mercoledì 24 febbraio 2010

Yoga e neuroscienze si incontrano: una nuova terapia per i disturbi psicologici.

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a cura di Federico Pedrocchi

C'è un progetto singolare, rivolto a sperimentare una nuova terapia per i disturbi psicologici come la depressione, le forme di ansia gravi, gli attacchi di panico. E' nato presso il Dipartimento di neuroscienze dell'Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano, in stretta collaborazione con la sezione italiana di Iahv , una organizzazione non governativa (Ong) internazionale che opera nell'ambito della salute con interventi nei quali la metodica Sky ha sempre un ruolo importante, metodica che consiste in un protocollo di tecniche di respirazione abbinate a semplici posizioni yoga e a una rilettura moderna della conoscenza yogica della natura della mente. Le neuoroscienze, quindi, un'area di ricerca che in questi ultimi anni sta ottenendo grandi risultati sperimentali, si incontra con lo yoga. Lo fa costituendo dei piccoli gruppi di pazienti che, in incontri periodici, una volta alla settimana, pratica alcuni particolari esercizi yoga, quelli che, con modalità diverse, sono basati su tecniche di respirazione. Prima di iniziare gli incontri le persone sono soggette a delle visite mediche e a dei colloqui. Non solo prima ma anche durante il periodo in cui si svolgono le sedute yoga. Queste pratiche, poi, non escludono che i pazienti siano soggetti a terapie farmacologiche. Quindi, una vera e propria confluenza di due tecniche diverse.Per parlare di questo progetto abbiamo intervistato quattro curatori del progetto stesso.Sono Roberto Sanlorenzo, biologo, responsabile per l'Italia delle applicazioni e della ricerca medico scientifica sulle metodiche Sky; Ravi Shankar, oggi uno dei maestri yoga più autorevoli a livello mondiale; Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell'Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano; Nicola Montano, professore associato di medicina interna e ricercatore nel campo controllo nervoso del sistema cardiovascolare.

Ascolta il servizio con le interviste:
Scarica il file audio in mp3

Per chi fosse interessato ad approfondire le applicazioni terapeutiche della metodica Sky per disturbi psicologici: www.iahv-italia.org.
Progetti non strettamente terapeutici: www.artedivivere.org.

martedì 16 febbraio 2010

Ideato un dispositivo elettronico per poter "misurare" la fertilità maschile ...comodamente a casa propria...


Fonte: Physorg.com 

A new 'fertility chip', developed by researchers at the University of Twente’s MESA+ Institute for Nanotechnology (The Netherlands), can accurately count spermatozoa in sperm. This is an important step towards the development of a compact device for reliable ‘pre-scanning’ of male fertility. The researchers are publishing the invention of the chip in the scientific journal Lab on a Chip.

Every year more than 10,000 couples in the Netherlands apply for help because of involuntary childlessness. A sperm analysis is typically the first step of fertility research. Testing sperm quality requires stringent pre-test preparations and a specialized laboratory. Tests often have to be repeated two to five times for sufficient reliability. If men can carry out the tests in the privacy of their own home this makes the procedure much less awkward for them. Moreover, the probability of a reliable diagnosis is increased as well. Finally, the researchers think that the costs for health insurers can be decreased too.

The chip developed by researcher Loes Segerink can accurately count spermatozoa. Concentration is an important indication of the sperm count: the norm for fertility is 20 million spermatozoa per millilitre of ejaculate. Simple home tests are available, but these can only indicate that the sperm count is 'above or below the norm'. These tests are too limited because they do not actually measure the concentration of spermatozoa.

On the new chip, the spermatozoa flow through a fluid channel, above which electrodes are fitted. When a cell flows under this 'bridge', its electrical resistance changes momentarily, and this event is counted. It is important that the count distinguishes between spermatozoa and other particles or cells in the fluid: if other particles are included the count will be unreliable. Segerink added minuscule balls to the fluid to test its selectivity. The method proved to be selective enough to distinguish between the balls and the spermatozoa. White blood cells were also distinguished by the chip. The number of white blood cells tells us something about sperm quality and so this is important additional information for the gynaecologist.

Loes Segerink developed the 'fertility chip' in Prof. Albert van den Berg's BIOS Lab-on-a-Chip research group. This group is part of the University of Twente's MESA+ Institute for Nanotechnology. The research is financed by Technology Foundation STW.

More information: The publication 'On-chip determination of spermatozoa concentration using electrical impedance measurements' by Loes Segerink, Ad Sprenkels, Paul ter Braak, Istvan Vermes and Albert van den Berg, has been published online in the form of an Advance Publication, and will appear in the scientific journal Lab on a Chip in the near future.

Provided by University of Twente

lunedì 15 febbraio 2010

Un circuito molecolare per trasformare radiazione ottica in corrente elettrica.

Fonte: Le Scienze
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L'intensità di corrente misurata è tale da far prevedere possibili applicazioni in campo elettronico, in particolare nel campo dei sensori.
Un circuito molecolare per trasformare radiazione ottica in corrente elettrica: è questo il frutto delle ricerche del Nano/Bio Interface Center dell'Università della Pennsylvania.
Secondo quanto reso noto dagli studiosi, che firmano
un articolo di resoconto sulla rivista ACS Nano, si tratta di una schiera di particelle nanoscopiche di oro in grado di rispondere alle onde elettromagnetiche creando plasmoni di superficie che inducono una corrente elettrica lungo le molecole, in modo del tutto simile a ciò che succede nelle celle fotovoltaiche.
Il risultato potrebbe aprire la strada a un approccio nanotecnologico allo sfruttamento della radiazione luminosa, in particolare nell'autoalimentazione dei circuiti elettronici utilizzati nella tecnologia dei sensori o per la memorizzazioni di dati di un computer con bit a funzionamento optoelettronico.
Dawn Bonnell, professore di scienza dei materiali e direttore del Nano/Bio Interface Center della Penn, e colleghi hanno ottenuto il risultato vincolando la schiera di nanoparticelle d'oro a un substrato di vetro. Ottimizzando la distanza tra di esse, i ricercatori hanno poi sperimentato la "risposta" della schiera quando viene investita dalla radiazione luminosa, constatando la formazione di elettroni di conduzione, chiamati plasmoni, sulla loro superficie.
Ma l'aspetto più interessante è che l'effetto plasmonico incrementa l'efficienza dell'attuale produzione di corrente elettrica di un fattore compreso tra il 400 e il 2000 per cento. Tale circostanza permetterebbe di raccogliere la corrente e di sfruttarla in un circuito esterno collegato.
Oltre a ciò, il gruppo ha dimostrato che l'intensità della fotoconduttività delle nanoparticelle può essere calibrata in modo indipendente dalle caratteristiche ottiche delle molecole coinvolte, una proprietà, questa, che ha profonde implicazioni per le future applicazioni tecnologiche. (fc)

Osservate per la prima volta reazioni chimiche in prossimità dello zero assoluto.

Fonte: Le Scienze
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Finora nessuno era stato in grado di osservare le conseguenze dirette delle interazioni e dei movimenti quanto-meccanici delle molecole sui processi di reazione chimica.
Per la prima volta sono state osservate reazioni chimiche in prossimità dello zero assoluto, e la loro velocità di reazione è stata controllata sfruttando le leggi della meccanica quantistica. A riuscirci è stato un gruppo di ricercatori del JILA (Joint Institute for Laboratory Astrophysics), una collaborazione fra il National Institute of Standards and Technology (NIST) e l'Università del Colorado a Boulder. "E' perfettamente ragionevole aspettarsi che quando si raggiunga uno stato ultrafreddo non si possa semplicemente parlare di chimica. Ma questo lavoro dice che no, c'è comunque un bel po' di chimica", osserva Deborah Jin,che ha diretto uno dei gruppo di studio coinvolti nell'esperimento, descritto in un articolo pubblicato su Science."Stiamo osservando un nuovo fondamentale aspetto della chimica, che ci dà un nuovo strumento per comprendere e controllare le reazioni", ha aggiunto Jun Ye, che ha diretto il secondo gruppo coinvolto nella ricerca.Gli scienziati sanno da moltissimo tempo come controllare gli stati interni della molecole, come per esempio i loro livelli di energia vibrazionale. Da anni inoltre si stanno studiando gli effetti del comportamento quantistico degli elettroni e dei nuclei sulle molecole. Ma finora nessuno era stato in grado di osservare le conseguenze dirette delle interazioni e dei movimenti quanto-meccanici delle molecole sui processi di reazione chimica. Per riuscire a farlo i ricercatori del Jila hanno creando molecole semplici, raffreddandole fino a una temperatura estremamente vicina allo zero assoluto, in modo da poter rilevare i sottilissimi effetti quantistici. L'esperimento è stato condotto su un gas ultrafreddo, portato a una temperatura di pochi nenokelvin. Le molecole del gas erano costituite da un atomo di potassio e un atomo di rubidio, così da mostrare una carica positiva dal lato del potassio e negativa da quella del rubidio, in modo da poterle controllare sfruttando campi elettrici. Nella chimica convenzionale le molecole possono collidere fra loro e reagire dando luogo a diversi composti. Nella situazione ultrafredda dell'esperimento, si comportano però non come particelle solide che possono entrare in urto, ma come funzioni d'onda rette dalle equazioni quantistiche che possono sovrapporsi. I ricercatori di fatto hanno potuto rilevare che all'interno delle trappole ottiche in cui erano confinati i gas, si manifestava uno sviluppo di calore correlato a reazioni che avvenivano a una velocità 100 volte superiore a quella che avrebbe dovuto permettere la bassissima velocità delle molecole, indice del fatto che la grande maggioranza di esse era dovuta alla sovrapposizione delle onde e non all'urto delle molecole. (gg)

Assemblare singoli fotoni ora è possibile: si apre una nuova era nella tecnologia dell'informazione quantistica.

Fonte: Le Scienze
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La capacità di montare e controllare oggetti quantistici complessi - osservano i ricercatori - apre una nuova era nella tecnologia dell'informazione quantistica.
Assemblare particelle elementari è molto più difficile che montare dei pezzi del Lego, ma la cosa parrebbe senza speranza se quelle particelle sono fotoni, che esistono solamente finché sono in volo e svaniscono appena toccano qualcosa. Ora, però, come viene riferito in un articolo pubblicato online sul sito della rivista Nature Photonics, un gruppo di ricercatori dell'Università di Calgary, in Canada, è riuscito a manipolare una singolare proprietà delle particelle quantistiche, l'entanglement, per montare uno sull'altro due fotoni."Questa capacità di montare e controllare oggetti quantistici complessi è considerata il santo Graal della scienza dei quanti", osserva Andrew MacRae, che ha partecipato alla ricerca. "Ci porta all'alba di una nuova era della tecnologia dell'informazione quantistica."La tecnologia della prossima generazione quantistica, osservano i ricercatori, permetterà di sfruttare proprietà e capacità completamente nuove arrivando non solo a computer decisamente più veloci e a sistemi di trasmissione sicuri, ma anche a strumenti di misurazione straordinariamente sensibili e a un più fine controllo delle reazioni chimiche. "La luce è un oggetto quantistico particolarmente interessante, dato che è un eccellente mezzo di comunicazione. E qualunque sia il modo in cui verranno costruiti i computer quantistici del futuro, essi parleranno fra loro usando fotoni", ha detto Alexander Lvovsky, che ha diretto la ricerca.I ricercatori hanno usato specchi e lenti per mettere a fuoco un fascio di luce laser blu su un particolare cristallo, capace di assorbire l'elevata energia dei fotoni blu e convertirla in una sovrapposizione di stato di fotoni rossi a energia più bassa, che emergono in due direzioni, o "canali". Misurando uno dei canali con sensibilissimi strumenti i fisici sono riusciti a stabilire lo stato quantistico desiderato nell'altro, un'operazione resa possibile dal fatto che i due fotoni sono entangled, ossia in uno stato di sovrapposizione: una misurazione eseguita in un canale comporta un immediato cambiamento nell'altro. Indipendentemente dal fatto che le due particelle si trovino a distanza ravvicinata o molto lontane. (gg)

lunedì 1 febbraio 2010

"Relazioni con abitanti dei corpi celesti": Il famoso rapporto del 1947,che fu elaborato da Einstein e Oppenheimer.

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Relationships with extraterrestrial men, presents no basically new problem from the standpoint of international law; but the possibility of confronting intelligent beings that do not belong to the human race would bring up problems whose solution it is difficult to conceive.In principle, there is no difficulty in accepting the possibility of coming to an understanding with them, and of establishing all kinds of relationships. The difficulty lies in trying to establish the principles on which these relationships should be based.In the first place, it would be necessary to establish communication with them through some language or other, and afterwards, as a first condition for all intelligence, that they should have a psychology similar to that of men.

At any rate, international law should make place for a new law on a different basis, and it might be called “Law Among Planetary Peoples,” following the guidelines found in the Pentateuch. Obviously, the idea of revolutionizing international law to the point where it would be capable of coping with new situations would compel us to make a change in its structure, a change so basic that it would no longer be international law, that is to say, as it is conceived today, but something altogether different, so that it could no longer bear the same name.
If these intelligent beings were in possession of a more or less culture, and a more or less perfect political organization, they would have an absolute right to be recognized as independent and sovereign peoples, we would have to come to an agreement with them to establish the legal regulations upon which future relationships should be based, and it would be necessary to accept many of their principles.
Finally, if they should reject all peaceful cooperation and become an imminent threat to the earth, we would have the right to legitimate defense, but only insofar as would be necessary to annul this danger.
Another possibility may exist, that a species of homo sapiens might have established themselves as an independent nation on another celestial body in our solar system and evolved culturally independently from ours. Obviously, this possibility depends on many circumstances, whose conditions cannot yet be foreseen. However, we can make a study of the basis on which such a thing might have occurred.
In the first place, living conditions on these bodies lets say the moon, or the planet Mars, would have to be such as to permit a stable, and to a certain extent, independent life, from an economic standpoint. Much has been speculated about the possibilities for life existing outside or our atmosphere and beyond, always hypothetically, and there are those who go so far as to give formulas for the creation of an artificial atmosphere on the moon, which undoubtedly have a certain scientific foundation, and which may one day come to light. 
Lets assume that magnesium silicates on the moon may exist and contain up to 13 per cent water. Using energy and machines brought to the moon, perhaps from a space station, the rooks could be broken up, pulverized, and then backed to drive off the water of crystallization. This could be collected and then decomposed into hydrogen and oxygen, using an electric current or the short wave radiation of the sun. The oxygen could be used for breathing purposes; the hydrogen might be used as a fuel.
In any case, if no existence is possible on celestial bodies except for enterprises for the exploration of their natural riches, with a continuous interchange of the men who work on them, unable to establish themselves there indefinitely and be able to live isolated life, independence will never take place.
Now we come to the problem of determining what to do if the inhabitants of celestial bodies, or extraterrestrial biological entities (EBE) desire to settle here.
If they are politically organized and possess a certain culture similar to our own, they may be recognized as a independent people. They could consider what degree of development would be required on earth for colonizing.
If they consider our culture to be devoid of political unity, they would have the right to colonize. Of course, this colonization cannot be conducted on classic lines.
A superior form of colonizing will have to be conceived, that could be a kind of tutelage, possibly through the tacit approval of the United Nations. But would the United Nations legally have the right of allowing such tutelage over us in such a fashion?
Although the United Nations is an international organization, there is no doubt that it would have no right of tutelage, since its domain does not extend beyond relationships between its members. It would have the right to intervene only if the relationships or a member nation with a celestial body affected another member nation with an extraterrestrial people is beyond the domain of the United Nations. But if these relationships entailed a conflict with another member nation, the United Nations would have the right to intervene.
If the United Nations were a supra-national organization, it would have competency to deal with all problems related to extraterrestrial peoples. Of course, even though it is merely an international organization, it could have this competence if its member states would be willing to recognize it.
It is difficult to predict what the attitude of international law will be with regard to the occupation by celestial peoples of certain locations on our planet, but the only thing that can be foreseen is that there will be a profound change in traditional concepts.
We cannot exclude the possibility that a race of extraterrestrial people more advanced technologically and economically may take upon itself the right to occupy another celestial body. 
How, then, would this occupation come about?
The idea of exploitation by one celestial state would be rejected, they may think it would be advisable to grant it to all others capable of reaching another celestial body. But this would be to maintain a situation of privilege for these states.
The division of a celestial body into zones and the distribution of them among other celestial states. This would present the problem of distribution. Moreover, other celestial states would he deprived of the possibility of owning an area, or if they were granted one it would involve complicated operations.
Indivisible co-sovereignty, giving each celestial state the right to make whatever use is most convenient to its interests, independently of the others. This would create a situation of anarchy, as the strongest one would win out in the end.
A moral entity? The most feasible solution it seem would be this one, submit an agreement providing for the peaceful absorption of a celestial race(s) in such a manner that our culture would remain intact with guarantees that their presence not be revealed.
Actually, we do not believe it necessary to go that far. It would merely be a matter of internationalizing celestial peoples and creating an international treaty instrument preventing exploitation of all nations belonging to the United Nations.
Occupation by states here on earth, which has lost all interest for international law, since there were no more res nullius territories, is beginning to regain all its importance in cosmic international law.
Occupation consist in the appropriation by a state of res nullius.
Until the last century, occupation was the normal means of acquiring sovereignty over territories, when explorations made possible the discovery of new regions, either inhabited or in an elementary state of civilization. 
The imperialist expansion of the states came to an end with the end of regions capable of being occupied, which have now been drained from the earth and exist only in interplanetary space where the celestial states present new problems.
Res nullius is something that belongs to nobody such as the moon. In international law a celestial body is not subject to the sovereignty of any state is considered res nullius. If it could be established that a celestial body within our solar system such as our moon was, or is occupied by another celestial race, there could be no claim of res nullius by any state on earth (if that state should decide in the future to send explorers to lay claim to it). It would exist as res communis that is that all celestial states have the same rights over it.
And now to the final question of whether the presence of celestial astroplanes in our atmosphere is a direct result of our testing atomic weapons?
The presence of unidentified space craft flying in our atmosphere (and possibly maintaining orbits about our planet) is now, however, accepted as defacto by our military.
On every question of whether the United States will continue testing of fission bombs and develop fusion devices (hydrogen bombs), or reach an agreement to disarm and the exclusion of weapons that are too destructive, with the exception of chemical warfare, on which, by some miracle we cannot explain, an agreement has been reached, the lamentations of philosophers, the efforts of politicians, and the conferences of diplomats have been doomed to failure and have accomplished nothing.
The use of the atomic bomb combined with space vehicles poses a threat on a scale which makes it absolutely necessary to come to an agreement in this area. With the appearance of unidentified space vehicles (opinions are sharply divided as to their origin) over the skies of Europe and the United States has sustained an ineradicably fear, an anxiety about security, that is driving the great powers to make an effort to find a solution to the threat.
Military strategists foresee the use of space craft with nuclear warheads as the ultimate weapon of war. Even the deployment of artificial satellites for intelligence gathering and target selection is not far off. The military importance of space vehicles, satellites as well as rockets is indisputable, since they project war from the horizontal plane to the vertical plane in its fullest sense. Attack no longer comes from an exclusive direction, nor from a determined country, but from the sky, with the practical impossibility of determining who the aggressor is, how to intercept the attack, or how to effect immediate reprisals. These problems are compounded further by identification. How does the air defense radar operator identify, or more precisely, classify his target?
At present, we can breath a little easier knowing that slow moving bombers are the mode of delivery of atomic bombs that can be detected by long-range early warning radar. But what do we do in, lets say ten years from now? When artificial satellites and missiles find their plane in space, we must consider the potential threat that unidentified spacecraft pose. One must consider the fact that misidentification of these space craft for a intercontinental missile in a re-entry phase of flight could lead to accidental nuclear war with horrible consequences.
Lastly, we should consider the possibility that our atmospheric tests of late could have influenced the arrival of celestial scrutiny. They could have been, curious or even alarmed by such activity (and rightly so, for the Russians would make every effort to observe and record such tests).
In conclusion, it is our professional opinion based on submitted data that this situation is extremely perilous, and measures must be taken to rectify a very serious problem are very apparent,

Respectfully,

/s/ 
Dr. J. Robert Oppenheimer
Director of Advanced Studies 
Princeton, New Jersey

/s/

Professor Albert Einstein

Princeton, New Jersey

Fonte: http://www.bibliotecapleyades.net/sociopolitica/esp_sociopol_mj12_3p.htm

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