Fonte: ANSA Scienze
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Diventa possibile programmare i batteri proprio come si fa con i computer, ad esempio per trasformarli in fabbriche di farmaci: il primo linguaggio di programmazione per esseri unicellulari e' stato messo a punto negli Stati Uniti, dal gruppo del Mit (Massachussets Institute of technology) coordinato da Christopher Voigt.
Descritto sulla rivista Science, il linguaggio ha il vantaggio di essere molto facile e rapido da usare: ''potrebbe svilupparlo anche uno studente delle scuole superiori'', rileva Voigt. ''Si usa un linguaggio di base, proprio come si fa quando si programma un computer, si costruisce un testo e lo si 'traduce' in una sequenza di Dna da trasferire all'interno del batterio, dove il circuito comincia a funzionare come una cellula''.
Per creare una versione del linguaggio capace di lavorare sulle cellule i ricercatori hanno ideato porte logiche e sensori che possono essere codificati nel Dna di una cellula batterica. I sensori possono rilevare elementi differenti, come ossigeno o glucosio, luce, temperatura e acidità.
Il primo batterio ad essere stato riprogrammato e' stato l'Escherichia coli, una presenza 'familiare' sia nei laboratori di biologia sia nell'organismo umano. Finora sono stati programmati 60 circuiti con diverse funzioni, 45 dei quali hanno funzionato al primo tentativo e uno di essi e' il piu' grande circuito biologico mai realizzato.
Il prossimo obiettivo e' sperimentare il linguaggio di programmazione su altri microrganismi vicini all'uomo, come i Bacteroides che vivono nell'intestino umano, ad esempio per metterli in grado di favorire la digestione del lattosio; si vuole lavorare anche su batteri che vivono nel lievito o nelle piante, come lo Pseudomonas che vive nelle loro radici: in questo caso l'obiettivo e' modificarli in modo da produrre insetticidi ogni volta che la pianta e' sotto attacco, e lieviti che bloccano il processo di fermentazione quando vengono prodotte sostanze tossiche.
Descritto sulla rivista Science, il linguaggio ha il vantaggio di essere molto facile e rapido da usare: ''potrebbe svilupparlo anche uno studente delle scuole superiori'', rileva Voigt. ''Si usa un linguaggio di base, proprio come si fa quando si programma un computer, si costruisce un testo e lo si 'traduce' in una sequenza di Dna da trasferire all'interno del batterio, dove il circuito comincia a funzionare come una cellula''.
Per creare una versione del linguaggio capace di lavorare sulle cellule i ricercatori hanno ideato porte logiche e sensori che possono essere codificati nel Dna di una cellula batterica. I sensori possono rilevare elementi differenti, come ossigeno o glucosio, luce, temperatura e acidità.
Il primo batterio ad essere stato riprogrammato e' stato l'Escherichia coli, una presenza 'familiare' sia nei laboratori di biologia sia nell'organismo umano. Finora sono stati programmati 60 circuiti con diverse funzioni, 45 dei quali hanno funzionato al primo tentativo e uno di essi e' il piu' grande circuito biologico mai realizzato.
Il prossimo obiettivo e' sperimentare il linguaggio di programmazione su altri microrganismi vicini all'uomo, come i Bacteroides che vivono nell'intestino umano, ad esempio per metterli in grado di favorire la digestione del lattosio; si vuole lavorare anche su batteri che vivono nel lievito o nelle piante, come lo Pseudomonas che vive nelle loro radici: in questo caso l'obiettivo e' modificarli in modo da produrre insetticidi ogni volta che la pianta e' sotto attacco, e lieviti che bloccano il processo di fermentazione quando vengono prodotte sostanze tossiche.
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