Notizie e curiosità in ambito scientifico. Un blog di Fausto Intilla (teorico, aforista, inventore e divulgatore scientifico). Official Website: www.oloscience.com
mercoledì 30 settembre 2009
Un legame subdolo fra terremoti lontani.
Invecchiamento muscolare: scoperto un fattore chiave.
Il Progetto "Cloud": un test senza precedenti decifra le metamorfosi del riscaldamento globale e il ruolo del Sole.
di DAVIDE PATITUCCI:
La data si avvicina: il 7 dicembre si aprirà a Copenaghen la conferenza sul clima dell’Onu e i delegati di 194 Paesi dovranno decidere quali contromisure prendere per contrastare il riscaldamento del Pianeta. L’accordo resta lontano, soprattutto tra i Paesi più ricchi - per anni i grandi inquinatori - e le economie emergenti, Cina e India in testa, poco inclini ad accettare vincoli a una crescita sempre impetuosa. Intanto, anche gli scienziati si preparano a questa scadenza che molti giudicano decisiva e intervengono nel dibattito con l'unico strumento a loro disposizione: il rigore del metodo galileiano. Intanto, nel più grande laboratorio di fisica del mondo, il Cern di Ginevra, gli studiosi si apprestano a dare il via, quasi in contemporanea all’accensione dell’acceleratore di particelle Lhc, all'esperimento «Cloud» (l’acronimo, che sta per «Cosmic leaving outdoor droplets», è il termine inglese di nuvola): per la prima volta utilizzerà proprio un acceleratore di particelle per ricreare in laboratorio una delle realtà più evanescenti in natura, le nuvole. E’ un tentativo senza precedenti, che, in realtà, ha un’origine antica: l’idea di coinvolgere il laboratorio di Ginevra in questo tipo di studio nasce alcuni anni fa, in seguito alla partecipazione dell'ex direttore del Cern stesso, Robert Aymar, a una sessione dei Seminari di Erice dedicata ai mutamenti climatici. Scopo del progetto, a cui prendono parte una ventina d'istituti di Russia, Usa e Unione Europea, è studiare l'influenza sulla formazione delle nuvole, e di conseguenza sul clima terrestre, dei raggi cosmici, il cui flusso è correlato all'attività del Sole.Il momento sembra particolarmente azzeccato. La nostra stella, anche se non ce ne accorgiamo, sembra essersi un po’ addormentata. Da quasi 700 giorni, ormai, la sua superficie non presenta macchie, come rilevano le immagini della sonda europea «Soho». Un record assoluto da quando (era la prima metà dell'Ottocento) si raccoglie questo tipo di dati. Una condizione che sta mettendo in allerta gli studiosi, come dimostra «Sky&Telescope», la rivista di astronomia più diffusa al mondo, che ha dedicato al fenomeno la copertina con un titolo eloquente: «Che cosa non funziona nel nostro Sole?».Le macchie solari, regioni della fotosfera caratterizzate da una temperatura più bassa rispetto al resto della superficie, furono osservate per la prima volta da Galileo Galilei 400 anni fa. Caratterizzate da una periodicità di circa 11 anni, la loro assenza è spesso associata a un irrigidimento delle temperature sulla Terra. Sarebbe bastato che il genio pisano fosse vissuto alcuni decenni dopo, tra il 1645 e il 1715, e non avrebbe visto nulla. In quel periodo, infatti, la nostra stella attraversò una fase di letargo, battezzata «minimo di Mauner». Una lunga quiete, accompagnata sul nostro pianeta da un calo della temperatura globale, noto come piccola era glaciale. «Le prove di un collegamento tra la storia climatica della Terra e l'attività solare sono talmente marcate che non è più possibile ignorarle», dice adesso Jasper Kirkby, portavoce del progetto «Cloud».E aggiunge: «Se le variazioni nel Sole sembrano condizionare il clima terrestre, il meccanismo con cui ciò avviene, però, non è noto. Scopo di “Cloud”, quindi, è capire attraverso lo studio delle interazioni dei raggi cosmici - le “ceneri” del Big Bang formate perlopiù da protoni, con aerosol e particelle di vapore acqueo in sospensione - se questi fasci energetici possono o meno avere un ruolo nella formazione delle nuvole. Nell'ultimo secolo, infatti, il vento solare, una pioggia di particelle che si staccano dalla fotosfera e come tanti minuscoli proiettili investono la Terra, ha prodotto un aumento della schermatura contro i raggi cosmici del 15%, con la conseguente diminuzione della copertura nuvolosa».Ma come si formano le nuvole? Secondo gli scienziati del Cern, quando i raggi cosmici entrano nell'atmosfera, sottraggono elettroni ai gas circostanti, lasciando una scia di molecole cariche, gli ioni. E’ attorno a questi ioni che si aggregano poi alcune particelle di aerosol, fino a formare dei nuclei di condensazione, che, legando in successione molecole d'acqua, generano le nuvole. Un processo che ora, a Ginevra, gli studiosi cercheranno di replicare in una camera di tre metri di diametro, utilizzando al posto dei raggi cosmici un fascio di particelle generato da un sincrotrone. «Il vantaggio di questo esperimento rispetto alle tradizionali osservazioni atmosferiche - precisa Kirkby - è che potremo per la prima volta controllare il flusso dei raggi cosmici e ciò che succede nella camera, osservando in dettaglio le tappe del processo. Si tratta di un progetto ambizioso ed eccitante, perché la sua natura interdisciplinare unisce specialisti di diverse materie, tra cui fisici dell'atmosfera, chimici, fisici solari e delle particelle. Studieranno il fenomeno da prospettive differenti e quindi le probabilità di successo saranno maggiori». Chi è Jasper Kirkby FisicoRUOLO: E’ IL RESPONSABILE DELPROGETTO «CLOUD»RICERCHE: PROGETTAZIONE DI ACCELERATORI DI PARTICELLEIL SITO: HTTP://PUBLIC.WEB.CERN.CH/ PUBLIC/WELCOME.HTML
lunedì 28 settembre 2009
Un nuovo sistema permette per la prima volta il sequenziamento diretto dell’Rna, senza doverlo prima riconvertire in Dna, perdendo informazioni.
Nelle cellule, il Dna viene normalmente convertito in Rna nel processo che porta alla formazione delle proteine. Mentre, però, il contenuto del Dna (il genoma) è lo stesso in ogni cellula, l’informazione codificata nell’Rna (il trascrittoma) dipende da quali geni sono è attivati (cioè espressi) in un determinato momento in una determinata cellula, oltre che dalle condizioni ambientali. Conoscere il trascrittoma è quindi fondamentale per sapere il “profilo di espressione” delle cellule, utilizzato nella ricerca oncologica, nelle malattie genetiche e nella microbiologia.
Le tecniche di analisi dell’Rna attualmente disponibili, però, non permettono un sequenziamento diretto: prima si deve trasformare nuovamente l’Rna in Dna (chiamato c-Dna), poi intervengono molteplici manipolazioni, che possono introdurre errori e artefatti.
Il nuovo studio presentato su Nature propone invece un accurato sequenziamento e una quantificazione di una molecola di Rna ottenuta direttamente da un campione biologico del lievito Saccharomyces cerevisiae, senza passare per il c-Dna. La metodologia, fanno sapere dalla Helicos (che intende espandere il suo mercato sulla base di questa scoperta) non solo è la prima che consente il sequenziamento diretto, ma è anche a basso costo: potrebbe permettere un più dettagliato livello di analisi del trascrittoma e l’identificazione dei diversi tipi di Rna. (t.m.)
Superare la resistenza agli antibiotici.
Ora una promettente scoperta dei ricercatori della McMaster University di Hamilton, nell'Ontario, Canada, ha individuato un punto di partenza per nuovi interventi sulle infezioni resistenti.
Il gruppo della McMaster University guidato da Eric Brown, professore del Dipartmento di biochimica e scienze biomediche, ha utilizzato una particolare tecnica di screening su un gran numero di molecole per riuscire a individuare quelle in grado di uccidere i batteri e per studiare successivamente i meccanismi biochimici in virtù dei quali ciò avviene.
Grazie anche alla collaborazione con i colleghi del DeGroote Institute for Infectious Disease Research della stessa università si è così riusciti a identificare un promettente composto chimico, denominato MAC13243.
Gli antibiotici convenzionali distruggono i batteri bloccandone la produzione della membrana cellulare, del DNA o delle proteine: l'MAC13243 è in grado di bloccare un particolare stadio dello sviluppo della superficie della cellula batterica che finora non è mai stato utilizzato come bersaglio dei composti antibiotici.
"Siamo molto soddisfatti del risultato”, ha commentato Brown, primo autore di un articolo di resoconto apparso sulla rivista “Nature Chemical Biology”. “Aver trovato un nuovo bersaglio terapeutico in una parte finora non sfruttata della fisiologia batterica consente di affrontare il problema in modo del tutto innovativo: poiché è in grado di colpire batteri resistenti ai farmaci in un modo differente rispetto a quanto fanno gli antibotici, il nuovo composto potrebbe aprire la strada a nuovi trattamenti per superare la resistenza di alcuni tipi di microrganismi.” (fc)
Un circuito integrato a eccitoni.
Ora gli stessi ricercatori dell'Università della California a San Diego guidati da Leonid Butov riferiscono di aver ottenuto un circuito integrato simile che funziona però a 124 Kelvin, facilmente raggiungibile con l'uso di azoto liquido.
"Il nostro obiettivo era quello di realizzare dispositivi efficienti basati su eccitoni che siano operativi a temperatura ambiente e possano sostituire dispositivi elettronici in cui è importante un'alta velocità d'interconnessione”, ha commentato Butov, primo autore dell'articolo di resoconto pubblicato sulla rivista "Nature Photonics". "Siamo ancora a uno stadio iniziale di sviluppo: solo di recente abbiamo dimostrato il principio di funzionamento di transistor basati su eccitoni e la ricerca è ancora in corso.”
Gli eccitoni sono coppie di elettroni, carichi negativamente, e lacune, cariche positivamente, che possono essere creati dalla radiazione luminosa in un semiconduttore come l'arseniuro di gallio. Quando l'elettrone e la lacuna si ricombinano, l'eccitone decade e rilascia la sua energia come un lampo di luce.
Il fatto che gli eccitoni possano essere convertiti in luce rende i dispositivi basati su di essi più veloci e più efficienti rispetto ai circuiti convenzionali con interfacce ottiche che utilizzano elettroni per il calcolo e devono convertirli in luce per l'utilizzazione nei dispositivi di comunicazione.
"I nostri transistor elaborano i segnali utilizzando eccitoni, che come gli elettroni possono essere controllati con tensioni elettriche ma che, a differenza di questi, si trasformano in fotoni all'uscita del circuito”, ha spiegato Butov. "Questo accoppiamento diretto eccitoni/fotoni consente di collegare in modo molto conveniente la computazione alla comunicazione, a patto di risolvere, ovviamente, gli ostacoli tecnologici che ancora impediscono la diffusione di queste soluzioni”. (fc)
Messaggi subliminali: funzionano quelli negativi.
domenica 27 settembre 2009
Da una miniera inglese la sfida al CERN: Un'equipe di fisici britannici sfidano il CERN dal fondo di una miniera.
In un laboratorio in fondo ad una miniera di potassio nel nord dell'Inghilterra, una piccola equipe di fisici britannici si sta preparando a sfidare il CERN di Ginevra nella caccia ai segreti dell'universo. Con la macchina da loro progettata e realizzata al costo di quattro milioni di sterline - contro i due miliardi spesi per l'acceleratore di particelle del centro svizzero di ricerca nucleare - gli scienziati sperano di identificare le elusive particelle subatomiche che darebbero origine alla materia oscura.
A rendere la loro sfida ancora più avvincente è il fatto che la loro macchina, chiamata Zeplin-III verrà accesa tra qualche settimana, proprio quando il CERN riavvierà il suo monumentale Large Hadron Collider (LHC). Chi per primo scoprirà qualcosa sull'identità della materia oscura, vincerà con ogni probabilità il prossimo Nobel per la fisica.
"Questo è uno dei grandi premi e obiettivi della fisica moderna. Si reputa che la materia oscura sia intorno a tutti noi, ma è invisibile, attraversa la materia ordinaria e fino ad ora è stato impossibile percepirla. Chiunque la scoverà, aiuterà a risolvere uno dei grandi misteri del funzionamento dell'universo", ha spiegato al "Sunday Times" Sean Paling, portavoce del team di scienziati.
Il laboratorio britannico si trova a Boulby, nei pressi di Cleveland, a quasi due chilometri di profondità, per proteggere i macchinari dai raggi cosmici. I fisici concentreranno le loro ricerche sulle cosiddette Wimps - acronimo di Weakly Interacting Massive Particle - ovvero particelle dotate di massa che interagiscono debolmente con la materia normale solo tramite la gravità e la forza nucleare debole. Le Wimps vengono utilizzate dai cosmologi per indicare le caratteristiche del candidato ottimale di materia oscura.
Il team di Bouldy vuole sviluppare strumenti in grado di emettere un segnale quando vengono colpiti da queste particelle e poi analizzare questo segnale per comprendere le proprietà delle particelle. L'approccio è sostanzialmente molto diverso da quello del CERN, che con il suo acceleratore mira a dare origine ad un'unica particella, il Bosone di Higgs, per poi studiarla. Gli esperimenti del CERN non hanno però dato finora risultati positivi: lo scorso anno, al primo tentativo, si è verificata un'esplosione.
Nonostante l'approccio dei fisici britannici rappresenti una novità interessante, Jim Virdee, professore di fisica dell'Imperial College di Londra, ha detto di non essere d'accordo con l'idea di una gara contro il CERN. "La sola cosa che ha importanza qui è la scienza", ha detto il professore al quotidiano domenicale.
ats
Foto apertura: Keystone Martial Trezzini
sabato 26 settembre 2009
SHOCK ANAFILATTICO: INDIVIDUATE LE MOLECOLE in grado di produrre reazioni allergiche gravi.
Nuovi farmaci: Aumentano i costi ma la loro efficacia lascia alquanto a desiderare.
Internet: A Durban (Sudafrica), una rete inviolabile grazie ai codici segreti quantistici.
Giovanni Caprara 26 settembre 2009
University of Zaragoza: Ideato uno strumento per poter "captare" la materia oscura.
García Abancéns is one of the scientists working on the ROSEBUD project (an acronym for Rare Objects SEarch with Bolometers UndergrounD), an international collaborative initiative between the Institut d'Astrophysique Spatiale (CNRS-University of Paris-South, in France) and the University of Zaragoza, which is focusing on hunting for dark matter in the Milky Way.
The scientists have been working for the past decade on this mission at the Canfranc Underground Laboratory, in Huesca, where they have developed various cryogenic detectors (which operate at temperatures close to absolute zero: −273.15 °C). The latest is a "scintillating bolometer", a 46-gram device that, in this case, contains a crystal "scintillator", made up of bismuth, germinate and oxygen (BGO: Bi4Ge3O12), which acts as a dark matter detector.
"This detection technique is based on the simultaneous measurement of the light and heat produced by the interaction between the detector and the hypothetical WIMPs (Weakly Interacting Massive Particles) which, according to various theoretical models, explain the existence of dark matter", explains García Abancéns.
The researcher explains that the difference in the scintillation of the various particles enables this method to differentiate between the signals that the WIMPs would produce and others produced by various elements of background radiation (such as alpha, beta or gamma particles).
In order to measure the miniscule amount of heat produced, the detector must be cooled to temperatures close to absolute zero, and a cryogenic facility, reinforced with lead and polyethylene bricks and protected from cosmic radiation as it housed under the Tobazo mountain, has been installed at the Canfranc underground laboratory.
"The new scintillating bolometer has performed excellently, proving its viability as a detector in experiments to look for dark matter, and also as a gamma spectrometer (a device that measures this type of radiation) to monitor background radiation in these experiments", says García Abancéns.
The scintillating bolometer is currently at the Orsay University Centre in France, where the team is working to optimise the device's light gathering, and carrying out trials with other BGO crystals.
This study, published recently in the journal Optical Materials, is part of the European EURECA project (European Underground Rare Event Calorimeter Array). This initiative, in which 16 European institutions are taking part (including the University of Zaragoza and the IAS), aims to construct a one-tonne cryogenic detector and use it over the next decade to hunt for the dark matter of the Universe.
Methods of detecting dark matter
Direct and indirect detection methods are used to detect dark matter, which cannot be directly observed since it does not emit radiation. The former include simultaneous light and heat detection (such as the technique used by the scintillating bolometers), simultaneous heat and ionisation detection, and simultaneous light and ionisation detection, such as research into distinctive signals (the most famous being the search for an annual modulation in the dark matter signal caused by the orbiting of the Earth).
There are also indirect detection methods, where, instead of directly seeking the dark matter particles, researchers try to identify other particles, (neutrinos, photons, etc.), produced when the Universe's dark matter particles are destroyed.
Journal reference:
N. Coron, E. García, J. Gironnet, J. Leblanc, P. de Marcillac, M. Martínez, Y. Ortigoza, A. Ortiz de Solórzano, C. Pobes, J. Puimedón, T. Redon, M.L. Sarsa, L. Torres y J.A. Villar. A BGO scintillating bolometer as dark matter detector prototype. Optical Materials, 2009; 31 (10): 1393 DOI: 10.1016/j.optmat.2008.09.016
Adapted from materials provided by FECYT - Spanish Foundation for Science and Technology, via EurekAlert!, a service of AAAS.
Dal Giappone arriva il telefono fatto dal legno di scarto.
I dispositivi sono stati costruiti attraverso la collaborazione tra due delle maggiori aziende mondiali di prodotti tecnologici come Sharp e Olympus, più tanti alberi, i quali fanno parte di un progetto più grande di riforestazione in Giappone. Il modello “sportivo” del prototipo del telefono portatile è fatto dal legno di cipresso, e va sotto il nome di Touch Wood. Nonostante la costruzione in legno, il corpo è resistente all’acqua, insetti e muffe, grazie alla tecnologia 3D di stampaggio a compressione sviluppato da Olympus.
Nessun colore artificiale o vernice vengono utilizzati nella produzione, in modo che il modello conservi il colore e l’odore naturale del legno di cipresso. Ulteriori specifiche hardware devono ancora essere annunciate, come qualche particolare in più molto atteso, ad esempio sull’interfaccia utente, composta con arte fotografica da Mikiya Takimoto.
Ricercatori europei sviluppano test per individuare la tubercolosi.
Per maggiori informazioni, visitare: Tuberculosis Network European Trialsgroup (TBNET): http://www.tb-net.org/ Maggiori informazioni sulla ricerca sulla salute finanziata dall'UE http://ec.europa.eu/research/health/index_en.html
ARTICOLI CORRELATI: 29142, 29209, 29861, 30580
Categoria: VarieFonte: Tuberculosis Network European TrialsgroupDocumenti di Riferimento: Jafari, C et al. (2009) Bronchoalveolar lavage enzyme-linked immunospot for a rapid diagnosis of tuberculosis. American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine (in corso di stampa, pubblicato online il 9 luglio). DOI: 10.1164/rccmAcronimi dei Programmi: MS-D C, FP7, FP7-COOPERATION, FP7-HEALTH, FUTURE RESEARCH-->Codici di Classificazione per Materia: Servizi/prestazioni sanitarie ; Medicina, sanità; Aspetti sociali
RCN: 31285
Perché il cromosoma Y può provocare disturbi sessuali?
Per maggiori informazioni, visitare: Cell: http://www.cell.com/ Whitehead Institute for Biomedical Research: http://www.wi.mit.edu/index.html
ARTICOLI CORRELATI: 31237
Categoria: VarieFonte: Cell; Whitehead Institute for Biomedical ResearchDocumenti di Riferimento: Lange, J., et al (2009) Isodicentric Y Chromosomes and Sex Disorders as Byproducts of Homologous Recombination that Maintains Palindromes. Cell, 138, 855-869. DOI:10.1016/j.cell.2009.07.042.Acronimi dei Programmi: MS-NL C-->Codici di Classificazione per Materia: Coordinamento, cooperazione; Scienze biologiche; Biotecnologia medica ; Medicina, sanità; Ricerca scientifica
RCN: 31286
Alzheimer, trovata una connessione con la deprivazione di sonno.
venerdì 25 settembre 2009
La filosofia del Taekwondo (Con video)
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La muffa che guida i robot: la nascita dei micro-organismi cibernetici.
Fonte: Moebiusonline
a cura di Mariachiara Albicocco e Sara Occhipinti:
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Immaginatevi una sostanza gelatinosa e informe in grado di muoversi e di pensare. Ora pensate di inserire la sostanza in un robot al fine di creare un organismo cibernetico... fatto? No, non siamo su un set cinematografico anni '80, confusi tra il remake di Blob- Fluido mortale e Terminator.Siamo a Bristol, Inhilterra, giorni nostri, dove un' equipe di ricercatori ha ricevuto un sostanzioso finanziamento, 228.000 sterline, per studiare le sconvolgenti abilità di una "muffa melmosa intelligente".Scopo? Usare la muffa per programmare un robot in grado di raccogliere oggetti, incorporarli e addirittura "assemblarli". La fenomenale melma di cui stiamo parlando non viene dallo spazio ma dal nostro pianeta: si chiama Physarum polycefalum ed è un organismo unicellulare, costituito sì da un unica cellula, ma con migliaia di nuclei coordinati tra loro che lo rendono in grado di rispondere a più stimoli contemporaneamente.L'aspetto non è dei più gradevoli, assomiglia ad un agglomerato di fango giallo e grazie agli pseudopodi, ovvero ramificazioni del corpo, è in grado di muoversi e di raggiungere le fonti di cibo!Prova delle sue abilità?Se posizionate questo blob melmoso al centro di un labirinto, in poche ore troverà la strada più facile e più breve per raggiungere la fonte di cibo posta all'uscita.
Inoltre, labirinti a parte, il nostro slaimer ha dimostrato di saper rispondere con una sorprendente intelligenza a stimoli luminosi e chimici.Sarebbe bastato questo per convincere gli scienziati a sfruttarlo nella tecnologia robotica, ma Physarum ha voluto stupire ancora!Infatti, un biofisico giapponese ha svelato come la melma unicellulare sia in grado di anticipare gli eventi o quantomeno di memorizzarli. Grazie ad un esperimento, la muffa è stata sottoposta a tre cicli di raffreddamento, uno ogni ora, che producevano un rallentamento dei suoi movimenti. La quarta volta, la temperatura non è stata modificata ma Physarum ha reagito comunque, riducendo gli spostamenti e rallentando i movimenti come se avesse registrato o memorizzato l'intervallo di tempo intercorso tra i periodi di freddo. Piccola digressione: anche il cinema è ricorso a questi espedienti, infatti nel film Blob- Fluido mortale, la melma killer viene congelata con degli estintori ad anidride carbonica e spedita nell'artico!Ma le potenzialità di Physarum polycephalum sono ancora tutte da esplorare, ecco il perché dei nuovi fondi stanziati per la ricerca.Le premesse lasciano intendere che il fantafuturo sia alle porte ma è ancora presto per dire se questa melma gialla sarà in grado di controllare dei robot complessi.Per il momento l'unica applicazione robotica di questo organismo unicellulare risale a quattro anni fa, quando un'altra equipe di ricercatori inglesi realizzò un robot simile ad un ragno controllato direttamente da Physarum. Gli studiosi avevano applicato stimoli luminosi sui sensori collegati ad ogni zampa meccanica del ragno ed erano riusciti a far muovere il robot, sfruttando gli spostamenti del blob melmoso che tentava di fuggire alla luce e raggiungere le risorse di cibo.Da ragni meccanici ad androidi assetati di galassie il passo è lungo ma tutto sommato è meglio guardarsi le spalle!
Ascolta il servizio!
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giovedì 24 settembre 2009
SurroundSense: Un’applicazione che permette ai cellulari di sapere esattamente dove ci si trova.
Il sistema utilizza la videocamera e il microfono installati sul telefonino per registrare suoni, luci e colori, mentre l’accelerometro registra i movimenti, classificandoli secondo schemi precisi, del proprietario dell’apparecchio. Le informazioni sono inviate a un server che le amalgama per individuare il luogo da cui provengono. “Le singole registrazioni non dicono molto”, ha spiegato al pubblico della conferenza Inout Constandache della Duke, “ma quando sono combinate le informazioni visive, sonore e di movimento creano un’impronta unica del luogo in cui ci si trova”.
I ricercatori hanno visitato oltre cinquanta negozi e locali per provare SurroundSense e hanno riscontrato un’accuratezza dell’applicazione pari all’87 per cento. Più viene usata più alta è la precisione. “Man mano che il sistema raccoglie più dati di un posto, magari durante visite a orari diversi, l’identificazione diviene più accurata e definita”, ha commentato Roy Choudhury, co-inventore dell’applicazione.
Ora il problema (di non poco conto) è: far funzionare telecamera e microfono da dentro una tasca e una borsa e soprattutto come limitare l’impatto sulla batteria. Per quanto riguarda invece l’utilità di una simile funzione gli scienziati non hanno dubbi, oltre allo spionaggio industriale e non, la vera miniera d’oro sarà la pubblicità. Basterà girare per un centro commerciale per ricevere offerte promozionali o cataloghi sul telefonino non appena messo piede in un negozio. (c.v.)
Riferimenti: Duke University
mercoledì 23 settembre 2009
Autom: il piccolo robot 'sociale' che pensa alla vostra salute.
Fonte: Hi-TechItaly
Piccolo quasi quanto una confezione di latte, Autom è un robot interattivo sviluppato da Intuitive Automata per espletare le funzioni di "health coach", ovvero di personal trainer per la salute dell'utente.Dotato di funzioni sociali, grazie alla sua capacità di parlare e interagire con gli esseri umani, si pensa che Autom possa risultare utile soprattutto a chi combatte contro l'obesità, faticando a perdere peso per l'assenza di stimoli e gratificazioni; nel frattempo il piccolo automa è diventato testimonial del film di animazione Astro Boy.
Proprio questa è la funzione principale di Autom, che raccoglie i dati relativi all'esercizio fisico, alla dieta e quant'altro inseriti dall'utente e li elabora, offrendo un aiuto interattivo anche vocale a chi ha bisogno di sentirsi spronato in attività poco gratificanti come quella del seguire diete strette ma, soprattutto, nella fase di mantenimento del peso raggiunto.Di Autom esiste anche una nuova versione, in via di sviluppo, che è in grado di seguire i movimenti dell'utente grazie alla videocamera installata sulla sua fronte, rivelandosi ancora di più un attento interlocutore, grazie anche alla sua capacità di elaborare discorsi sulla base di conversazioni precedenti.
Menti di Intuitive Automata sono Cory Kidd, laureato in robotica al Massachusetts Institute of Technology (MIT), la designer industriale Erica Young e l'esperto di software Bill McCord, che hanno sviluppato il prototipo del simpatico robottino.Proprio Autom sarà uno dei promotori ufficiali del nuovo film di animazione Astro Boy, realizzato dagli Imagi Studios di Hong Kong sulla base delle avventure a cartoni animati del celebre personaggio degli anime giapponesi Tetsuwan Atom, il bambino robot creato da Osamu Tetsuka.
Come il cervello crea nuovi concetti.
Forse, solventi diversi dall'acqua potrebbero permettere lo sviluppo di forme di vita alternative.
Attualmente i pianeti che possono ospitare la vita vengono cercati all'interno di quella che è considerata la zona abitabile attorno alla loro stella e l'attenzione si appunta su quelli dotati di un'atmosfera in cui siano presenti biossido di carbonio, vapore acqueo e azoto, e sulla cui superficie potrebbe esserci acqua allo stato liquido. Quindi si va alla ricerca di marcatori che potrebbero essere prodotti dal metabolismo di forme di vita simili a quelle che ospita il nostro pianeta, per le quali l'acqua funge da solvente e i mattoni costitutivi sono rappresentati dagli amminoacidi formati sostanzialmente da atomi di carbonio e ossigeno. Queste tuttavia, osservano i ricercatori, non è affatto detto che siano le uniche condizioni in cui possa svilupparsi la vita.
“E' tempo di fare un radicale cambiamento nella nostra concezione geocentrica della vita”, ha dichiarato Leitner. “Anche se questo è il solo tipo di vita che conosciamo, non si può escludere che da qualche parte si siano evolute forme di vita che non siano in rapporto né con l'acqua né con un metabolismo basato sul carbonio e sull'ossigeno.”
Una delle condizioni necessarie a sostenere la vita è che il solvente resti liquido per un ampia gamma di temperature: ciò vale per l'acqua fra 0°C e 100°C, ma esistono altri solventi che permangono allo stato liquido a più di 200 °C. Solventi simili potrebbero formare oceani anche su pianeti che ben più vicini alla loro stella di quanto si possa supporre in base alla definizione di zona abitabile basata sulle condizioni terrestri.
Ma potrebbe presentarsi anche la situazione opposta: un oceano di ammoniaca liquida può esistere a distanze superiori a quella tipica della zona abitabile per forme di vita di tipo terrestre; e parte della superficie di Titano è occupata da oceani di metano ed etano.
Il gruppo di ricerca, che ha base a Vienna, ma collabora con diversi centri internazionali, sta così studiando le proprietà di un'ampia gamma di solveti differenti dall'acqua per individuare la loro eventuale capacità di originare e far evolvere forme di vita alternative. (gg)