mercoledì 13 gennaio 2010

Livelli plasmatici elevati di lipoproteina (a),sono causa di un aumento del rischio di malattia coronarica e di infarto miocardico.

Fonte: Le Scienze
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Una persona su sei è portatrice di una varianti del gene APO(A) che comporta livelli più elevati di lipoproteina (a) e un rischio di infarto raddoppiato rispetto ai soggetti con genotipo normale.
Una nuova ricerca genetica conferma in modo inequivocabile che livelli plasmatici elevati di lipoproteina (a), un terzo tipo di colesterolo che si affianca ai più conosciuti LDL e HDL, sono causa di un aumento del rischio di malattia coronarica e di infarto miocardico. E' questo il risultato di uno studio pubblicato sul "New England Journal of Medicine" da parte del gruppo PROCARDIS, il consorzio europeo di ricerca di cui fanno parte ricercatori del Dipartimento di ricerca cardiovascolare dell'Istituto Mario Negri, il Dipartimento di medicina cardiovascolare del Wellcome Trust Centre for Human Genetics e l'Università di Oxford, il Karolinska Institute di Stoccolma e l'Università di Münster. I livelli plasmatici di lipoproteina (a) mostrano una notevole variabilità tra gli individui e sono geneticamente determinati dal gene APO(A). Fino a oggi la lipoproteina (a) era stata associata con la malattia coronarica, ma non era stato possibile chiarire se potesse esserne la causa. Lo studio PROCARDIS, che complessivamente ha analizzato il genotipo di 16.000 soggetti europei, ha dimostrato che tra le diverse varianti del gene APO(A), due in particolare sono associate all'aumento del livello plasmatico di lipoproteina (a) e svolgono un ruolo causale nello sviluppo della malattia coronarica e dell'infarto. Una persona su sei è portatrice di una di queste due varianti e ha di conseguenza livelli più elevati di lipoproteina (a) e un rischio di infarto raddoppiato rispetto ai soggetti con genotipo normale; i soggetti portatori di entrambe le varianti hanno un rischio elevato di più di quattro volte. La lipoproteina (a) si conferma quindi come un fattore di rischio cardiovascolare indipendente da quelli tradizionali quali colesterolo totale, colesterolo LDL, apolipoproteina B, ipertensione, diabete, obesità e fumo."Si sa quasi tutto del colesterolo "cattivo" LDL e di quello "buono" HDL, mentre meno si conosce della lipoproteina (a), un tipo di colesterolo cui si dovrà dedicare più attenzione nell'immediato futuro"afferma Maria Grazia Franzosi, che ha coordinato lo studio PROCARDIS per l'Italia. La dieta, l'esercizio fisico e le statine - osservano i ricercatori - sono poco efficaci nell'abbassare i livelli di lipoproteina (a), mentre sembrano funzionare alcuni farmaci esistenti da tempo come la niacina e altri in arrivo sul mercato come l'anacetrapib, un inibitore della CETP (colesteryl-ester transfer protein). L'ideale sarebbe tuttavia avere un farmaco che abbassi solo la lipoproteina (a). "Il nostro studio apre nuove strade per la ricerca di trattamenti efficaci nella prevenzione: ora che sappiamo che la lipoproteina (a) è causa di malattia coronarica, sarà opportuno condurre studi clinici per valutare se i farmaci che ne riducono i livelli prevengono l'infarto. Va sottolineato che l'aumento di rischio determinato da livelli elevati di Lp(a) è inferiore a quello determinato da livelli elevati di LDL: la speranza è che curandoli entrambi il rischio di infarto si possa ridurre ulteriormente", ha concluso la Franzosi. (gg)

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