Fonte: Galileo
La cura per la malaria, la filariasi e altre malattie infettive potrebbe arrivare dalle stesse zanzare che le trasmettono. Lo annunciano due nuovi studi su Science.
Si preannunciano tempi duri per le zanzare. Secondo quanto riportano due articoli pubblicati su Science, è possibile combattere malattie come la malaria o la filariasi partendo direttamente dalle zanzare che le veicolano nell’essere umano, con l’aiuto di alcuni parassiti e della genetica.
Nel primo studio, Zakaria Kambris e la sua equipe dell’Università di Oxford hanno studiato Aedes aegypti, la zanzara vettore del nematode della filariasi linfatica, malattia che affligge oltre 120 milioni di persone nel mondo causando gravi danni al sistema linfatico. I ricercatori hanno scoperto che infettando la zanzara con un particolare ceppo di parassiti, è possibile ridurre drasticamente la sua capacità di trasmettere la filariasi. Il parassita alleato è il Wolbachia, nella variante genetica wMelPop (soprannome “popcorn”).
I ricercatori già sapevano che una zanzara infetta con 'popcorn' vive circa la metà di una zanzara sana. Ciò diminuisce le sue probabilità di trasmettere la filariasi. Infatti, dato che il nematode necessita di un lungo periodo di incubazione prima di passare all’essere umano, solo le zanzare più vecchie sono realmente infettive. I nematodi vitali in una zanzara contagiata da 'popcorn' sono meno del 15 per cento di quelli presenti nelle zanzare sane. Ma cosa causa la morte prematura delle zanzare infette? Secondo i ricercatori di Oxford, il parassita provoca la super-attivazione del sistema immunitario di Aedes aegypti, che attacca il nematode impedendogli di svilupparsi. Inoltre, l’attivazione del sistema immunitario, con i costi metabolici che comporta all’organismo, riduce la durata di vita delle zanzare infette.
Protagonista del secondo studio, condotto dall’European Molecular Biology Laboratory (Germania) e l’Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale (Francia), è invece l'Anopheles gambia, la zanzara responsabile della trasmissione della malaria. Gli scienziati hanno scoperto come trasformare questo insetto da causa a rimedio della malattia. Studiando il Dna delle zanzare hanno individuato un gene che le rende immuni al contagio del plasmodio che veicola la malaria nei roditori: TEP1, che esiste in due forme differenti. Utilizzando tecniche di interferenza dell’Rna combinate con tecniche di sequenziamento del genoma, hanno scoperto che solo una di queste forme garantisce alla zanzara l’immunità dal contagio del plasmodio. Quindi, teoricamente, è possibile creare, intervenendo sul corredo genetico, generazioni di zanzare immuni al parassita e perciò incapaci di trasmettere la malattia. Sperando che TEP1 controlli anche la resistenza della zanzara al plasmodio della malaria umana, i ricercatori pensano di avere per le mani un nuovo strumento per curare la malattia “alla radice”. (m.s.)
Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1177531DOI: 10.1126/science.1175241
Nel primo studio, Zakaria Kambris e la sua equipe dell’Università di Oxford hanno studiato Aedes aegypti, la zanzara vettore del nematode della filariasi linfatica, malattia che affligge oltre 120 milioni di persone nel mondo causando gravi danni al sistema linfatico. I ricercatori hanno scoperto che infettando la zanzara con un particolare ceppo di parassiti, è possibile ridurre drasticamente la sua capacità di trasmettere la filariasi. Il parassita alleato è il Wolbachia, nella variante genetica wMelPop (soprannome “popcorn”).
I ricercatori già sapevano che una zanzara infetta con 'popcorn' vive circa la metà di una zanzara sana. Ciò diminuisce le sue probabilità di trasmettere la filariasi. Infatti, dato che il nematode necessita di un lungo periodo di incubazione prima di passare all’essere umano, solo le zanzare più vecchie sono realmente infettive. I nematodi vitali in una zanzara contagiata da 'popcorn' sono meno del 15 per cento di quelli presenti nelle zanzare sane. Ma cosa causa la morte prematura delle zanzare infette? Secondo i ricercatori di Oxford, il parassita provoca la super-attivazione del sistema immunitario di Aedes aegypti, che attacca il nematode impedendogli di svilupparsi. Inoltre, l’attivazione del sistema immunitario, con i costi metabolici che comporta all’organismo, riduce la durata di vita delle zanzare infette.
Protagonista del secondo studio, condotto dall’European Molecular Biology Laboratory (Germania) e l’Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale (Francia), è invece l'Anopheles gambia, la zanzara responsabile della trasmissione della malaria. Gli scienziati hanno scoperto come trasformare questo insetto da causa a rimedio della malattia. Studiando il Dna delle zanzare hanno individuato un gene che le rende immuni al contagio del plasmodio che veicola la malaria nei roditori: TEP1, che esiste in due forme differenti. Utilizzando tecniche di interferenza dell’Rna combinate con tecniche di sequenziamento del genoma, hanno scoperto che solo una di queste forme garantisce alla zanzara l’immunità dal contagio del plasmodio. Quindi, teoricamente, è possibile creare, intervenendo sul corredo genetico, generazioni di zanzare immuni al parassita e perciò incapaci di trasmettere la malattia. Sperando che TEP1 controlli anche la resistenza della zanzara al plasmodio della malaria umana, i ricercatori pensano di avere per le mani un nuovo strumento per curare la malattia “alla radice”. (m.s.)
Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1177531DOI: 10.1126/science.1175241
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