Fonte:
Eseguire un test genetico per arrivare ad una terapia su misura è il futuro della cura del tumore al seno. Non tutti i tumori sono uguali, anche se si parla di una certa neoplasia, in questo caso del carcinoma mammario, ci possono essere differenze sostanziali fra paziente e paziente, di conseguenza il tipo di risposta ad una data terapia può essere differente. In occasione dell'ASCO 2008 (American Society of Clinical Oncology), Luca Gianni, direttore del Centro di oncologia medica dell'Istituto nazionale tumori di Milano, ha evidenziato l'importanza delle "terapie anti-cancro" personalizzate, un obiettivo non limitata unicamente al tumore al seno ma a tutte le neoplasie.
Luca Gianni spiega che individuare le terapie più adatte ad ogni singolo caso sarà sempre più importante per migliorare la qualità della vita dei pazienti, si potranno ottimizzare i dosaggi e la durata della cura ma non solo, indirettamente, si potrà ottenere un notevole risparmio. In occasione del congresso dell'American Society of Clinical Oncology, che per il secondo anno consecutivo si è tenuto Chicago (Illinois - USA), i ricercatori italiani hanno presentato, con il supporto della fondazione Misericordia, uno studio sulla possibilità di predire tramite biopsia il vantaggio di dare alle donne con un tumore al seno un anticorpo monoclonale, come il trastuzumab, abbinato alla chemioterapia.
La scelta della terapia migliore per la cura del tumore al seno deve prendere in considerazione anche la possibilità di recidiva. Attualmente, negli Stati Uniti, test che hanno questo obiettivo vengono già fatti, si tratta dell'Oncotype e il MammaPrint. Purtroppo, in Italia non si effettuano, a parte in alcuni casi isolati, perché non sono rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale. Per quanto riguarda l'Oncotype, il costo può arrivare addirittura a 3 mila euro ed è disponibile solo in laboratori privati.
Vediamo come funzionano i due test genetici per la cura del tumore al seno
L'Oncotype, attraverso l'analisi di 21 geni, è in grado di stabilire se una donna che ha già avuto un tumore al seno è a rischio di recidive. Riesce in pratica a stabilire se può ammalarsi di nuovo entro dieci anni. Attualmente, negli USA questo test viene prescritto annualmente a ben 25 mila pazienti colpite da tumore al seno Her2 positivo.
Il test fornisce un risultato compreso tra 0 e 100, più basso è il punteggio minori sono le probabilità che il tumore al seno possa ricomparire. Grazie al test Oncotype si possono identificare quelle donne che non hanno bisogno della chemioterapia, pazienti che potranno seguire semplicemente una terapia ormonale.
Negli USA l'Oncotype è un test genetico approvato dalla FDA, per questo motivo è rimborsato, al contrario, in Europa non è stato ancora riconosciuto e di conseguenza è a carico del paziente.
Il secondo test, battezzato MammaPrint, è stato invece sviluppato in Europa. In questo caso vengono analizzati 70 geni e l'obiettivo è sempre quello di misurare il rischio di recidiva. Per effettuare l'analisi basta un campione di tessuto canceroso appena prelevato di dimensioni paragonabili a quella necessaria per il tradizionale esame istologico.
Il MammaPrint è indicato per quelle pazienti colpite da carcinoma della mammella di I e II grado, ovvero con tumore al di sotto dei 5 cm e senza coinvolgimento dei linfonodi. Come l'Oncotype, il MammaPrint permette di conoscere le probabilità di recidiva della neoplasia fino a 10 anni di distanza, inoltre, stima le aspettative di vita. Un esito positivo del test garantisce assenza di ritorno del tumore nel 97 per cento dei casi e sopravvivenza nell'87 per cento dei casi.
Attualmente il MammaPrint si può fare presso il Centro di Genomica Funzionale dell'Ospedale Vittorio Emanuele di Catania, un traguardo reso possibile grazie alla collaborazione con il Centro Nazionale delle Ricerche (CNR) e di due aziende, la STMicroelectronics e la Wyeth Lederle.
Grazie a questi test, si possono individuare quelle pazienti che non hanno bisogno di inutili cicli di chemioterapia. Un vantaggio non solo per le donne, in quanto si migliora notevolmente la qualità della vita, ma anche per la collettività, visto che non si sprecano dei soldi per cure "inutili".
Fausto Intilla - www.oloscience.com