Fonte: ANSA Scienze
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Il futuro più probabile del cinema potrebbe essere la Realtà virtuale ibrida: il pubblico non indossa i classici caschi che finiscono per isolare gli individui, ma è immerso in uno schermo curvo con immagini 3D. E' come entrare dentro la scena e trovarsi faccia a faccia con i protagonisti.
Il nuovo ambiente virtuale 3D-Hyve è descritto sulla rivista ACM Digital Library dal gruppo dell'università canadese di Montreal coordinato da Tomás Dorta. Vi collabora anche l'italiano Davide Pierini Nei teatri virtuali, ha osservato Dorta, ''gli spettatori indossano caschi e sono isolati dagli altri. Ma questo è in contrasto con l'esperienza collettiva che cerchiamo quando andiamo al cinema''.
I ricercatori lo hanno dimostrato misurando le reazioni di 20 volontari che hanno vissuto entrambe le esperienze: l'immersione' nella realtà virtuale attraverso l'apposito casco e nell'ambiente virtuale ibrido. Il test ha mostrato che ''la gente preferisce la realtà virtuale senza casco perché - ha osservato Dorta - può interagire con gli altri spettatori in tempo reale e condividere le loro impressioni. Le persone che hanno partecipato all'esperimento, ha aggiunto, ''hanno apprezzato l'aspetto sociale dell'esperienza''.
Secondo il ricercatore il casco per la realtà virtuale costringe a guardarsi spesso intorno per esplorare la scena, e questo ostacola la narrazione e l'esperienza cinematografica, mentre con l'ambiente virtuale ibrido non si corre il rischio di perdere qualche azione e offrirebbe la stessa sensazione di 'immersione' e coinvolgimento. Questa tecnologia, inoltre, non è limitata al cinema e al settore dello spettacolo ma, utilizzando come interfaccia un computer, può essere usata anche per mostrare prototipi virtuali. ''Architetti e ingegneri per esempio - ha rilevato Dorta - possono presentare i loro progetti in questo modo. Si può vedere la casa in costruzione passo dopo passo: fino a entrare nelle stanze e persino spostare i mobili".
Il nuovo ambiente virtuale 3D-Hyve è descritto sulla rivista ACM Digital Library dal gruppo dell'università canadese di Montreal coordinato da Tomás Dorta. Vi collabora anche l'italiano Davide Pierini Nei teatri virtuali, ha osservato Dorta, ''gli spettatori indossano caschi e sono isolati dagli altri. Ma questo è in contrasto con l'esperienza collettiva che cerchiamo quando andiamo al cinema''.
I ricercatori lo hanno dimostrato misurando le reazioni di 20 volontari che hanno vissuto entrambe le esperienze: l'immersione' nella realtà virtuale attraverso l'apposito casco e nell'ambiente virtuale ibrido. Il test ha mostrato che ''la gente preferisce la realtà virtuale senza casco perché - ha osservato Dorta - può interagire con gli altri spettatori in tempo reale e condividere le loro impressioni. Le persone che hanno partecipato all'esperimento, ha aggiunto, ''hanno apprezzato l'aspetto sociale dell'esperienza''.
Secondo il ricercatore il casco per la realtà virtuale costringe a guardarsi spesso intorno per esplorare la scena, e questo ostacola la narrazione e l'esperienza cinematografica, mentre con l'ambiente virtuale ibrido non si corre il rischio di perdere qualche azione e offrirebbe la stessa sensazione di 'immersione' e coinvolgimento. Questa tecnologia, inoltre, non è limitata al cinema e al settore dello spettacolo ma, utilizzando come interfaccia un computer, può essere usata anche per mostrare prototipi virtuali. ''Architetti e ingegneri per esempio - ha rilevato Dorta - possono presentare i loro progetti in questo modo. Si può vedere la casa in costruzione passo dopo passo: fino a entrare nelle stanze e persino spostare i mobili".
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