Solo ciò che viene misurato esiste. Noi costruiamo la realtà e lo facciamo solo nel momento dell'osservazione o della misura.
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Credo che lei debba fare una distinzione: secondo me c'è qualcosa che esiste indipendentemente da noi - in fisica lo chiamiamo l'evento singolare. Per esempio l'attività di un rilevatore di particelle. O l'attività di certe cellule nel mio occhio, che registra un certo numero di particelle di luce e poi provoca una reazione chimica che viene successivamente registrata nel cervello. L'immagine che creiamo alla base di esso sono nostre costruzioni. La sedia di Bohr o ad un livello più astratto, l'equazione di stato della meccanica quantistica o i nostri concetti su un oggetto. Naturalmente siamo molto orientati agli scopi, in quanto ci siamo abituati con un uso ripetuto degli oggetti.
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Quindi c'è di fatto qualcosa che esiste indipendentemente da noi. E la luna è comunque lì anche se io non la guardo.
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Qualcosa esiste, ma non ci è direttamente accessibile. Solo indirettamente. E se questa cosa deve essere davvero chiamata "luna" è un'altra questione. Questa è anche un costrutto.
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Ma c'è qualcosa lì sopra...
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...la parola "lì" è un altro costrutto. Spazio e tempo sono concetti finalizzati a dare significato al nostro mondo di apparenze. Quindi sono costrutti del tutto razionali. Non voglio in nessun modo dare l'impressione che io creda che ogni cosa sia semplicemente una nostra immaginazione.
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Il mondo è un enorme teatro che è rappresentato solo nelle nostre teste.
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Questa non è certamente la mia visione delle cose.
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Quindi come vuole chiamarlo, questo qualcosa che non può chiamare luna o spazio o tempo - questo qualcosa che esiste indipendentemente da noi?
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Non starei dando un'altra qualificazione se cercassi di dargli un nome? Non sarebbe sufficiente dire semplicemente che esiste? Appena utilizza parole come "mondo" o "universo", lei ricomincia a trascinarsi dietro tutta quella zavorra concettuale.
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Ma lei difende la tesi che c'è una "materia originaria (costitutiva, ndt.) dell'universo": l'informazione.
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Sì. Per me il concetto di informazione è alla base di ogni cosa che noi chiamiamo "natura". La luna, la sedia, l'equazione degli stati, niente e tutto, in quanto non possiamo parlare di alcunché senza de facto parlare dell'informazione che noi abbiamo di queste cose. In questo senso l'informazione è il blocco costruttivo basilare del nostro mondo.
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Ma proprio ora noi stiamo parlando di un mondo che esiste indipendentemente da noi.
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E' vero. Ma questo mondo non è direttamente accertabile o descrivibile. Questo perché ogni descrizione deve essere fatta in termini di informazione e quindi lei entra inevitabilmente in un ragionamento circolare. C'è un limite che non possiamo attraversare. E anche una civiltà su Alpha Centauri non può attraversarlo. Per me questo è qualcosa di quasi mistico.
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Nel suo ultimo libro lei ha scritto: "Le leggi di natura non dovrebbero fare distinzioni tra realtà e informazione." Perché?
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Noi abbiamo imparato nelle scienze naturali che la chiave di lettura può essere spesso trovata se rimuoviamo certe linee di demarcazione nelle nostre menti. Newton ha mostrato che la mela cade al suolo in accordo a certe leggi che governano l'orbita della luna intorno alla Terra. E con questo ha reso obsoleta la vecchia differenziazione tra fenomeni terrestri e fenomeni celesti. Darwin ha mostrato che non ci sono linee divisorie tra l'uomo e gli animali. Ed Einstein ha rimosso la linea di demarcazione tra spazio e tempo. Ma nelle nostre menti, noi ancora tracciamo una linea di separazione tra "realtà" e "conoscenza sulla realtà", in altre parole tra realtà e informazione. E lei non può tracciare questa linea. Non c'è nessuna regola, nessun processo di distinzione tra realtà e informazione. Tutto questo pensare sulla realtà è pensare sull'informazione, che è il motivo per cui lei non può fare questa distinzione in una formulazione delle leggi di natura. La meccanica quantistica, correttamente interpretata, è una teoria dell'informazione.
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E può definitivamente spiegare tutti questi strani fenomeni quantistici col suo concetto di informazione?
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Non ancora tutti, ma ci stiamo lavorando sopra. Con la limitazione funziona in modo eccellente.
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Come?
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Io immagino che un sistema quantistico può portare solo una limitata quantità di informazione, che è sufficiente solo per una singola misurazione. Torniamo indietro alla situazione delle due particelle che collidono come palle da biliardo così da entrare in uno stato di limitazione. In termini di teoria dell'informazione questo significa che l'informazione è distribuita su entrambe le particelle, invece che su ogni particella che individualmente porta l'informazione. E questo significa che l'intera informazione che abbiamo pertiene alla relazione tra le due particelle. Per questa ragione, dalla misurazione della prima particella posso anticipare la velocità della seconda. Ma la velocità della prima particella è completamente casuale.
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In quanto l'informazione non è sufficiente.
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Esatto. La sua casualità è in ultimo una conseguenza della finitezza dell'informazione.
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Professor Zeilinger, lei appartiene alla rara specie di fisici filosofanti. Una volta ce n'erano di più, specialmente in Austria: Wolfgang Pauli, Schrödinger, Ludwig Boltzmann, Ernst Mach...
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Non solo in Austria. Può essere che Vienna sia una città speciale, ma c'era e c'è ancora una tradizione in Europa di pensiero filosofico tra i fisici. Me ne accorsi nel 1977, quando andai in America per la prima volta. Già dopo un po' di settimane ho iniziato a sentire la mancanza della discussione di stampo filosofico. Qui noi siamo più pronti a farci domande davvero fondamentali. In Europa è importante chiedere cose. In America è importante essere in grado di costruire qualcosa. Io non intendo dire che questo sia totalmente negativo.
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E' probabilmente la ragione della superiorità americana, specialmente in tecnologia.
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Certamente. Ed ha anche a che fare con lo spirito pionieristico e con il "successo" nelle scienze naturali durante la seconda guerra mondiale. Ma penso che l'approccio europeo sia di maggior successo a lungo termine. Precisamente nel caso di quelli che sono i maggiori problemi che la fisica affronta. Noi ora stiamo lavorando all'unificazione della gravitazione e della fisica quantistica da quasi ottant'anni - ci deve essere qualcosa di sbagliato nella nostra concezione. Sono convinto che potremo riuscirci solo con un approccio filosofico completamente nuovo.
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Ma in tempi recenti ha anche avanzato una idea prettamente in stile americano: una università di elite per l'Austria.
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Sì, abbiamo cercato un buon nome per qualche tempo. Adesso è chiamata "Istituto Austriaco di Scienza Avanzata e Tecnologia". L'idea è di creare una istituzione scientifica a livello mondiale, di quelle in grado di attrarre le migliori persone. Qualcosa come l'ETH di Zurigo, ma...
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...un po' meglio?
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Già, in qualche ambito l'ETH è molto, molto buono, ma non in ogni ambito. Questo è il maggiore svantaggio delle università europee, ossia questo miscuglio di eccellenza e mediocrità. Lei può trovare questo in quasi tutte le università in Europa. In America, per contrasto, le differenze di qualità esistono più tra diverse istituzioni. Ce ne sono alcune di primissimo livello, ma ce ne sono altre molto mediocri ed altre molto povere. La mia idea è un'università solo per attività di dottorato e post-dottorato. Cinquecento persone al massimo, un campus dove la gente costantemente discute e si scambia idee. Nella mia esperienza i migliori risultati si ottengono quando c'è un alto grado di cooperazione interdisciplinare.
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Quanto è lontano nel tempo l'Istituto Austriaco?
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Il progetto è pronto, il governo ha espresso la sua approvazione, quello che manca è il denaro.
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Probabilmente non è economico.
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Il costo non è più alto che qualche chilometro di autostrada: dai cinquanta agli ottanta milioni di euro di capitali iniziali e circa lo stesso importo per coprire ogni anno i costi operativi. Sono convinto che l'Austria ne abbia bisogno. E sono anche convinto che in dieci o venti anni la nostra regione avrà una università di livello mondiale. La questione è: Quì, a Bratislava o a Varsavia?
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Qui c'è la lista delle pubblicazioni di Anton Zeilinger. Il suo recente lavoro, "Einsteins Spuk. Die neue Welt der Quantenphysik." (Il velo di Einstein. Il nuovo mondo della fisica quantistica) è pubblicato da Bertelsmann (Einaudi in Italia). L'intervista è tratta dalla traduzione inglese di John Lambert e Lucy Powell che potete leggere qui,apparsa in tedesco in Die Weltwoche, 3 Gennaio 2006. Traduzione a cura di Paolo Ferrante, Redazione Centro Studi ASIA.