Un articolo di: Ornella Aprile
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Sicuramente ognuno di noi ha provato il desiderio di fare una carezza ad un bimbo magari incontrato in un parco. Lo abbiamo percepito come piccolo, innocente, forse impaurito e, soprattutto, bisognoso d'amore. Ci è sembrato naturale prendercene cura anche solo avvicinandoci per un semplice gesto d'affetto. Eppure non esprimiamo lo stesso interesse e lo stesso amore al nostro bambino interiore, uno dei personaggi principali della nostra interiorità. È una nostra componente psichica molto importante e spesso assolutamente sconosciuta o trascurata. Si tratta di un vero bambino simile ad ogni bimbo in carne ed ossa, ha le stesse esigenze e caratteristiche e prova le stesse emozioni solo che è nascosto nella nostra coscienza e vive nel corpo del se stesso adulto. Anche se anagraficamente siamo cresciuti e da noi stessi e da tutti siamo considerati adulti, abbiamo conservato una parte che è rimasta infantile ed ha bisogno di attenzione e premure. Spesso sentiamo dire "sei rimasto bambino", " fai i capricci come un bimbetto" e "ma quando cresci?". Queste frasi dovrebbero farci riflettere e ricordare che dentro di noi permane un bambino che talvolta ci suggerisce comportamenti idonei all'infanzia per richiamare la nostra attenzione.
Durante il percorso di crescita una parte di noi si ferma all'età puerile e anche negli adulti più responsabili, maturi e consapevoli in momenti particolari e non immaginabili il bambino interiore si manifesta nei modi meno prevedibili. Non è la personificazione dei nostri ricordi né di riproposizioni di esperienze passate ma un elemento dinamico della nostra psiche che agisce nel momento presente anche se noi, completamente presi dalla nostra mente, non ne avvertiamo la presenza. Ogni uomo nasce con una propria energia che lo contraddistingue e che esprime durante tutta la vita nelle tappe successive della crescita. Il bambino interiore è espressione della nostra energia, in lui sono presenti la nostra creatività, la spontaneità, l'entusiasmo, la passione, la vitalità ed ogni aspetto potenziante delle nostre esperienze. I più piccoli dimostrano un'energia praticamente inesauribile anche dopo giornate particolarmente impegnative e stancanti perché sono direttamente connessi al loro potenziale. Sono consapevoli dei loro bisogni e sanno esprimerli anche con modalità che per gli adulti rappresentano capricci o dimostrano un carattere ostinato.
Spesso critichiamo la testardaggine dei nostri piccoli, ci mostriamo stupiti dalla sicurezza che esprimono nella scelta di un gioco, della loro spontaneità nel confessare paure o nel pretendere attenzione, del desiderio di crescere e fare nuove esperienze! Negli stessi bambini è presente il bambino interiore, di fascia d'età inferiore e questa presenza è esteriorizzata quando per esempio imitano i comportamenti dei fratellini più piccoli di cui magari adottano il linguaggio pur essendo perfettamente capaci di usare i moduli linguistici dei loro coetanei o degli adulti, fanno capricci o piangono improvvisamente. Ovviamente i genitori o i maestri non devono giudicare questi atteggiamenti come regressioni ma anzi cercare di capirne il significato profondo per superare disagi occulti. Gli adulti impegnati in un percorso di evoluzione e crescita interiore dimostrano più pazienza e capacità di comprensione verso i propri figli e si impegnano costantemente per non soffocarne l'emotività. Le esperienze, soprattutto negative neonatali, come per esempio una nascita traumatica e sofferta, ed infantili, episodi di maltrattamenti o incomprensioni familiari, bullismo o emarginazione, fallimenti scolastici o delusioni, incidono sullo sviluppo della personalità dell'individuo e ne condizionano comportamenti e scelte che devono essere accolte senza giudizio da noi stessi e dagli altri per evitare che diventino motivo di profondi disagi nell'adulto.
Il bambino interiore va percepito, ascoltato, compreso e supportato proprio come faremmo con un bimbo reale. Trascurarlo può determinare l'inconsapevole negazione di una parte di sé che non permette un armonico sviluppo della nostra personalità. Non dobbiamo dimenticare che il bambino interiore è l'insieme di una serie di energie inespresse durante l'infanzia, è il potenziale che può essere rimasto bloccato e vuole con ogni mezzo diventare evidente. Col trascorrere degli anni è facile perdere la connessione col nostro bambino interiore e ciò è spesso causa di abbassamento del livello della propria autostima e difficoltà relazionali, perdita progressiva di interesse per quelle che erano le nostre passioni e scarsa creatività. Non mi soffermo su problematiche patologiche su cui si deve intervenire col supporto di professionisti in grado di aiutare i pazienti a superare momenti di crisi che possono trasformarsi in manifestazioni psicosomatiche importanti e pericolose.
Tutti noi dovremmo riconoscere il nostro bambino interiore, imparare ad ascoltarlo, a capirne i bisogni, a prendercene cura come faremmo con un figlio perché solo con una costante connessione con lui riusciremo a guarire le ferite emozionali della nostra infanzia per essere adulti sereni ed equilibrati.
Jung definiva il nostro bambino interiore come bambino divino e specificava che esso rappresenta la nostra vera essenza per cui connetterci con lui ci consente di esprimere le nostre potenzialità e di realizzare i nostri desideri più importanti. Varie teorie ed interpretazioni sono state formulate ma tutti gli studiosi sono concordi nella necessità di liberare il nostro bambino interiore per riscoprire la nostra parte più vera e manifestare la versione migliore e più autentica di noi stessi. Magari ricordiamoci del sorriso con cui un bambino reale ha reagito ad una nostra carezza e riserviamo la stessa dolce premura a quel piccolo cucciolo indifeso, impaurito, insicuro e bisognoso d'amore che abita nel profondo della nostra psiche. Curando lui cureremo noi stessi, dimostrandogli amore proveremo amore e rispetto per noi stessi adulti, potremo offrire il nostro amore agli altri in piena libertà di coscienza e non per dipendenza affettiva e impareremo a vivere nella frequenza più elevata che ci appaga, ci fa sentire soddisfatti di noi stessi e meritevoli di amore e serenità.
Ornella Aprile, 29 ottobre 2021