Fonte: Le Scienze
Un nuovo composto è in grado di bloccare un particolare stadio dello sviluppo della superficie della cellula batterica che finora non era mai stato utilizzato come bersaglio dagli antibiotici.
La resistenza agli antibiotici rappresenta un problema sanitario significativo da più di un decennio. Ma, a dispetto della necessità di nuove opzioni terapeutiche, negli ultimi 40 anni sono state sviluppate solo due nuove classi di antibiotici.
Ora una promettente scoperta dei ricercatori della McMaster University di Hamilton, nell'Ontario, Canada, ha individuato un punto di partenza per nuovi interventi sulle infezioni resistenti.
Il gruppo della McMaster University guidato da Eric Brown, professore del Dipartmento di biochimica e scienze biomediche, ha utilizzato una particolare tecnica di screening su un gran numero di molecole per riuscire a individuare quelle in grado di uccidere i batteri e per studiare successivamente i meccanismi biochimici in virtù dei quali ciò avviene.
Grazie anche alla collaborazione con i colleghi del DeGroote Institute for Infectious Disease Research della stessa università si è così riusciti a identificare un promettente composto chimico, denominato MAC13243.
Gli antibiotici convenzionali distruggono i batteri bloccandone la produzione della membrana cellulare, del DNA o delle proteine: l'MAC13243 è in grado di bloccare un particolare stadio dello sviluppo della superficie della cellula batterica che finora non è mai stato utilizzato come bersaglio dei composti antibiotici.
"Siamo molto soddisfatti del risultato”, ha commentato Brown, primo autore di un articolo di resoconto apparso sulla rivista “Nature Chemical Biology”. “Aver trovato un nuovo bersaglio terapeutico in una parte finora non sfruttata della fisiologia batterica consente di affrontare il problema in modo del tutto innovativo: poiché è in grado di colpire batteri resistenti ai farmaci in un modo differente rispetto a quanto fanno gli antibotici, il nuovo composto potrebbe aprire la strada a nuovi trattamenti per superare la resistenza di alcuni tipi di microrganismi.” (fc)
Ora una promettente scoperta dei ricercatori della McMaster University di Hamilton, nell'Ontario, Canada, ha individuato un punto di partenza per nuovi interventi sulle infezioni resistenti.
Il gruppo della McMaster University guidato da Eric Brown, professore del Dipartmento di biochimica e scienze biomediche, ha utilizzato una particolare tecnica di screening su un gran numero di molecole per riuscire a individuare quelle in grado di uccidere i batteri e per studiare successivamente i meccanismi biochimici in virtù dei quali ciò avviene.
Grazie anche alla collaborazione con i colleghi del DeGroote Institute for Infectious Disease Research della stessa università si è così riusciti a identificare un promettente composto chimico, denominato MAC13243.
Gli antibiotici convenzionali distruggono i batteri bloccandone la produzione della membrana cellulare, del DNA o delle proteine: l'MAC13243 è in grado di bloccare un particolare stadio dello sviluppo della superficie della cellula batterica che finora non è mai stato utilizzato come bersaglio dei composti antibiotici.
"Siamo molto soddisfatti del risultato”, ha commentato Brown, primo autore di un articolo di resoconto apparso sulla rivista “Nature Chemical Biology”. “Aver trovato un nuovo bersaglio terapeutico in una parte finora non sfruttata della fisiologia batterica consente di affrontare il problema in modo del tutto innovativo: poiché è in grado di colpire batteri resistenti ai farmaci in un modo differente rispetto a quanto fanno gli antibotici, il nuovo composto potrebbe aprire la strada a nuovi trattamenti per superare la resistenza di alcuni tipi di microrganismi.” (fc)
1 commento:
In sostanza è stato scoperto un nuovo antibiotico.
Ultimamente però delle scperte analoghe sono state frequenti, ad esempio certi chinolonici sono attivi su tutti i batteri.
Ma poi si è visto che anche modificando la struttura di certe cefalosporine si estendeva lo spettro antibiotico a quasi tutti i batteri.
Comunque è significativo come vecchi antibiotici come l'amoxicillina siano ancora attivi su gran parte dei batteri.
Talvolta basta apportare una correzione nel dosaggio, ad esempio di amoxicillina non se ne dà piu due grammi, ma tre al giorno per avere un ampio spettro antibiotico.
Pare che i batteri abbiano, sì, la capacità di sviluppare resistenza, ma pure di perderla.
Negli antibiogrammi ad esempio si nota spessissimo come lo stesso ceppo batterico può essere prima resistente ad un antibiotico, ma a distanza di un mese perde tale resistenza e diventa sensibile allo stesso antibiotico.
Sono dati inconfutabili che ci passano continuamente per le mani.
Non saprei che spiegazione dare.
Posta un commento