mercoledì 13 gennaio 2010

Il fondatore di Facebook: «Non ha più senso parlare di riservatezza online, le norme sociali sono cambiate».

Fonte: Corriere.it
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MILANO - «Ormai gli utenti condividono senza problemi le informazioni personali online. Le norme sociali cambiano nel tempo. E così è anche per la privacy». Con questa dichiarazione rilasciata durante un incontro a San Francisco, il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha dato il proprio il benservito a tutte le discussioni (e le polemiche) sulla riservatezza online. A cominciare da quelle scatenate dal recente cambiamento delle impostazioni di privacy sul popolare social network californiano.

ADDIO PRIVACY - Secondo il venticinquenne fondatore di Facebook, è ormai finita l'era della riservatezza. Blog e social network rendono anacronistiche le posizioni di chi vuole a tutti i costi difendere il diritto alla privacy: «Quando ho iniziato a pensare a Facebook nella mia cameretta di Harvard, in tanti si chiedevano: 'Perché mai dovrei mettere informazioni online? Perché dovrei avere un sito personale?' Poi è iniziata l'esplosione dei blog e di tutti gli altri servizi che permettono di condividere informazioni online. Le abitudini sociali evolvono nel tempo».

EVOLUZIONE - Le dichiarazioni di Zuckerberg sono arrivate in risposta ad alcune domande sul recente cambiamento delle impostazioni di Facebook, quando 350 milioni di utenti hanno visto passare alcune informazioni da private a pubbliche . Basta cioè effettuare una normale ricerca online, per visualizzare la lista di amici, le foto e gli aggiornamenti di milioni di iscritti. Da social network chiuso (all'inizio era accessibile solo agli studenti del college), ora Facebook è diventata un'enorme bacheca pubblica, consultabile da chiunque. Secondo il fondatore, questa evoluzione di Facebook non fa altro che rispecchiare un cambiamento avvenuto a livello sociale: la privacy non è più avvertita come un valore da parte degli utenti.

REAZIONI - «Non condivido affatto queste posizioni. Facebook è uno dei maggiori agenti di questo cambiamento. Zuckerberg dimostra solo di essere arrogante e accondiscendente», ha commentato Marshall Kirkpatrick del blog tecnologico Read/Write Web. Le dichiarazioni fanno discutere anche in Italia: «Forse si sta aprendo lo spazio per un player che interpreti correttamente l'esigenza di privacy che gli utenti mostrano tutt'ora di avere», sottolinea Fabio Giglietto, docente di Nuovi Media all'Università di Urbino. E cioè, prima o poi arriverà un nuovo social network che offrirà una maggiore tutela dalla privacy e, proprio per questo, attirerà un maggior numero di utenti. Ma c'è anche chi è pronto ad ammettere che Zuckerberg ha ragione: "Privacy e copyright sono i due grandi animali morenti" della rivoluzione digitale, spiega Mafe De Baggis.
DIRITTO ALL'OBLIO - Intanto dalla Francia arriva una proposta di legge che vorrebbe imporre una sorta di data di scadenza per le informazioni condivise online. Social network ed altri servizi web, dovrebbero eliminare i dati custoditi sui propri server dopo un certo periodo di tempo stabilito dall'utente. Un modo per tutelare quel «diritto all'oblio» che in rete è sempre più a rischio. Il provvedimento francese sembra fare proprie le indicazioni dello studioso Viktor Mayer-Schonberger che in un recente saggio («Delete: The Virtue of Forgetting in the Digital Age») propone l'introduzione di una data di scadenza per ogni foto, post, video pubblicato online. Se l'era digitale sta cambiando il nostro rapporto con la memoria, questo non vuol dire che dobbiamo per forza rassegnarci a pensarla come Mark Zuckerberg: è possibile trovare soluzioni tecnologiche che ci permettano anche di essere dimenticati.

Nicola Bruno

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