Una nuova tecnica permetterà di utilizzare il Dna come una fibra ottica, utile per condurre la luce utilizzata dai computer ottici al posto dell’elettricità o nei sistemi di fotosintesi artificiale, futuri sostituti dei pannelli solari.
Le nuove tecnologie spesso prendono spunto dalla natura per creare nuovi prodotti e strutture sempre più all'avanguardia. Questa volta gli scienziati non si sono limitati a questo ma hanno trovato il sistema di usare i filamenti del Dna a mo' di fibre ottiche.Il team del prof. Bo Albinsson dell'Università della Tecnologia di Goteborg, in Svezia, ha ideato un cavo sottilissimo che prende forma da un mix auto-assemblante di Dna e cromofori, molecole in grado di assorbire e trasmettere la luce. Il risultato sono fibre fotoniche, del tutto simili a quelle che si trovano in natura - nelle alghe ad esempio - in grado di trasmettere informazioni attraverso fasci di luce.
Nello studio è stato usato un tipo di cromoforo dall'affinità molto alta con le molecole di acido desossiribonucleico, tanto da inserirsi automaticamente tra i pioli della struttura molecolare, rappresentati dalle basi azotate. Nel caso in cui un cromoforo venga danneggiato, la grande compatibilità tra molecole fa sì che venga automaticamente sostituito da un altro simile. Sono poi proprio i cromofori, supportati dal filamento di Dna, a trasferire la luce da un capo all'altro della fibra microscopica, lunga 20 nanometri e dal diametro di pochi nm.
Fibre ottiche di questo tipo potrebbero avere un utilizzo importante nella produzione di computer ottici, che utilizzano la luce al posto dell'elettricità, e nei sistemi che riporducono artificialmente la fotosintesi clorofilliana e che potrebbero rappresentare il futuro sostituto dei pannelli solari odierni.
LAB Giovedì 13 novembre 2008 - 15:02
Valentina Tubino
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