mercoledì 9 ottobre 2013

Dimensioni parallele ...e strani sogni.

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L’alieno lo prese per mano e gli disse: “Vieni, non avere paura, ti accompagnerò in un’altra dimensione”. L’essere umano accettò l’invito e salì con l’alieno sull’astronave. Pochi istanti dopo si ritrovarono entrambi in un posto incantevole, ma palesemente non terrestre. Scesero insieme dalla nave spaziale e l’essere umano cominciò a guardarsi attorno, tentando di toccare con le mani gli oggetti ad egli circostanti. Subito notò con grande stupore, che le sue mani, così come il resto del suo corpo, passavano attraverso gli oggetti come se questi fossero degli ologrammi, delle entità evanescenti; e dunque non vi era modo di toccare o afferrare proprio nulla. L’umano a quel punto si rivolse all’alieno: “Ma dove mi hai portato? Non capisco, com’è possibile che io riesca a camminare, in un posto simile…” e iniziò a premere le sue dita sulle sue braccia, per essere sicuro di avere ancora una “consistenza solida”; dopo essersene accertato, esclamò: “Ma sono sempre lo stesso, la mia consistenza non è cambiata! Ho ancora un corpo solido!...e allora come mai non sprofondo?...la mia densità è molto più alta rispetto a tutto ciò che mi circonda, è molto strano tutto ciò”. A quel punto intervenne l’alieno: “Sprofondare? E in cosa o dove, dovresti sprofondare? Qui non esiste la forza di gravità, ma solo la forza di volontà. Prova a pensare di conficcare il tuo piede destro nel suolo su cui stai camminando”. L’essere umano provò a fare ciò che gli era stato chiesto e ancora una volta con suo grande stupore, scoprì che era possibile, solo con la propria forza del pensiero, continuare a camminare su di un suolo evanescente, oppure immergervisi dentro!  Ma ad un tratto l’alieno interruppe quel suo stato mentale che oscillava costantemente tra la gioia, lo sconcerto e l’euforia, rivolgendosi ad egli con le seguenti parole: “E se ora io ti dicessi che tu in realtà sei morto e tutto ciò non è reale, mi crederesti?”. L’umano, quasi stizzito e con tono deciso rispose: “Ma no ovviamente! Mi ci hai portato tu qui; come faccio ad essere morto?”. Al che l’alieno rispose: “E se invece ti avessi portato qui a tua insaputa, magari prelevandoti nel cuore della notte, durante il sonno, e poi qui qualcuno ti avesse detto che in realtà sei morto?”. L’umano si prese un attimo per riflettere e poi disse: “Bè,  non ci avrei creduto ugualmente e avrei sicuramente pensato che stessi sognando. Però la cosa francamente mi spaventa, perché quel sogno avrebbe potuto continuare per moltissimo tempo, e io non avrei mai potuto accorgermi di nulla”. L’alieno abbozzò un sorriso e disse: “Già, non avresti potuto mai accorgerti di nulla, a meno che io ad un certo punto, non ti avessi riportato sulla Terra. Ma se ti fossi risvegliato lentamente nel letto in cui dormi abitualmente, a cosa avresti creduto, ad un sogno, o ad un evento reale?”. L’umano a tal punto si strinse nelle spalle e mestamente rispose: “Senza alcun indizio su cui poter riflettere, probabilmente avrei pensato di essermi finalmente risvegliato da un brutto sogno”.

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