Fonte: ANSA Scienze
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Altro che la super vista degli eroi dei fumetti: l'occhio umano è naturalmente in grado di riconoscere le singole particelle di luce, i fotoni. E' quanto dimostra un curioso esperimento condotto alla Rockefeller University di New York: i risultati, pubblicati su Nature Communications, offrono una nuova prospettiva per studiare i circuiti nervosi che collegano la retina al cervello, con importanti implicazioni per la vista.
Sulle reali potenzialità dell'occhio umano si discute ormai dagli anni Quaranta, quando alcune ricerche pionieristiche dimostrarono per la prima volta la capacità di riconoscere debolissimi segnali luminosi formati da sette o al massimo cinque fotoni. Da allora, però, nessuno è stato in grado di dimostrare se la vista dell'uomo fosse in grado di riconoscere il singolo fotone, anche a causa delle limitazioni sperimentali legate alle tecnologie necessarie per produrre le particelle di luce..
Per risolvere la questione, i ricercatori coordinati da Alipasha Vaziri hanno realizzato uno speciale strumento che sfrutta i principi dell'ottica quantistica per sparare due fotoni alla volta, uno diretto verso l'occhio umano e l'altro verso un rivelatore, ovvero una telecamera ad alta sensibilità. Questo macchinario è stato usato per mettere alla prova un gruppo di volontari, chiamati a riconoscere le volte in cui veniva sparato un fotone e le volte in cui invece veniva lanciato un segnale 'bianco', cioè un falso segnale privo di fotoni..
I risultati ottenuti dopo oltre 30.000 tentativi dimostrano che il numero di segnali riconosciuti è superiore a quello che si sarebbe avuto per pura casualità. L'obiettivo dei ricercatori ora è quello di avviare nuovi studi che permettano di fare luce sui circuiti nervosi che consentono all'occhio di avere questa sorprendente sensibilità.
Sulle reali potenzialità dell'occhio umano si discute ormai dagli anni Quaranta, quando alcune ricerche pionieristiche dimostrarono per la prima volta la capacità di riconoscere debolissimi segnali luminosi formati da sette o al massimo cinque fotoni. Da allora, però, nessuno è stato in grado di dimostrare se la vista dell'uomo fosse in grado di riconoscere il singolo fotone, anche a causa delle limitazioni sperimentali legate alle tecnologie necessarie per produrre le particelle di luce..
Per risolvere la questione, i ricercatori coordinati da Alipasha Vaziri hanno realizzato uno speciale strumento che sfrutta i principi dell'ottica quantistica per sparare due fotoni alla volta, uno diretto verso l'occhio umano e l'altro verso un rivelatore, ovvero una telecamera ad alta sensibilità. Questo macchinario è stato usato per mettere alla prova un gruppo di volontari, chiamati a riconoscere le volte in cui veniva sparato un fotone e le volte in cui invece veniva lanciato un segnale 'bianco', cioè un falso segnale privo di fotoni..
I risultati ottenuti dopo oltre 30.000 tentativi dimostrano che il numero di segnali riconosciuti è superiore a quello che si sarebbe avuto per pura casualità. L'obiettivo dei ricercatori ora è quello di avviare nuovi studi che permettano di fare luce sui circuiti nervosi che consentono all'occhio di avere questa sorprendente sensibilità.
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