Fonte: ANSA Scienze
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Sono pronti e funzionano i prototipi dei superpotenti computer del futuro.
Sono nati in Germania e Austria e sebbene ancora non sappiano fare tutti i
calcoli più complessi, sanno studiare la struttura dei materiali e in futuro
testeranno le molecole destinate a diventare farmaci. I prototipi dei computer
del futuro ''sono gabbie di luce realizzate con potenti laser'' spiega all'Ansa,
Tommaso Calarco, direttore del Centro per le tecnologie quantistiche delle
università tedesche di Ulm e Stoccarda.
Le trappole di luce ''sono grandi un decimo di millimetro, somigliano ai contenitori delle uova e ospitano atomi a cui è affidato il compito di scoprire i segreti dei materiali'', prosegue il ricercatore che collabora agli esperimenti dell'Istituto Max Planck di Ottica Quantistica a Monaco, dell'università di Innsbruck e dell'Istituto di ottica e informatica quantistica dell'Accademia austriaca delle Scienze.
Questi prototipi sono 'simulatori quantistici' specializzati in compiti specifici: probabilmente secondo l'esperto, il primo computer quantistico vero e proprio sarà l'evoluzione di uno di questi simulatori. Il suo arrivo è previsto non prima di 10 anni e sfrutterà le regole bizzarre della fisica quantistica per fare calcoli più velocemente e immagazzinare più dati. A differenza dei calcolatori tradizionali, i computer quantistici si basano su unità di informazione chiamate qubit che possono assumere più di due stati: 1, 0 ma anche stati intermedi o sovrapposti.
''Questo vuol dire che posso mettere il mio computer in più stati - spiega Calarco - e allo stesso tempo calcolare in parallelo tutte le possibili soluzioni di un problema''.
Anche i precursori dei computer del futuro sfruttano la fisica quantistica per fare cose impossibili per i più potenti supercalcolatori di oggi. ''Il grande vantaggio di questi sistemi - rileva Calarco - è che possiamo far comportare gli atomi come qualcos'altro, in base alla configurazione che diamo loro''.
In questo modo, per esempio, ''facciamo assumere agli atomi le sembianze del materiale che vogliamo testare e osservando come interagiscono e parlano fra loro gli atomi se ne studiano le proprietà''. Il prototipo realizzato dal gruppo tedesco, coordinato da Immanuel Bloch, per esempio, usa atomi di rubidio mentre il gruppo austriaco, guidato da Rainer Blatt, usa ioni di calcio. Adesso si stanno testando le proprietà dei materiali magnetici, importanti per sviluppare nuovi materiali utili nella vita quotidiana, come cavi per il trasporto di energia elettrica che non disperdano corrente, a differenza dei cavi di oggi. Questi test aprono la strada a sperimentazioni sempre più complesse e uno degli obiettivi più ambiziosi, conclude Calarco, è riuscire a testare le molecole destinate a diventare farmaci.
Le trappole di luce ''sono grandi un decimo di millimetro, somigliano ai contenitori delle uova e ospitano atomi a cui è affidato il compito di scoprire i segreti dei materiali'', prosegue il ricercatore che collabora agli esperimenti dell'Istituto Max Planck di Ottica Quantistica a Monaco, dell'università di Innsbruck e dell'Istituto di ottica e informatica quantistica dell'Accademia austriaca delle Scienze.
Questi prototipi sono 'simulatori quantistici' specializzati in compiti specifici: probabilmente secondo l'esperto, il primo computer quantistico vero e proprio sarà l'evoluzione di uno di questi simulatori. Il suo arrivo è previsto non prima di 10 anni e sfrutterà le regole bizzarre della fisica quantistica per fare calcoli più velocemente e immagazzinare più dati. A differenza dei calcolatori tradizionali, i computer quantistici si basano su unità di informazione chiamate qubit che possono assumere più di due stati: 1, 0 ma anche stati intermedi o sovrapposti.
''Questo vuol dire che posso mettere il mio computer in più stati - spiega Calarco - e allo stesso tempo calcolare in parallelo tutte le possibili soluzioni di un problema''.
Anche i precursori dei computer del futuro sfruttano la fisica quantistica per fare cose impossibili per i più potenti supercalcolatori di oggi. ''Il grande vantaggio di questi sistemi - rileva Calarco - è che possiamo far comportare gli atomi come qualcos'altro, in base alla configurazione che diamo loro''.
In questo modo, per esempio, ''facciamo assumere agli atomi le sembianze del materiale che vogliamo testare e osservando come interagiscono e parlano fra loro gli atomi se ne studiano le proprietà''. Il prototipo realizzato dal gruppo tedesco, coordinato da Immanuel Bloch, per esempio, usa atomi di rubidio mentre il gruppo austriaco, guidato da Rainer Blatt, usa ioni di calcio. Adesso si stanno testando le proprietà dei materiali magnetici, importanti per sviluppare nuovi materiali utili nella vita quotidiana, come cavi per il trasporto di energia elettrica che non disperdano corrente, a differenza dei cavi di oggi. Questi test aprono la strada a sperimentazioni sempre più complesse e uno degli obiettivi più ambiziosi, conclude Calarco, è riuscire a testare le molecole destinate a diventare farmaci.
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