Fonte: Daily Wired
Per vincere il malessere che si prova quando un treno percorre una curva, basta servirsi di un sistema GPS che comunica ai vagoni qual è il momento esatto in cui cambiare assetto. La compagnia di treni svizzera sta investendo in questa tecnologia 3,2 miliardi di franchi.
L’ing. Francesco Di Majo se ne è andato all’inizio di quest’anno. A lui si deve l’invenzione del treno ad assetto variabile, conosciuto in tutto il mondo con il nome di Pendolino. L’ingegnere aveva trovato il modo di costruire treni capaci di sfrecciare in curva a velocità del 25-30% più elevate del normale. L’unica nota dolente di questa meraviglia ingegneristica è un problema che ancora oggi affligge la maggior parte dei passeggeri: quel senso di malessere che colpisce la testa e lo stomaco quando il treno è in curva. A proporre una possibile soluzione a questo problema ci ha pensato un gruppo di ricerca coordinato dal professor Bernard Cohen del Mount Sinai Medical Center, in Usa, che ha pubblicato i risultati dello studio sul Federation of American Societies for Experimental Biology (FASEB) Journal. Quando entrano in una curva, i vagoni del treno sono soggetti a due forze: da una parte c’è un’accelerazione centripeta che spinge verso il centro della curva, dall’altra una forza centrifuga che, per reazione alla prima, muove il vagone verso l’ esterno. Per un passeggero comodamente seduto nella sua vettura, questo gioco forze avrà un unico risultato: lo spiaccicherà al finestrino o sui braccioli esterni del suo sedile. E da questo, si suppone, nasce il mal di treno. Per cercare di alleviare questo malessere, il binario esterno di un tratto curvilineo viene leggermente rialzato rispetto all’altro: ne risulta una lieve diminuzione della forza centrifuga così noiosa ai passeggeri. Nel Pendolino, per aumentare al massimo la velocità in curva (ma sempre nei limiti della sicurezza), un sistema promuove attivamente l’ inclinazione dei vagoni verso l’interno per compensare la forza centrifuga. Lo fa attraverso dei sensori posizionati sul primo vagone, che rilevano l’inizio di una curva trasmettendo l’informazione ai vagoni successivi. Il problema, spiegano i ricercatori, è che c’è un inevitabile ritardo dal momento in cui il primo vagone dà il segnale e quello in cui le altre carrozze lo ricevono. Quindi, gli altri vagoni non entrano in curva con l’assetto migliore e, in più, rallentano la velocità. Il problema potrebbe essere risolto se il rilevamento delle curve non avvenisse tramite sensori posti sul primo vagone, ma grazie a un GPS. Per verificare la validità di questa teoria, i ricercatori hanno condotto un esperimento di due mesi monitorando le reazioni di 200 passeggeri. I treni utilizzati nel test erano ad assetto fisso e variabile e, in quest’ultimo caso, il rilevamento delle curve poteva avvenire sia tramite sensori posizionati sul primo vagone sia con GPS. I passeggeri non hanno riscontrato alcun malessere quando viaggiavano in assetto fisso, dimostrando che non è la forza centrifuga in sé a causarlo. Ma, naturalmente, in questa modalità i treni viaggiavano molto più lenti. Per aumentare la velocità e al contempo migliorare il comfort dei passeggeri, i ricercatori hanno visto che bastava rilevare le curva tramite sistema GPS. Dopo aver visto i risultati, la Schweizerische Bundeshanen (cioè la compagnia che gestisce il sistema ferroviario in Svizzera e che ha commissionato lo studio) ha investito ben 3,2 miliardi di franchi svizzeri per avviare la costruzione di nuovi treni dotati di questa tecnologia. “ E’ una scoperta sensazionale e una soluzione pratica per risolvere un problema che affligge tutti noi”, ha commentato soddisfatto Bernard Cohen.
L’ing. Francesco Di Majo se ne è andato all’inizio di quest’anno. A lui si deve l’invenzione del treno ad assetto variabile, conosciuto in tutto il mondo con il nome di Pendolino. L’ingegnere aveva trovato il modo di costruire treni capaci di sfrecciare in curva a velocità del 25-30% più elevate del normale. L’unica nota dolente di questa meraviglia ingegneristica è un problema che ancora oggi affligge la maggior parte dei passeggeri: quel senso di malessere che colpisce la testa e lo stomaco quando il treno è in curva. A proporre una possibile soluzione a questo problema ci ha pensato un gruppo di ricerca coordinato dal professor Bernard Cohen del Mount Sinai Medical Center, in Usa, che ha pubblicato i risultati dello studio sul Federation of American Societies for Experimental Biology (FASEB) Journal. Quando entrano in una curva, i vagoni del treno sono soggetti a due forze: da una parte c’è un’accelerazione centripeta che spinge verso il centro della curva, dall’altra una forza centrifuga che, per reazione alla prima, muove il vagone verso l’ esterno. Per un passeggero comodamente seduto nella sua vettura, questo gioco forze avrà un unico risultato: lo spiaccicherà al finestrino o sui braccioli esterni del suo sedile. E da questo, si suppone, nasce il mal di treno. Per cercare di alleviare questo malessere, il binario esterno di un tratto curvilineo viene leggermente rialzato rispetto all’altro: ne risulta una lieve diminuzione della forza centrifuga così noiosa ai passeggeri. Nel Pendolino, per aumentare al massimo la velocità in curva (ma sempre nei limiti della sicurezza), un sistema promuove attivamente l’ inclinazione dei vagoni verso l’interno per compensare la forza centrifuga. Lo fa attraverso dei sensori posizionati sul primo vagone, che rilevano l’inizio di una curva trasmettendo l’informazione ai vagoni successivi. Il problema, spiegano i ricercatori, è che c’è un inevitabile ritardo dal momento in cui il primo vagone dà il segnale e quello in cui le altre carrozze lo ricevono. Quindi, gli altri vagoni non entrano in curva con l’assetto migliore e, in più, rallentano la velocità. Il problema potrebbe essere risolto se il rilevamento delle curve non avvenisse tramite sensori posti sul primo vagone, ma grazie a un GPS. Per verificare la validità di questa teoria, i ricercatori hanno condotto un esperimento di due mesi monitorando le reazioni di 200 passeggeri. I treni utilizzati nel test erano ad assetto fisso e variabile e, in quest’ultimo caso, il rilevamento delle curve poteva avvenire sia tramite sensori posizionati sul primo vagone sia con GPS. I passeggeri non hanno riscontrato alcun malessere quando viaggiavano in assetto fisso, dimostrando che non è la forza centrifuga in sé a causarlo. Ma, naturalmente, in questa modalità i treni viaggiavano molto più lenti. Per aumentare la velocità e al contempo migliorare il comfort dei passeggeri, i ricercatori hanno visto che bastava rilevare le curva tramite sistema GPS. Dopo aver visto i risultati, la Schweizerische Bundeshanen (cioè la compagnia che gestisce il sistema ferroviario in Svizzera e che ha commissionato lo studio) ha investito ben 3,2 miliardi di franchi svizzeri per avviare la costruzione di nuovi treni dotati di questa tecnologia. “ E’ una scoperta sensazionale e una soluzione pratica per risolvere un problema che affligge tutti noi”, ha commentato soddisfatto Bernard Cohen.
Nessun commento:
Posta un commento