martedì 21 ottobre 2025

Così è la vita.

La serie di piani che la vita ti obbliga a mettere in atto, quando non funziona il primo, a volte sembra essere interminabile. Non si tratta di una sequenza lineare di errori, ma del manifestarsi della contingenza sulla nostra pretesa di necessità. La complessità, come ente quasi metafisico, si nutre dei nostri continui adattamenti contestuali (i nostri fragili tentativi di imporre una struttura logica al caos) ed essi evolvono in funzione dei suoi capricci, in una danza che non ammette un punto archimedeo di stabilità. La simbiosi è perfetta: la dinamicità del sistema, per renderci operativi, è assicurata proprio dalla nostra incessante rinegoziazione del reale.

Eppure, il culmine della conoscenza non è l'affermazione, ma l'annullamento. Se ad un certo punto della vita, l'io razionale comprende di non aver mai realmente compreso nulla, la sua mente ha varcato l'orizzonte degli eventi del buco nero di Wittgenstein, quel limite oltre il quale il linguaggio e la proposizione cedono, lasciando il posto al Mistico. Ci si ritrova in una metasingolarità della coscienza, in cui il pensiero tace per rispetto di sé stesso, consapevole che ogni ulteriore enunciato cadrebbe nell'insensatezza. È l'atto finale del criticismo: l'accettazione che i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo.

In questo silenzio, si definisce l'etica del vivere. Finché c'è tensione (intesa come discrasia tra il Dover Essere e l' Essere) c'è del potenziale inespresso. È questa la condizione dell'agire. Spesso dico a me stesso: “Preoccupati del giorno in cui sarai l'emblema della pace e della serenità mentale; quel giorno la tua dialettica si sarà conclusa in una sintesi definitiva, ma fatale. Il mondo ti inviterà a sederti su una panchina, come un saggio che ha esaurito il suo ruolo nel divenire, e da quella quiete potresti non riuscire ad alzarti mai più”.


Anche i legami interpersonali sfuggono al calcolo volontaristico. La vera fortuna in amore, si rivela nel momento in cui le forze di volontà (i singoli Io voglio) si annullano reciprocamente in un atto di riconoscimento hegeliano, e accade ciò che capita a due gocce d'acqua che, annullando la loro singola sostanza, si fondono. È il momento in cui l'intersoggettività emerge come unica forma di libertà. Tutto il resto è solo sacrificio, un inutile e logorante tentativo di mantenere due monadi separate, destinate invece a un'unione necessaria.


A livello di assiologia, le ambizioni umane si rivelano per ciò che sono: una scelta di schiavitù. La differenza tra chi è avido di denaro e chi è avido di conoscenza, sta nel fatto che il primo si è lasciato schiavizzare dal nulla (l'illusione del valore), mentre il secondo dal tutto (l'universo delle Idee platoniche). Tuttavia, almeno il secondo ha la possibilità di osservare l'origine delle proprie catene (l'inesauribile complessità del noumeno) e può provare a spezzarle attraverso un'analisi incessante; mentre il primo, avendo a che fare con il nulla, può solo rassegnarsi a divenire sempre più avido, in una fuga infinita da un vuoto senza fondo.


L'autentico valore di un pensiero, infine, è inversamente proporzionale alla sua immediata e universale comprensibilità. Non puoi avere alcun successo letterario meritevole di durare nel tempo, finché sei ancora in vita. Quando ciò accade, significa che ti hanno compreso tutti; il che a sua volta dimostrerebbe la banalità delle tue riflessioni, la loro incapacità di sfidare il senso comune. Sulle ali dell'altrui indifferenza possiamo continuare a volare, senza essere visti e disturbati da nessuno, preservando la propria singolarità dal giudizio livellatore della massa.


E questo ci riporta al fondamento: il sentimento, la dimensione ultima. Se ci fosse possibile comprendere l'origine di un sentimento, ridurlo a causa e effetto, riusciremmo a gestirlo? Oppure esso svanirebbe nel momento in cui riuscissimo ad afferrare tale conoscenza? Forse l'unica utilità di un sentimento, è quella di riempire un vuoto interiore con informazione che la nostra ragione non può elaborare, ma che è visibile e necessaria al nostro inconscio. Ciò che arriva in superficie, ciò che è fragile e delicato, potrebbe evaporare come neve al Sole, se troppo esposto alla luce della logica. I sentimenti umani, le nostre più preziose e irriducibili qualia, devono restare nell'ombra per conservare la loro forza generatrice.