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Numerosi processi cerebrali sono coinvolti nei diversi stadi della nostra vita sentimentale, come l'innamoramento, l'eccitazione sessuale, il senso di attaccamento che spinge verso un legame duraturo tra i partner e il comportamento materno e paterno. Malgrado non fosse questa l' "intenzione" di Madre Natura, possiamo constatare ogni giorno che tali stadi possono manifestarsi in maniera perfettamente indipendente l'uno dall'altro.
Nessuno che sia ancora in grado di ricordare l'evento improvviso e violento di un intenso innamoramento definirà la scelta del partner come una "libera scelta" o una "decisione ben ponderata". L'innamoramento a prima vista capita e basta, è pura biologia, che si manifesta con euforia e violente reazioni fisiche, come palpitazioni, insonnia e sudorazione, dipendenza emotiva, concentrazione dell'attenzione, pensiero rivolto ossessivamente al partner e alla sua protezione possessiva e sensazione di grande energia. Anche Platone riteneva che si trattasse di un processo autonomo. Egli considerava l'impulso sessuale come la quarta forma dell'anima, localizzata sotto l'ombelico e da lui definita così: "totalmente irrazionale, un'anima, tra l'altro, che non accetta nessuna disciplina".
L'innamoramento costituisce la base dell'accoppiamento per gli esseri umani in tutto il mondo. Si potrebbe pensare che per una cosa così importante come la scelta del partner per creare una famiglia, la nostra corteccia cerebrale proceda ad individuare la "persona giusta" con la massima consapevolezza; e invece no, durante il profondo innamoramento, in cui tutte le nostre attenzioni ed energie sono rivolte ad un unico partner, a portare a termine il compito sono aree che si trovano nella parte più profonda del cervello, lontano dunque dalla corteccia (si tratta di strutture che guidano i processi inconsci). La risonanza magnetica del cervello di persone che hanno avuto episodi recenti di intenso innamoramento, ha evidenziato che alla vista di una fotografia della persona amata, si attivano esclusivamente strutture cerebrali ubicate lontano dalla corteccia. In particolare in tali casi ad attivarsi è soprattutto il sistema della gratificazione, che provoca effetti piacevoli ed utilizza la dopamina come neurotrasmettitore. Si tratta di un sistema cerebrale orientato al conseguimento della gratificazione, in questo caso rappresentata dalla conquista di un partner. Tale sistema non è coinvolto solo nell'innamoramento, ma in tutto ciò che sperimentiamo come piacevole, anche nella dipendenza da determinate sostanze. Ciò spiega anche il fatto che, quando una relazione intensa di questo tipo si interrompe, si manifestino potenti "sintomi di disintossicazione". Questo sistema si attiva soprattutto nella parte destra del cervello in relazione con l'attrazione esercitata dal volto raffigurato nella foto e con l'intensità della passione amorosa.
Inoltre, gli innamorati presentano una più elevata concentrazione nel sangue dell'ormone dello stress, il cortisolo, a dimostrazione della situazione carica di tensione in cui si trovano. La stimolazione delle ghiandole surrenali in questa risposta allo stress provoca un aumento del testosterone nelle donne e una sua diminuzione negli uomini. Solo quando l'innamoramento perdura nel tempo, si attiva anche la corteccia prefrontale, la parte anteriore del cervello con la quale si pianifica e si effettuano valutazioni, e quando la coppia si stabilizza l'attivazione dell'asse dello stress e i cambiamenti nella concentrazione del testosterone scompaiono. Naturalmente, l'elaborazione sensoriale che avviene nella corteccia ha giocato un ruolo durante quel periodo eccitante, in fin dei conti quel partner lo abbiamo visto, toccato e ne abbiamo percepito l'odore. Ma non si tratta di una scelta cosciente rivolta esattamente a quella persona. Il vecchio sistema evolutivo della gratificazione ci indica qual è quello "vero", e associa la riproduzione al partner che almeno per quel momento è quello "giusto". Solo quando l'intenso innamoramento è terminato la corteccia cerebrale prende il sopravvento. Quindi se uno dei vostri figli si è innamorato della persona "sbagliata", non rimproveratelo dicendogli che doveva usare il cervello. L'ha fatto, ma quelle parti della corteccia cerebrale che dopo un'attenta e ponderata riflessione avrebbero potuto portare a una scelta diversa, come la corteccia prefrontale, purtroppo intervengono nel processo ...quando ormai è troppo tardi.
Bibliografia:
- Dick SWAAB, Noi siamo il nostro cervello, Castelvecchi, Roma, 2011, pp. 96-98.