Fonte: MolecularLab
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Se da parte degli studenti vi è un secco NO, e da parte di Gasparri viene l'invito a "frenare" , Tremonti e Confindustria si dichiarano soddisfatti per la riforma al vaglio.
Mentre è al vaglio del parlamento la nuova riforma universitaria, non si fan attendere le voci di dissenso.L'Unione degli universitari è scesa subito in campo contro la riforma degli atenei, mentre in diverse città universitarie sono già in atto presìdi informativi per gli studenti e la cittadinanza. Per il 6 novembre è stata inoltre organizzata una manifestazione a Roma per dire "no alle riforme a costo zero".Il sindacato studentesco ritiene che la riforma porterebbe a "consegnare ai privati il diritto allo studio" e critica lo strumento della delega legislativa "che lascia carta bianca al governo di legiferare senza nessuna forma di consultazione con chi l'università la vive quotidianamente: studenti, docenti e personale".UdU dichiara "E' inaccettabile l'istituzione di un fondo per il merito che ha l'obiettivo di assegnare borse di studio e buoni agli studenti più meritevoli attraverso un test per misurare le loro capacità, senza tenere in considerazione le condizioni sociali, spesso drammatiche, degli studenti e delle loro famiglie"Per manifestare l'UdU ha già occupato i rettorati di Parma e Palermo e lo studentato a Catania mentre in otto città italiane si sono svolti sit-in davanti alle prefetture, il tutto in preparazione della grande manifestazione di Roma del 6 novembre.
Ad avere dubbi sulla riforma è anche il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, che dichiara "Restano delle perplessità che in sede parlamentare sarà nostro dovere chiarire. Personalmente ritengo sbagliato far eleggere il presidente del Consiglio di amministrazione dai componenti stessi piuttosto che dal rettore" ma per dare un colpo al cerchio e uno alla botte continua "resta la soddisfazione per la fine di uno stallo e per l'impegno di rilanciare il nostro sistema universitario per recuperarne l'eccellenza".Tra le voci a favore si distinguono quella di Tremonti, che dichiara "Mariastella Gelmini ha fatto un lavoro complesso. Quella dell'università è una grande riforma", e quella di Confindustria che tramite il vicepresidente Gianfelice Rocca esprime soddisfazione dicendo "Al centro del provvedimento c'è il tentativo di liberare il nostro sistema universitario da modelli organizzativi inefficienti, da vincoli burocratici e da abitudini corporative. Le nuove regole potranno migliorare la gestione finanziaria degli atenei, consentire alle nostre università di attrarre docenti e ricercatori validi e di raggiungere più elevati livelli di autogoverno e qualità scientifica e didattica".
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Finanziamenti privati, valutazione degli atenei e dei professori, distinzione tra Senato Accademico e CdA, questi i punti cardine della riforma.
La riforma prevede modifiche sostanziali al sistema universitario, quali lo stop ai finanziamenti a pioggia agli atenei ed una nuova ripartizione dei fondi ministeriali che si dirigeranno verso le università più virtuose, mentre per quelle che chiuderanno i bilanci in rosso si prospetta il blocco dei finanziamenti ma anche delle assunzioni di nuovi docenti e ricercatori ed il commissariamento.Il rettorato diverrà una carica a termine, della durata massima di 8 anni, mentre i docenti dovranno lavorare almeno 1500 ore l'anno delle quali almeno 350 dovranno essere dedicate alla didattica e all'assistenza degli studenti.Verranno introdotte forme di verifica dell'attività didattica e dell'impegno per l'attività scientifica.Per docenti e ricercatori diventerà quindi indispensabile realizzare pubblicazioni, sotto forma di libri od articoli scientifici, il cui grado di qualità verrà comunque verificato ogni due anni da un'apposita Anagrafe nazionale (aggiornata con periodicità annuale da parte dello stesso Miur), e coloro che nel precedente triennio non abbiano effettuato pubblicazioni scientifiche saranno esclusi dalla partecipazione alle commissioni di valutazione.Lo spessore delle pubblicazioni ed il livello delle lezioni svolte in aula sarà fondamentale per ottenere finanziamenti: i due terzi del fondo ordinario saranno assegnati, infatti, in base alla qualità della ricerca e un terzo in base alla qualità della didattica. Per chi non si adeguerà, limitandosi a svolgere didattica ed esami, verrà dimezzato lo scatto biennale di stipendio e vi sarà l'impossibilità di accedere a livelli di docenza superiori.
Ed ancora, viene previsto un Codice etico per gli atenei che individui tra l'altro in modo puntuale i casi di incompatibilità e di conflitto di interesse e predisponga opportune misure per evitarli. In questo modo si vuol cercare di combattere lobby e nepotismo e dar la possibilità di poter svolgere una carriera universitaria in base al reale merito.Rimanendo in tema di qualità, i parametri base su cui si baserà il grado di qualità delle università saranno la qualità dell'offerta formativa e i risultati dei processi formativi, la qualità della ricerca scientifica; la qualità, l'efficacia e l'efficienza delle sedi didattiche. Sul fronte amministrativo la riforma stabilisce una distinzione tra Cda e Senato accademico. I componenti del consiglio di amministrazione degli atenei, escluso il rettore, avranno il divieto di ricoprire altre cariche accademiche ed essere componenti di altri organi dell'università ad eccezione del consiglio di dipartimento e durante il mandato non potranno rivestire alcun incarico politico o far parte del consiglio di amministrazione di altre università. I membri del Cda e del Senato accademico potranno rimanere in carica per un massimo di 4 anni, non rinnovabili.I Rettori potranno essere scelti tra i professori ordinari delle università italiane purchè "in possesso di comprovata competenza ed esperienza di gestione, anche a livello internazionale, nel settore universitario o delle istituzioni culturali"E' prevista anche l'attivazione di un'Agenzia nazionale di valutazione, ma la maggioranza dei membri non dovranno appartenere ai ruoli dell'università, nel caso in cui il presidente vi appartenga, tutti gli altri componenti dovranno essere esterni. In questo modo si potrà arrivare ad un giudizio più obiettivo e attendibile sulla qualità dell'offerta didattica e sulla formulazione di proposte specifiche per migliorarla.Sul fronte del reclutamento dei docenti la Gelmini dichiara guerra ai concorsi pilotati istituendo l'abilitazione scientifica nazionale, distinta per le funzioni di professore ordinario e associato, per attestare il possesso della qualificazione scientifica adeguata ai rispettivi ruoli.Viene comunque prevista la chiamata diretta per i professori famosi di chiara fama, che occupino da almeno un triennio analoga posizione in una università straniera, che siano stati insigniti di alti riconoscimenti scientifici in ambito internazionale o che abbiano ricoperto per almeno un triennio incarichi direttivi in qualificati istituti di ricerca.Per quanto riguarda i ricercatori, invece, assumeranno il titolo di professori aggregati e dopo 4 anni saranno sottoposti ad un giudizio di conferma da parte di una commissione nazionale composta, per ogni settore scientifico-disciplinare, da tre professori ordinari scelti dall'Anvur. Se il giudizio sarà positivo, il ricercatore sarà inserito nella lista dei ricercatori confermati. Se il giudizio sarà negativo, il ricercatore sarà sottoposto ad un nuovo giudizio di conferma dopo 2 anni. Se anche il secondo giudizio di conferma risulterà negativo, il ricercatore cesserà di appartenere al ruolo.
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La riforma introdurrà sostanziali modifiche, volte sopratutto ad eliminare i fenomeni di nepotismo e ad incentivare la mobilità internazionale e la carriera dei ricercatori.
E' al vaglio in parlamento il piano governativo volto a modificare e rilanciare il sistema universitario italiano puntando sui 4 cardini di governance, valutazione della qualità, reclutamento e diritto allo studio.E mentre il ministro Mariastella Gelmini e il collega Giulio Tremonti non nascondono la soddisfazione per la riforma, non si fan attendere i NO da parte degli studenti dell'Unione degli universitari, e da Giorgio Paterna, coordinatore nazionale dell'Unione, che esprime il suo parere "La riforma dell'Università presentata oggi dalla Gelmini è estremamente allarmante: la nostra idea di Università è profondamente diversa da quella del Governo Berlusconi" e dice "No alla delega sul diritto allo studio, No ai Rettori nominati, No agli interessi dei privati nelle università: l'università ha bisogno di più finanziamenti, valutazione e controllo della qualità della didattica, maggiore trasparenza e democrazia. No a riforme che salvaguardano gli interessi di pochi".Paterna prosegue chiedendosi "Come si può pensare di riformare l'università pubblica con questo indirizzo privatizzante? Se Gasparri ha delle perplessità sulla governance, noi siamo annichiliti dal livello a cui si spinge questa riforma" Mentre la perplessità degli studenti si incentra sul fatto che "il provvedimento è stato presentato oggi senza una reale discussione anche con gli studenti sulla governance, il cui futuro è nelle mani di esterni privati, e sul diritto allo studio, che vedrà l'entrata di test a crocette per avere la borsa di studio e l'indebitamento dei prestiti d'onore"Nei prossimi anni le università verranno totalmente sconvolte dalla riforma, come facoltà ridotte all'osso, l'abilitazione nazionale per professori e ricercatori, e codice etico contro le parentopoli.
In tutto ciò viene anche considerata la presenza di soggetti esterni anche privati negli organismi chiave degli atenei, cosa che dovrebbe garantire gestioni economiche più oculate e valutazioni più obiettive.In questo scenario il numero dei ricercatori, reclutati con modalità nuove, crescerà rispetto al totale dei docenti.e' prevista la possibilità, per gli atenei, di aggregarsi su base federativa per gestire le spese ed evitare duplicazioni e costi inutili mentre i bilanci dovranno rispondere a criteri maggiori di trasparenza e per gli atenei in dissesto finanziario è previsto il commissariamento. La ministra mette anche le mani sui concorsi e sulla qualità dell'insegnamento. Con uno o più decreti legislativi verrà istituita l'Abilitazione scientifica nazionale per docenti e ricercatori, requisito preferenziale per l'insegnamento. Il titolo sarà assegnato da una apposita commissione con autorevoli componenti italiani e stranieri, attraverso la valutazione dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche, ma in ogni caso gli atenei potranno reclutare i loro docenti e ricercatori sia attraverso una valutazione comparativa, alla quale non potranno comunque partecipare i docenti di prima e seconda fascia dell'ateneo che bandisce la selezione, sia attraverso la chiamata diretta per "chiara fama". Il nuovo metodo di reclutamento terrà conto dell'esigenza di favorire la mobilità nazionale e internazionale, oggi quasi azzerata.Verrà inoltre agevolato l'accesso alla carriera accademica dei giovani studiosi tramite la revisione degli assegni di ricerca in modo da "introdurre maggiori tutele con aumento degli importi e l'abolizione delle borse post-dottorali, sottopagate e senza diritti". Se dopo sei anni (tre+tre) di contratti a tempo determinato il giovane ricercatore sarà ritenuto valido dall'ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come professore associato. Dovrebbe, così, terminare l'odissea dei ricercatori a vita con un forte incremento dello stipendio, che da 1.300 euro mensili passerà a 2.100 euro.
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