La serie di piani che la vita ti obbliga a mettere in atto, quando non funziona il primo, a volte sembra essere interminabile. Non si tratta di una sequenza lineare di errori, ma del manifestarsi della contingenza sulla nostra pretesa di necessità. La complessità, come ente quasi metafisico, si nutre dei nostri continui adattamenti contestuali (i nostri fragili tentativi di imporre una struttura logica al caos) ed essi evolvono in funzione dei suoi capricci, in una danza che non ammette un punto archimedeo di stabilità. La simbiosi è perfetta: la dinamicità del sistema, per renderci operativi, è assicurata proprio dalla nostra incessante rinegoziazione del reale.
Eppure, il culmine della conoscenza non è l'affermazione, ma l'annullamento. Se ad un certo punto della vita, l'io razionale comprende di non aver mai realmente compreso nulla, la sua mente ha varcato l'orizzonte degli eventi del buco nero di Wittgenstein, quel limite oltre il quale il linguaggio e la proposizione cedono, lasciando il posto al Mistico. Ci si ritrova in una metasingolarità della coscienza, in cui il pensiero tace per rispetto di sé stesso, consapevole che ogni ulteriore enunciato cadrebbe nell'insensatezza. È l'atto finale del criticismo: l'accettazione che i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo.
In questo
silenzio, si definisce l'etica del vivere. Finché c'è tensione (intesa come
discrasia tra il Dover Essere e l' Essere) c'è del potenziale
inespresso. È questa la condizione dell'agire. Spesso dico a me stesso: “Preoccupati
del giorno in cui sarai l'emblema della pace e della serenità mentale; quel
giorno la tua dialettica si sarà conclusa in una sintesi definitiva, ma fatale.
Il mondo ti inviterà a sederti su una panchina, come un saggio che ha esaurito
il suo ruolo nel divenire, e da quella quiete potresti non riuscire ad alzarti
mai più”.
Anche i
legami interpersonali sfuggono al calcolo volontaristico. La vera fortuna in
amore, si rivela nel momento in cui le forze di volontà (i singoli Io voglio)
si annullano reciprocamente in un atto di riconoscimento hegeliano, e accade
ciò che capita a due gocce d'acqua che, annullando la loro singola sostanza, si
fondono. È il momento in cui l'intersoggettività emerge come unica forma di
libertà. Tutto il resto è solo sacrificio, un inutile e logorante tentativo di
mantenere due monadi separate, destinate invece a un'unione necessaria.
A livello
di assiologia, le ambizioni umane si rivelano per ciò che sono: una scelta di
schiavitù. La differenza tra chi è avido di denaro e chi è avido di conoscenza,
sta nel fatto che il primo si è lasciato schiavizzare dal nulla (l'illusione
del valore), mentre il secondo dal tutto (l'universo delle Idee platoniche).
Tuttavia, almeno il secondo ha la possibilità di osservare l'origine delle
proprie catene (l'inesauribile complessità del noumeno) e può provare a
spezzarle attraverso un'analisi incessante; mentre il primo, avendo a che fare
con il nulla, può solo rassegnarsi a divenire sempre più avido, in una fuga
infinita da un vuoto senza fondo.
L'autentico
valore di un pensiero, infine, è inversamente proporzionale alla sua immediata
e universale comprensibilità. Non puoi avere alcun successo letterario
meritevole di durare nel tempo, finché sei ancora in vita. Quando ciò accade,
significa che ti hanno compreso tutti; il che a sua volta dimostrerebbe la banalità
delle tue riflessioni, la loro incapacità di sfidare il senso comune. Sulle ali
dell'altrui indifferenza possiamo continuare a volare, senza essere visti e
disturbati da nessuno, preservando la propria singolarità dal giudizio
livellatore della massa.
E questo ci riporta al fondamento: il sentimento, la dimensione ultima. Se ci fosse possibile comprendere l'origine di un sentimento, ridurlo a causa e effetto, riusciremmo a gestirlo? Oppure esso svanirebbe nel momento in cui riuscissimo ad afferrare tale conoscenza? Forse l'unica utilità di un sentimento, è quella di riempire un vuoto interiore con informazione che la nostra ragione non può elaborare, ma che è visibile e necessaria al nostro inconscio. Ciò che arriva in superficie, ciò che è fragile e delicato, potrebbe evaporare come neve al Sole, se troppo esposto alla luce della logica. I sentimenti umani, le nostre più preziose e irriducibili qualia, devono restare nell'ombra per conservare la loro forza generatrice.
