E' rappresentato da un gene, chiamato BCL6, la cui attivazione o inattivazione determina la produzione o l'interruzione della produzione di anticorpi da parte delle cellule B.
Uno specifico gene che funge da interruttore per la produzione di anticorpi è stato individuato da un gruppo di ricercatori del La Jolla Institute for Allergy and Immunology in collaborazione con biologi della Yale University, che illustrano la scoperta in un articolo pubblicato su "Science Express". "La scoperta è di valore enorme in termini di benefici a lungo termine sia per la ricerca sia per la società, in quanto getta luce su una parte essenziale del puzzle legato allo sviluppo dei vaccini: qual è l'interruttore molecolare che che dice all'organismo di creare degli anticorpi?", ha commentato Mitchell Kronenberg, direttore scientifico del La Jolla Institute.La produzione di anticorpi è un processo a più tappe che coinvolge interazioni fra diversi attori cellulari fra i quali un ruolo chiave lo hanno i linfociti T helper CD4, che segnalano ad altre cellule la necessità di produrre anticorpi. "Ci sono diverse varietà di cellule T helper CD4 e per molti anni la comunità scientifica ha pensato che una di queste varietà, i CD4 helper di tipo 2 (TH-2), innescassero il processo anticorpale. Ma una decina di anni fa si è capito che ciò non è vero e che dovrebbe esistere una quinta varietà di cellule Thelper CD4 che innesca la produzione di anticorpi, chiamata TFH", spiega Shane Crotty, che ha diretto lo studio.Il gruppo diretto da Crotty ha appunto identificato i meccanismi che regolano la via TFH. "Abbiamo scoperto che il gene BCL6 funziona come un interruttore, come regolatore principale di questo processo. In una serie di esperimenti abbiamo mostrato che se si attiva questo gene si ottengono molte più cellule T helper CD4 del tipo TFH, in grado a loro volta di comunicare alle cellule B di produrre anticorpi". Per testare la scoperta i ricercatori hanno poi provato a silenziare quel gene, constatando che in tal modo si interrompeva la produzione di anticorpi, un esperimento poi ripetuto e confermato dal gruppo di ricerca della Yale University. La scoperta può avere riflessi anche su diverse malattie autoimmuni, come l'artrite reumatoide: "Alcune malattie autoimmuni sono scatenate da un'infiammazione indotta dagli anticorpi. La capacità di interromperne la produzione può offrire nuove opportunità terapeutiche a chi ne soffre", ha concluso Crotty. (gg)
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