lunedì 27 maggio 2013

Fotografare l’invisibile, con una nuova tecnica 3D.

Macchine fotografiche per l’invisibile più vicine con una nuova tecnica 3D (fonte: (Science/ Daniele Faccio e Jonathan Leach, School of Engineering and Physical Sciences, Heriot-Watt University)
Fonte: ANSA Scienze
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Macchine fotografiche che immortalano l'invisibile o che possono vedere attraverso i vestiti: potrebbero non essere lontane grazie a una nuova tecnica di scansione che permette di ottenere immagini 3D su una banda di lunghezza d'onda più larga rispetto agli attuali metodi. Descritta sulla rivista Science, la tecnica è stata messa a punto da un gruppo di ricerca britannico coordinato da Baoqing Sun dell'università di Glasgow.
Il metodo consiste nell'illuminare l'oggetto da fotografare con un fascio di luce e nel raccogliere la luce riflessa con un rivelatore a singolo pixel. Il procedimento viene ripetuto da diverse angolazioni fino a quando viene ricostruita l'intera immagine 3D. Come accade per il sistema visivo umano, anche nei dispositivi artificiali le immagini vengono catturate in due dimensioni e per farle diventare tridimensionali è necessaria un'elaborazione successiva.
Per fare questo le attuali tecniche di scansione in 3D richiedono costosi componenti ottici, come lenti e laser. Inoltre, queste tecniche possono essere applicate solo a specifiche bande di lunghezze d'onda, limitando il loro utilizzo. In questo caso invece il metodo è molto semplificato e non necessita di lenti.
 ''E' la prima dimostrazione di 'imaging' in 3D usando l'idea di strutturare la luce e misurare con strumenti che hanno un solo pixel. L'idea era stata dimostrata in 2D, ma mai in 3D'', ha osservato l'italiano Daniele Faccio, dell'università Heriot-Watt di Edimburgo, commentando la notizia nello stesso numero di Science. Anche se, rileva Faccio, questo esperimento ha ancora molte limitazioni: la procedura richiede alcuni minuti per ricostruire una completa immagine in 3D e l'oggetto deve rimanere perfettamente immobile, tuttavia dimostra che ''è possibile estendere una tecnica nota per ottenere informazione 3D che è molto più ricca rispetto al caso 2D''. Secondo l'esperto la tecnica apre inoltre la possibilità di ottenere nuovi tipi di fotocamere, anche in 3D, che possano vedere attraverso i vestiti o raccogliere informazioni invisibili all'occhio umano perché funzionano su lunghezze d'onda, come il terahertz, che l'occhio non può vedere.

giovedì 16 maggio 2013

Pianeta Terra: il nucleo interno ruota ad una velocità diversa dal mantello e a velocità variabile.

Fonte: Gaianews.it
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Un team di ricercatori della National University (ANU) in Australia, ha scoperto che il centro del nostro pianeta non si muove in sincronia con il resto del pianeta, accelerando o rallentando frequentemente.
Come ruota la Terra? Le nostre conoscenze sull’argomento sono abbastanza approfondite; ciò nonostante le novità non mancano. Hrvoje Tkalcic, coordinatore della ricerca presso il Dipartimento di Scienze Matematiche e Fisiche della ANU, ha usato coppie di terremoti per misurare la velocità di rotazione del nucleo interno della Terra negli ultimi 50 anni. 
In questo modo ha scoperto che non solo il nucleo interno ruota ad una velocità diversa dal mantello, cioè lo strato superiore al nucleo e sotto la crosta, ma la sua velocità è anche variabile. La ricerca sarà pubblicata su Nature Geoscience. “Questa è la prima prova sperimentale che il nucleo interno è ruotato ad una varietà di velocità diverse”, ha spiegato Hrvoje Tkalcic. “Abbiamo scoperto che, paragonato al mantello, il nucleo interno ruotava più velocemente durante gli anni ’70 e gli anni ’90, ma è rallentato durante gli anni ’80. L’accelerazione più drammatica osservata è avvenuta negli ultimi anni, anche se serviranno ulteriori test per confermare bene quest’osservazione. 
“Gli scienziati avevano sempre supposto che la velocità della rotazione del nucleo interno fosse costante, perché mancavano i metodi matematici adeguati per l’interpretazione dei dati. Un nuovo metodo però è stato applicato ai terremoti gemelli, cioè una coppia di terremoti quasi identici, avvenuti a periodi variabili da un paio di settimane a 30 40 anni tra di loro”, puntualizza il prof. Hrvoje Tkalcic.  
Tkalcic ha poi mostrato come il suo nuovo metodo potrebbe aiutare a capire il ruolo del nucleo interno nella creazione del campo magnetico del nostro pianeta e di come per esempio altri pianeti, come Marte, non ne sono più dotati. “E’ affascinante vedere che anche a distanza di 10,20 o 30 anni, questi terremoti sono così simili. Ma ogni coppia è leggermente differente, e la differenza corrisponde a differenze nel nucleo interno. Siamo stati in grado di usare le piccole differenze osservate per ricostruire la storia di come il nucleo interno è ruotato negli ultimi 50 anni”. ha spiegato il ricercatore.
La massa della Terra è conosciuta con grande precisione, ma a causa della complessità della crosta terrestre e della sua estensione in profondità sappiamo ancora troppo poco sulla composizione e le dinamiche interne al nostro pianeta. Abbiamo paradossalmente molte più informazioni sulle galassie primordiali, lontane nello spazio e nel tempo. Ora, geologi e astrofisici hanno un nuovo potente strumento matematico per la comprensione della struttura interna e delle dinamiche del nostro pianeta (e non solo).