martedì 13 novembre 2012

L’acciaio inox, in futuro, potrebbe memorizzare dati.

Fonte: Sci-X
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Mettere raggi X,sul ghiaccio, in una scatola, e poi rilasciarli quando si vuole: sembra fantascienza. Nuovi calcoli mostrano, tuttavia, che quanti singoli di raggi X possono essere catturati, con l’aiuto di un campo magnetico, e successivamente recuperati senza perdita di qualità. Inoltre, è possibile manipolare questi quanti memorizzati e, particolarmente,se ne può manipolare la fase in modocontrollato. Il ruolo della ‘scatola’ è assunto dai nuclei degli atomi di ferro. Essi assorbono l'energia dei raggi X quantistici e la memorizzano come stato eccitato. È fondamentale far concentrare i raggi X, tali che siano estremamente sottili e ‘appuntiti’, di principio, della dimensione di un atomo.
Si apre così la possibilità, un giorno, di memorizzare l’informazione codificata in un raggio X coerente, in una matrice di atomi di ferro in una piastrina di acciaio inox. Questa sarebbe l’unità di memoria più densa in assoluto,di sempre.
Nello scenario immaginabile: una piastrina di acciaio inossidabile è immersa in un campo magnetico, che scinde livelli di energia dei nuclei del ferro 57. Perpendicolare alla direzione del campo magnetico, viene irradiata luce coerente polarizzata di raggi X, la cui intensità è impostato in modo che il campione assorba solo fotone per ogni impulso, ossia viene eccitato solo un nucleo. La disattivazione del campo magnetico subito dopo l’impulso di raggi X blocca la situazione: l’eccitazione, comprese tutte le proprietà del fotone, come polarizzazione e fase, vengono come ‘congelati’ e , dunque,l’informazione viene memorizzata. La riattivazione del campo magnetico, in un momento successivo, libera nuovamente il fotone con le sue caratteristiche originarie e l’informazione può essere letta. Con questo metodo dovrebbero essere possibili tempi di memorizzazione di circa 100 nanosecondi.
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