Fonte: Le Scienze
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L'analisi è stata effettuata con la misurazione dell'abbondanza relativa di due isotopi dello zolfo, un elemento fondamentale perché si formino minerali di Nickel.
Alcune delle più importanti riserve di nichel presenti sulla Terra si formarono sott'acqua, depositandosi miliardi di anni fa, in un’epoca in cui i cicli chimici erano estremamente diversi da quelli attuali. Grazie all’analisi di particolari tipi di rocce risalenti a circa tre miliardi di anni fa, un gruppo di ricercatori della Carnegie Institution ha scoperto con sorpresa che la formazione di depositi di nichel è legata alla presenza di zolfo un un’antica atmosfera povera di ossigeno.Queste antiche miniere di solfuro di ferro e nichel, che rendono conto di circa il 10 per cento della produzione annuale del metallo, si formarono per la maggior parte tra due e tre miliardi di anni fa quando i magmi ad alta temperatura fuoriuscirono dal fondo oceanico, ma i dettagli finora sono rimasti scarsamente compresi. Per la propria formazione, infatti, questi minerali richiedono la presenza di zolfo, ma né le acque del mare né il magma erano sufficientemente ricchi di questo elemento. "Lo zolfo contenuto nei depositi di nichel deriva dal ciclo atmosferico delle epoche più antiche: la firma isotopica che abbiamo rilevato è quella di un’atmosfera priva di ossigeno”, ha commentato Doug Rumble, del Laboratorio dei geofisica della Carnegie e coautore dell’articolo apparso su “Science”.Secondo quanto si legge nel resoconto, le analisi dei campioni geologici reperiti in Australia e Canada hanno mostrato che lo zolfo giunse in tali depositi dopo un complicato percorso, in cui si sono succedute eruzioni vulcaniche in atmosfera, sorgenti calde e infine magmi fusi in grado di dar origine ai minerali.La prova cruciale deriva dalle misurazioni delle abbondanze relative dell’isotopo zolfo-33 che rispetto al più diffuso zolfo-32 possiede un neutrone in più. I due isotopi hanno le stesse proprietà chimiche; tuttavia le molecole di biossido di zolfo presenti nell’atmosfera vengono scisse in modo differente dalla radiazione ultravioletta, dando luogo a diversi frazionamenti degli isotopi nei prodotti di reazione, osservabili attualmente come anomalie isotopiche."Con un eccesso di ossigeno in atmosfera, i raggi UV non possono penetrare e queste reazioni non possono avere luogo”, ha aggiunto Rumble. "Così se si trovano queste anomalie isotopiche nelle rocce di una certa epoca, è possibile ottenere informazioni sul livello di ossigeno in atmosfera presente in quel periodo”.Collegando la formazione di minerali ricchi di nichel con la composizione dell’atmosfera primordiale, le anomalie consentono così di rispondere alle annose questioni riguardanti l’origine dello zolfo nelle rocce antiche. Ciò consentirebbe, inoltre, di individuare nuovi depositi di minerali, dal momento che la presenza di zolfo e di altri composti chimici rappresenta un fattore chiave per la loro formazione. (fc)
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