Fonte: Corriere della Sera
L'esperimento a princeton, ateneo dove studiò bezos fondatore di amazon.
Gli studenti bocciano Kindle.
Gli studenti bocciano Kindle.
Studiare sull'e-book risulta faticoso e poco produttivo: non si può sottolineare e scrivere le note è difficile.
Un esperimento che punta al risparmio della carta, simile ad altri già avviati in alcune università statunitensi, tra cui Berkley e Yale. Come previsto, due settimane fa, alla ripresa delle lezioni, ad una cinquantina di studenti e professori , resisi disponibili per la prova, sono stati consegnati i lettori Kindle, prodotti dalla Amazon, fondata proprio da un ex allievo, Jeff Bezos, laureatosi a Princeton nel 1986.
Un po’ inaspettatamente, come racconta il Daily Princetonian, il giornale online di ateneo, la rivoluzione dell’e-book è stata accolta in maniera piuttosto tiepida, anche se i riscontri positivi non mancano. Gli studenti riconoscono l’indubbia comodità del Kindle, che consente di avere sempre a portata di mano una mole impensabile di libri di testo e di poter condividere in maniera agevole appunti e dispense. Qualcuno è entusiasta: una professoressa ammette di trovare la lettura su Kindle estremamente agevole e non stancante per la vista.
I problemi iniziano quando dalla semplice consultazione e dalla lettura “senza impegno” si passa allo studio. «Gran parte del mio apprendimento dipende dall'interazione fisica con il testo: segnalibri, sottolineature, appunti a margine per segnare i passaggi più importanti», ha spiegato Aaron Horvath, studente del corso di Società Civile e Politica Pubblica. Una serie di trucchi per favorire la memorizzazione e la concentrazione, ben conosciuti da chi ha passato ore sui libri. «Non sono un luddista – spiega ancora Horvath – ma questa tecnologia non mi sembra ancora pronta per un uso accademico». Una perplessità condivisa anche dagli insegnanti. «Lo studio richiede una lettura intensa, quasi fisica, e io incoraggio i miei studenti a sottolineare i concetti più importanti e ad annotare le parole chiave a margine. Con il Kindle si può fare tutto questo, ma è meno immediato rispetto alla carta», conferma un professore.
Altro inconveniente: le versioni elettroniche dei libri non hanno i numeri di pagina: «È qualcosa che spiazza e rende difficile rapportarsi al testo e citarlo», continua lo stesso insegnante. Non è finita: un’allieva ha lamentato diversi problemi nel trovare il giusto settaggio dello schermo e difficoltà nel passare velocemente da un punto all’altro dei testi, cosa che gli studenti fanno molto spesso, per ripassare i concetti principali prima di un esame.
Il risultato è che in molti si sono ridotti a stampare i capitoli da studiare ed alcuni hanno preferito riconsegnare l’e-reader e ritornare al libro analogico. E l’università ha fatto sapere che alla sperimentazione del lettore digitale, per ora, non seguirà l’adozione di massa. Con buona pace dell’ illustre ex alunno.
Princeton è dunque un covo di tecnofobi, incapaci di sfruttare a pieno i vantaggi offerti dal Kindle? La questione è un’altra. Nelle aule universitarie di oggi siedono ragazzi che, nonostante abbiano sempre sottomano laptop e smartphone, sono cresciuti studiando sui libri di carta, dalle elementari in poi. Per loro, passare all’e-reader significa ripensare al modo con cui si apprendono nozioni e concetti. Uno sforzo non indifferente, che aumenta il livello di stress legato allo studio.
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Probabilmente il libro elettronico sarà apprezzato a pieno dagli universitari che da bambini abbiano imparato a leggere su supporto digitale. Ma ci vorrà ancora del tempo: fino ad allora si continuerà a studiare sulle “sudate carte”.
Elvira Pollina
01 ottobre 2009
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