Fonte: Galileo
Il numero degli affetti da celiachia è quadruplicato dal 1948 ad oggi rendendo necessari strumenti più efficaci per la cura e la diagnosi della malattia.
Negli ultimi 50 anni, i casi di celiachia nella popolazione statunitense sono notevolmente aumentati, tanto che la malattia è ormai diffusa quanto il diabete o l’artrite reumatoide. L’allarme è stato lanciato sulle pagine di Gastroenterology da Joseph Murray e il suo gruppo di ricerca della Mayo Clinic.Le persone affette da celiachia sono allergiche al glutine, una proteina presente nel grano, nell’orzo e nella segale. L’ingestione della proteina causa una reazione immunitaria che danneggia i villi intestinali, provocando diarrea, crampi, anemia, infertilità, una prematura e grave osteoporosi. La malattia si cura intervenendo sulla dieta, da cui occorre eliminare il glutine.
Per ricostruire la storia della diffusione della celiachia nella popolazione degli Usa, i ricercatori hanno analizzato campioni di sangue prelevato tra il 1948 ed il 1954 da 9.133 volontari adulti della Warren Air Force Base (AFB), nel Wyoming. Si è così scoperto che lo 0,2 per cento dei volontari era al tempo affetto da celiachia, presentando nel sangue tracce dell’anticorpo che i celiaci producono in reazione al glutine. Seguendo la storia clinica dei volontari nei 45 anni successivi al prelievo del sangue, i medici hanno poi dimostrato che gli individui affetti da celiachia non diagnosticata avevano sofferto tassi di mortalità superiori rispetto alle persone sane. Questi dati sono stati poi confrontati con quelli recentemente ottenuti dall’analisi del sangue di 12.768 pazienti del Minnesota, scelti in modo di avere la stessa età dei volontari del Wyoming al momento del prelievo o il loro stesso anno di nascita. Dal confronto, è emerso che nel campione attuale i casi di celiachia sono cresciuti mediamente di ben quattro volte.
“I disturbi celiaci sono diventati molto più comuni negli ultimi 50 anni e non sappiamo perché”, afferma Joseph Murray. “La malattia colpisce oggi 1 persona su 100, ma, considerato che i suoi sintomi sono spesso confusi con quelli di altri disturbi, le persone affette da celiachia potrebbero essere molto più numerose”. Per il gastroenterologo, dal momento che il numero dei celiaci è quadruplicato negli ultimi 50 anni ed una cattiva diagnosi può causare morte prematura, sarebbe saggio iniziare a considerare la malattia come un vero e proprio caso di salute pubblica, che va affrontato con i giusti mezzi e la dovuta attenzione. (m.s.)
Riferimenti: Gastroenterology doi:10.1053/j.gastro.2009.03.059
Per ricostruire la storia della diffusione della celiachia nella popolazione degli Usa, i ricercatori hanno analizzato campioni di sangue prelevato tra il 1948 ed il 1954 da 9.133 volontari adulti della Warren Air Force Base (AFB), nel Wyoming. Si è così scoperto che lo 0,2 per cento dei volontari era al tempo affetto da celiachia, presentando nel sangue tracce dell’anticorpo che i celiaci producono in reazione al glutine. Seguendo la storia clinica dei volontari nei 45 anni successivi al prelievo del sangue, i medici hanno poi dimostrato che gli individui affetti da celiachia non diagnosticata avevano sofferto tassi di mortalità superiori rispetto alle persone sane. Questi dati sono stati poi confrontati con quelli recentemente ottenuti dall’analisi del sangue di 12.768 pazienti del Minnesota, scelti in modo di avere la stessa età dei volontari del Wyoming al momento del prelievo o il loro stesso anno di nascita. Dal confronto, è emerso che nel campione attuale i casi di celiachia sono cresciuti mediamente di ben quattro volte.
“I disturbi celiaci sono diventati molto più comuni negli ultimi 50 anni e non sappiamo perché”, afferma Joseph Murray. “La malattia colpisce oggi 1 persona su 100, ma, considerato che i suoi sintomi sono spesso confusi con quelli di altri disturbi, le persone affette da celiachia potrebbero essere molto più numerose”. Per il gastroenterologo, dal momento che il numero dei celiaci è quadruplicato negli ultimi 50 anni ed una cattiva diagnosi può causare morte prematura, sarebbe saggio iniziare a considerare la malattia come un vero e proprio caso di salute pubblica, che va affrontato con i giusti mezzi e la dovuta attenzione. (m.s.)
Riferimenti: Gastroenterology doi:10.1053/j.gastro.2009.03.059
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