Un team di scienziati dell'Università di Leeds, nel Regno Unito, ha inventato un biosensore in grado di identificare le malattie sfruttando la nanotecnologia. Il dispositivo, che potrebbe rivoluzionare le scienze diagnostiche, utilizza gli anticorpi per il rilevamento dei biomarcatori, molecole presenti nell'organismo utilizzate per identificare le patologie.
Questo ambizioso progetto, denominato ELISHA, e sostenuto dall'UE con un finanziamento pari a 2,7 milioni di euro, ambisce a ridurre a 15 minuti il tempo di diagnosi. La nuova invenzione potrebbe essere immessa sul mercato in appena tre anni.L'attuale metodo di diagnosi, sviluppato negli anni Settanta del Novecento, presenta numerosi difetti e si basa sull'analisi di campioni ematici e di urina. Gli esami devono essere effettuati in un laboratorio medico da parte di personale altamente qualificato, hanno una durata di circa due ore e costi elevati. Una tecnica semplificata, che permetterebbe una diagnosi più rapida a fronte di costi minori e in un luogo più comodo come un ambulatorio medico, intimorirebbe meno i pazienti e sarebbe economicamente più conveniente per gli ospedali e per i servizi sanitari.Questo è ELISHA ("Electronic immuno-interfaces and surface nanobiotechnology: a heterodoxical approach" - "Nanobiotecnologia delle superfici e delle interfacce immuni elettroniche: un approccio non convenzionale") con il suo nuovissimo biosensore per la diagnosi.
Un gruppo costituito da nove partner provenienti da cinque paesi dell'Unione europea, tra i quali vi sono università, istituti di ricerca e PMI, ha sviluppato un dispositivo che renderà la diagnosi meno costosa e ne aumenterà al contempo il campo di applicazione.Il dott. Paul Millner della Facoltà di scienze biologiche dell'Università di Leeds afferma "Siamo convinti che questo dispositivo rappresenti la prossima generazione dei test diagnostici. Ora siamo in grado di rilevare pressoché tutti gli analiti (sostanze associate alla malattia) in modo più rapido, economico e semplice di quanto non lo facciano i metodi diagnostici attualmente in uso. Crediamo che questo potrebbe rivoluzionare il rilevamento delle malattie."Il dispositivo ELISHA (che potrebbe essere in vendita tra tre anni) ha attualmente le dimensioni di un consueto dispositivo per il pagamento con carta di credito, ma il consorzio ha in programma di ridurle fino a raggiungere le dimensioni di un telefono cellulare. Sfrutta la nanotecnologia (vale a dire la manipolazione della materia su scala microscopica) per rilevare i biomarcatori nel sangue o nell'urina. Il risultato è poi costituito da una risposta positiva ("si") o negativa ("no") sulla presenza di una specifica malattia. All'interno dello strumento sono posizionati diversi microchip per l'analisi di varie patologie.Il dott. Millner afferma: "Abbiamo progettato uno strumento semplice per rendere facile sia l'impiego che la comprensione dei biosensori. Il loro impiego sarà simile a quello dei kit con biosensore per il monitoraggio del glucosio attualmente utilizzati dai pazienti diabetici".Lo strumento potrebbe trovare impiego per l'identificazione di numerose malattie, tra le quali vi sono il cancro alla prostata e alle ovaie, ictus, malattie cardiache, sclerosi multipla e infezioni micotiche. Il consorzio ELISHA ritiene che la sua versatilità potrebbe permettere il rilevamento della tubercolosi e della presenza del virus dell'immunodeficienza umana (HIV). La sua rapidità di risposta si tradurrà in una diagnosi più rapida della malattia e in un corretto indirizzamento del paziente verso gli specialisti più adeguati.La tecnologia ELISHA ha grandi potenzialità per il futuro. Il project manager di ELISHA, il dott. Tim Gibson dice: "Gli analiti utilizzati nella nostra ricerca rappresentano solo una minima parte delle potenziali applicazioni. Abbiamo dimostrato che il dispositivo può essere utilizzato anche per applicazioni ambientali, ad esempio per rilevare la presenza di erbicidi e pesticidi nell'acqua o di antibiotici nel latte".
Redazione MolecularLab.it (18/11/2008)
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