Contenuti correlati:
Detriti spaziali: rischio reazione a catena
Video sul problema dei detriti spaziali
a cura di Maurizio Melis
Si è parlato di un mistero, e non sono mancate congetture che rievocavano scenari da spy story; addirittura da guerra fredda. Invero, il motivo per cui il 10 febbraio scorso il satellite americano facente parte della costellazione IRIDIUM (composta da oltre 60 satelliti) e il satellite militare russo si sono scontrati, è assai più prosaico, e sta in una banale negligenza.
Che quel giorno i due satelliti sarebbero passati a distanza ravvicinata, infatti, era noto. Il sistema informatico che presiede al monitoraggio delle orbite aveva previsto che i due oggetti, di grandi dimensioni e le cui traiettorie erano ben consociute, si sarebbero incrociati a una distanza di 600 metri: un nonnulla per oggetti che viaggiano a oltre 7 km al secondo, ma troppo secondo i tecnici della IRIDIUM, che di allarmi simili ne ricevono di continuo e perciò hanno deciso di ignorarli (a quanto pare, a meno che non si scenda sotto i 500m).
La normale procedura avrebbe previsto che la IRIDIUM si avvalesse di un apposito Radar (che viene affittatto a ore) per illuminare il proprio satellite, in modo da stabilirne con la massima precisione posizione e rotta. Le orbite infatti non possono essere previste con precisione assoluta, perchè moltissimi sono i fattori che possono defletterle leggermente. Il Radar avrebbe mostrato che la collisione era altamente probabile, e la società sarebbe intervenuta con una manovra che avrebbe messo in sicurezza il satellite (quello russo, disattivato da tempo, non poteva eseguire manovre).
Un incidente evitabile quindi, che si aggiunge a moltissimi altri che hanno avuto meno eco sui media. In seguito a un impatto di questo tipo, infatti, si formano due nuvole di detriti che più o meno procedono sulle orbite precedenti, ma che col tempo finiscono per sparpagliarsi lungo tutta la circonferenza dell'orbita e per allargarsi, formando un anello di detriti intorno al pianeta, molto pericoloso per gli altri oggetti che si trovano alla stessa quota.
Il caso ha riacceso la discussione sul problema dei detriti spaziali, che di tanto in tanto torna sotto i riflettori della cronaca. Di solito dopo un incidente. La situazione è già grave e rischia di peggiorare a causa di una reazione a catena che secondo la NASA sarebbe già in atto e avrebbe già superato la soglia critica. Le esplosioni nello spazio registrate negli anni, infatti, sarebbero oltre 200. Ogni nuvola di detriti è come una rosa di pallini che può facilmente centrare un bersaglio, il quale a sua volta si trasforma in una nuova nuvola di detriti. Questo processo potrebbe trasformare l'orbita bassa del pianeta, dove si svolgono gran parte delle attività spaziali, in un fuoco incrociato che costringerebbe a vedere al ribasso l'aspettativa di vita dei suoi numerosi abitanti. Fino a divenire del tutto impraticabile.
Nessun commento:
Posta un commento