Per la prima volta il morbo di Parkinson 'imprigionato' in provetta. Cellule della pelle di cinque persone con il morbo di Parkinson sono state riprogrammate, trasformate in cellule indifferenziate simili alle staminali embrionali e quindi in cellule del cervello (neuroni) specializzate nella produzione del neurotrasmettitore che viene 'cancellato' dalla malattia, la dopamina. Il risultato e' pubblicato sulla rivista Cell ed e' stato ottenuto negli Stati Uniti da Rudolf Jaenisch, dell' Istituto Whitehead e del Massachusetts Institute of Technology (Mit). Diventa cosi' possibile studiare le cause molecolari di una malattia neurodegenerativa sempre piu' comuni negli anziani. I ricercatori hanno utilizzato una tecnica analoga a quella con cui, a partire dal 2006, si sono ottenute le cellule staminali pluripotenti indotte (Ips): un cocktail di quattro geni 'registi' della riprogrammazione, capaci di rendere le cellule molto simili a quelle embrionali, viene trasferito all'interno di una cellula adulta. I geni vengono trasportati nella cellula per mezzo di un virus. Soltanto domenica scorsa due ricerche pubblicate su Nature avevano dimostrato la possibilita' di eliminare il rischio legato ai virus. Adesso si e' fatto un altro passo in avanti, riprogrammando senza virus cellule prelevate da malati. 'Abbiamo utilizzato virus modificati che possono essere eliminati', ha spiegato Jaenisch. In questo modo le cellule diventano piu' sicure in vista di un futuro uso nella terapia, comunque ancora molto lontano. Da queste cellule, potenzialmente capaci di trasformarsi per dare origine a tessuti e organi differenti, si sono ottenuti adesso cellule neuroni che permettono di studiare i meccanismi molecolari che scatenano la malattia.'Abbiamo un'ulteriore evidenza della possibilita' di derivare le cellule con sistemi di ingegneria genetica sempre piu' perfezionati', osserva il direttore scientifico del Policlinico San Matteo di Pavia, Carlo Alberto Redi. 'Una volta eliminato il virus siamo tranquilli su rischio da mutagenicita' da infezione', del quale avevano avvertito gia' nel 2006 i ricercatori che avevano scoperto come ottenere le cellule Ips. 'Una delle scommesse era riuscire ad eliminare i vettori. Adesso e' una grande conquista avere portato il Parkinson in provetta. Oggi abbiamo un elemento di ricerca di particolare valore perche' avere cellule staminali simili alle embrionali permette di studiare la storia molecolare della malattia: era uno degli obiettivi che si volevano raggiungere'. Portare il Parkinson in provetta e' un grande punto di arrivo, ma anche la partenza di una nuova serie di ricerche. Per esempio, le cellule staminali pluripotenti permettono di accelerare i processi che scatenano la malattia e diventano uno strumento senza precedenti sia per comprenderne le cause, sia per sperimentare l'efficacia di futuri farmaci.
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