Fonte: Moebiusonline
A cura di Maurizio Melis
Scarica l'intervista a Francesco Gnesotto
Scarica l'intervista a Francesco Gnesotto
Un passo avanti verso la fusione nucleare è arrivato da Padova. Un grammo di idrogeno sottoposto a fusione produce milioni di volte più energia di quella che si produce bruciandolo. Perciò la fusione, come molti sanno, è la grande speranza del futuro per avere energia pulita e virtualmente illimitata. Attualmente c'è una specie di competizione per sviluppare la tecnologia più adatta, ma la direzione in cui si è andati più avanti, è decisamente una sola: il cosiddetto confinamento magnetico. Il punto, infatti, è che per realizzare la fusione bisogna prendere un gas di idrogeno e portarlo a temperature altissime, dell'ordine di decine o centinaia di milioni di gradi. In questo stato l'idrogeno è un plasma rovente e la difficoltà principale sta nel contenerlo; tenerlo chiuso da qualche parte, insomma. Attenzione: non nel senso che può esplodere. Anzi, il problema è mantenerlo acceso. Il contenimento del plasma è un gioco di equilibri molto delicato: appena qualcosa va storto il plasma si disperde, si raffredda e la reazione si spegne. E' un po' come tenere in equilibrio una scopa sulla punta delle dita: appena ci si allontana dall'equilibrio la scopa cade.
Ebbene, la notizia è che al consorzio RFX di Padova, dove si studiano i plasmi e si sperimenta un particolare tipo di confinamento magnetico - ce ne sono diversi. Questo è un dato importante per la nostra discussione - il gruppo guidato dal Prof. Piero Martin dell'Università di Padova e dalla Dr.ssa Maria Ester Puiatti del CNR, è riuscito a fare assumere a un plasma da fusione a 15 milioni di gradi una forma ad elica dotata di una sorta di equilibrio spontaneo. Insomma: qualcosa che renderebbe più facile contenerlo. Ci facciamo raccontare tutto da Francesco Gnesotto, direttore del consorzio RFX.
Nessun commento:
Posta un commento