mercoledì 23 gennaio 2013

Luigi Maxmilian Caligiuri: Nuovi esperimenti sulla "Memoria dell'Acqua".


_________________
Tutto ciò mi fa pensare alla teoria sugli automi cellulari; ad un'intelligenza superiore che in ultima analisi, è solo l'ultima espressione di una serie infinita/interattiva di "micro-intelligenze"; di "nuclei di informazione dinamica" che ad un certo livello della realtà (meso/microscopico), unendosi tra loro, si traducono in entità fisiche/materiali (passando dai quanti agli atomi ed in seguito dalle molecole ai cristalli di acqua). Come non ricordare, a questo punto, quella famosa frase di Leibniz (espressa nella sua “Monadologia”), che recita così: "Se noi vogliamo dare il nome di anima a tutto quello che ha percezioni e appetizioni (...), tutte le sostanze semplici o monadi create possono essere chiamate anime".
Lo stupore per i risultati di tali esperimenti, non dovrebbe nascere tanto dall’osservazione di determinate mutazioni geometriche di cristalli d’acqua, in presenza di un particolare genere di musica piuttosto che di un altro; la musica è composta da onde sonore (spostamenti di particelle che generano delle oscillazioni), in grado dunque di modificare i parametri ambientali circostanti alla sua sorgente, e di influenzare in ultima analisi ogni singola molecola presente nel suo campo d’azione (l’interazione tra le vibrazioni atomiche dei contenitori e quelle molecolari dell’aria circostante, “ricadrebbero” in ultima analisi sul liquido in esame, modificandone i parametri strutturali di superficie). La non-località quindi, volendo restare con i piedi per terra, in tale contesto potremmo per certi versi escluderla (anche se ovviamente il fenomeno, in sé, può suscitare un certo stupore; soprattutto per le innumerevoli variazioni di simmetria delle varie configurazioni geometriche dei cristalli in esame. Dei cristalli amorfi, teoricamente, avrebbero dovuto rappresentare la norma, in tali esperimenti; ma così non è, con nostro grande stupore). Un discorso analogo lo si potrebbe fare considerando i campi magnetici prodotti dal cervello umano, che rientrano nell’ordine di poche decine di femtoTesla. Ipotizzando una possibile interazione tra tali campi magnetici (seppur “infinitamente” deboli) e le molecole d’acqua, anche in questo caso potremmo escludere l’intervento del principio di non-località. Ciò che invece dovrebbe davvero lasciarci di stucco, sono le variazioni geometriche di tali cristalli, a dipendenza dei termini (nomi/vocaboli) che vengono apposti (scritti) sui contenitori in cui tale acqua è stata riposta. Qui sì, che entra probabilmente in causa il principio di non-località! E che dire poi della lingua con cui tali termini/vocaboli vengono scritti sui contenitori? L’effetto sembrerebbe sortire sempre, indipendentemente dalla lingua con cui i vocaboli sono stati scritti sui vari recipienti! L’intelligenza dell’acqua è tale, da riconoscere qualsiasi lingua/linguaggio usato dagli abitanti della Terra? E se in realtà l’azione delle parole scritte, fosse soltanto un’illusione dovuta semplicemente all'influenza (sulla materia) dei campi magnetici prodotti dalla mente umana? Per verificare ciò, basterebbe scrivere determinate parole sui contenitori con l’acqua da esaminare, e poi dare l’incarico a qualcuno di nasconderli in un luogo lontano dalla nostra presenza , a noi sconosciuto e all’interno di una gabbia di Faraday! Qualora, un simile esperimento con parole scritte sui contenitori e gabbia di Faraday, non producesse alcuna modificazione nei cristalli, andrebbe a cadere l'ipotesi dell'azione delle parole scritte e di conseguenza anche quella di un eventuale legame con il principio di non-località.   [Queste mie riflessioni, sono relative ai primi esperimenti di Masaru Emoto]
Fausto Intilla, 24 gennaio 2013.

Nessun commento: